Secondo un comunicato stampa, «il Governo italiano – attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) – e Alibaba Group hanno firmato oggi un Memorandum di Intesa (MOU) per promuovere maggiori opportunità commerciali per le aziende italiane che intendono vendere al vasto mercato dei consumatori cinesi attraverso le piattaforme online del Gruppo Alibaba, Tmall.com e altre attività del Gruppo ad esse correlate».

È uno degli obiettivi che si era posta la missione italiana, guidata dal primo ministro Renzi, in visita in Cina. È l’inizio di un percorso ma è già qualcosa. Aver intuito, o quanto meno appreso, che Alibaba può diventare un trampolino di lancio per molti settori dell’imprenditoria italiana è una cosa decisamente positiva. Portare aziende italiane ad utilizzare Alibaba e le sue piattaforme, significa presentarsi ad un mercato di 600 milioni di persone, evitando i costi di luoghi fisici che ormai anche in Cina pesano e non poco sulle aziende (per quanto ancora paese in via di sviluppo, il costo della vita delle grandi metropoliti cinesi è ormai piuttosto vicino a quello delle grandi città occidentali).
Ieri anche il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong, ha scritto circa la visita di Renzi. «Il 39enne ex sindaco di Firenze, ha scritto il Scmp, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, il premier Li Keqiang e il Presidente del Congresso Nazionale del Popolo Zhang Dejiang nel suo primo viaggio in Cina da quando è diventato il più giovane primo ministro in Italia nel mese di febbraio. “Molte persone pensano che l’efficienza non sia così buona e la Cina è cresciuta molto velocemente, quindi abbiamo bisogno di studiare la Cina”, ha detto Renzi, dopo un incontro in cui lui e Li hanno firmato dieci accordi, tra cui un accordo per l’acquisto da parte della Shanghai Electric di una quota del 40 per cento della società di ingegneria energetica italiana Ansaldo Energia».
Doppio scopo e doppio obiettivo: attrarre capitali cinesi, confermando una nuova affidabilità del sistema Italia e lavorare per aprire settori di mercato in Cina, un secondo punto rilevante che nel tempo potrebbe davvero diventare il cuore degli scambi commerciali con Pechino. Non era difficile intuire questa doppia possibilità e lavorare concentrati per il raggiungimento – quanto meno – di un inizio di percorso. Ma a quanto pare, i governi precedenti non ci sono riusciti.
Nel comunicato sull’accordo con Alibaba, si dice che il gruppo cinese fornirà, tra le altre cose, «supporto alle imprese italiane per l’iscrizione diretta a Tmall e ai suoi servizi dedicati, e inoltre promozione e marketing online sulle piattaforme stesse. Il Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana, lavorerà, tra l’altro, con Alibaba Group per aiutare le aziende italiane a comprendere le opportunità del mercato cinese e dell’unicità dei suoi consumatori facendo leva sull’esperienza di Tmall e sui dati derivanti dalla sua ampia categoria di prodotti. Questa collaborazione fornirà inoltre a Tmall i trend del mercato retail italiano e gli indici di gradimento per rendere più focalizzate ed efficaci le campagne di marketing per i consumatori cinesi. Alibaba Group analizzerà inoltre opportunità di collaborazione con le aziende italiane e le altre sue divisioni di business quali la piattaforma business-to-business Alibaba.com, nonché l’attività correlata di pagamento Alipay e l’attività di logistica ad esso affiliata China Smart Logistics».
Positivo il commento della ministra per lo sviluppo Federica Guidi: «Questo accordo rappresenta una fantastica opportunità per promuovere i marchi italiani in Cina attraverso un canale di distribuzione potente e moderno».
Secondo un comunicato stampa, «il Governo italiano – attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) – e Alibaba Group hanno firmato oggi un Memorandum di Intesa (MOU) per promuovere maggiori opportunità commerciali per le aziende italiane che intendono vendere al vasto mercato dei consumatori cinesi attraverso le piattaforme online del Gruppo Alibaba, Tmall.com e altre attività del Gruppo ad esse correlate».