“Scappiamo dalla guerra, scappiamo dalla sofferenza. Quindi perché le persone e le autorità al confine devono trattarci come animali?”. Un richiedente asilo nel campo di Horgos in Ungheria. Retoriche anti migranti, negazione dell’accesso al diritto d’asilo, condizioni umilianti per i rifugiati, tra i quali molti minori non accompagnati, è quanto registra un amaro rapporto di Amnesty International che ha raccolto le testimonianze dei migranti in Ungheria. Migliaia di minori non accompagnati sono vittime di abusi violenti, di respingimenti forzati e di detenzioni illegali nelle mani delle autorità ungheresi.
La furia populista di Orban verso il referendum sulle quote dei migranti
La campagna retorica e populista per il referendum sulle quote di rifugiati proposte dall’Unione Europea alimenta il continuo attacco ungherese ai diritti dei rifugiati e dei migranti e fa si che centinaia di richiedenti asilo siano lasciati mesi ad aspettare in condizioni terribili.
Molti di quelli che riescono ad arrivare in Ungheria sono rispediti in Serbia o trattenuti in centri di detenzione illegalmente. Le testimonianze raccontano di respingimenti avvenuti con un uso della forza eccessivo, con rifugiati picchiati, presi a calci e inseguiti dai cani.“Noi possiamo fare qualsiasi cosa , se vi lamentate nessuno vi ascolterà” così un poliziotto ungherese durante il pestaggio da parte della polizia di un migrante sorpreso al confine ammoniva i richiedenti asilo testimoni della scena, racconta l’Ong.
Le condizioni di chi tenta di oltrepassare il confine, entrare in Ungheria e viaggiare all’interno del paese sono scioccanti, specialmente da quando l’entrata irregolare è diventata un crimine e il diritto di richiedere asilo estremamente limitato.
Nel settembre 2015 l’Ungheria ha completato la costruzione di una grande barriera lungo il confine con la Serbia, esteso in un secondo momento anche alla Croazia, e ha approvato una legge per tracciare velocemente le richieste di asilo. Sono state aperte delle zone di transito in due punti di attraversamento del confine con containers di metallo per l’esame delle domande d’asilo e per la detenzione dei richiedenti ammessi. Solo trenta persone al giorno sono ammesse in queste zone di transito per presentare domanda di asilo, mentre vengono lasciate centinaia di persone a marcire al confine o nei sovraffollati centri di detenzione in Serbia.
Con le procedure formali di ingresso estremamente limitate, alcuni richiedenti cercano di oltrepassare il confine con l’Ungheria in modo irregolare e una legge approvata nel giugno 2016 autorizza i respingimenti immediati verso la Serbia di coloro che vengono trovati ad otto km di distanza dal muro di confine in territorio ungherese.
Si tratta a tutti gli effetti di respingimenti illegali senza alcuna considerazione delle necessità dei migranti per la propria protezione o particolari vulnerabilità. Da quando questa legge è entrata in vigore nei mesi passati le statistiche ufficiali suggeriscono che la nuova misura di respingimenti immediati ha rimpiazzato il procedimento formale penale per entrata irregolare.
Le domande d’asilo vengono spesso ritenute inammissibili e non considerate dalle autorità ungheresi perché i migranti provengono da un paese terzo ritenuto sicuro: la Serbia. Una volta rispediti indietro nelle zone di transito, la Serbia non li prende in carico e non avvia procedure individuali per le domande d’asilo. Ai migranti non resta altro che tentare di raggiungere di nuovo l’Europa attraverso le zone di transito sono accolti in centri di ricezione che mancano però di servizi di base, che raramente provvedono all’istruzione o ad attività per i bambini o alla assistenza sanitaria. Mancano traduttori e il processo delle richieste d’asilo è lungo e complesso e pieno di ostacoli.
Nel dicembre 2015 la scala di sofferenze subite dai rifugiati e richiedenti asilo al confine ungherese e sul territorio del paese nonché l’aggiornamento della legge ungherese a riguardo hanno portato all’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, che deve ancora essere conclusa, ricorda Amnesty International.
“I leader Ue devono organizzarsi, non essere “Orbanizzati”. Il loro fallimento nell’impugnare fortemente le violazioni dell’Ungheria rispetto alla legislazione Ue rafforzerà gli xenofobi e i populisti e potrebbe portare a una minaccia seria della struttura dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa di Amnesty International. Intanto una piccola speranza viene da centinaia di manifestanti in piazza a Budapest che invocano l’abbattimento dei muri che bloccano i migranti al grido di “Benvenuti Rifugiati”, tirando fuori ancora una volta uno spirito umanitario.
“Scappiamo dalla guerra, scappiamo dalla sofferenza. Quindi perché le persone e le autorità al confine devono trattarci come animali?”. Un richiedente asilo nel campo di Horgos in Ungheria. Retoriche anti migranti, negazione dell’accesso al diritto d’asilo, condizioni umilianti per i rifugiati, tra i quali molti minori non accompagnati, è quanto registra un amaro rapporto di Amnesty International che ha raccolto le testimonianze dei migranti in Ungheria. Migliaia di minori non accompagnati sono vittime di abusi violenti, di respingimenti forzati e di detenzioni illegali nelle mani delle autorità ungheresi.