La sfida presidenziale alle ultime battute: Trump alza i muri, la Clinton reinterpreta l’eredità di Obama.
Le presidenziali americane di novembre saranno quelle che avranno più conseguenze sul ruolo degli Stati Uniti nel mondo, da decenni. Tutti i candidati ripetono sempre questa frase ad ogni campagna elettorale, per attirare l’attenzione dei votanti e dare importanza a quello che stanno facendo, ma stavolta è vera.
Come ci spiega Zalmay Khalilzad, ex ambasciatore dell’amministrazione Bush in Afghanistan, Iraq e Onu, “gli Stati Uniti attraversano una delicata fase di introspezione. Dopo la sovraestensione internazionale all’epoca delle guerre in Afghanistan e Iraq, l’attuale conflitto in Siria che ha rialimentato il terrorismo, e la crisi economica che ha pesato soprattutto sulla classe media, gli Americani si sono chiusi dentro loro stessi e stanno riflettendo su quale posto vogliono avere nel mondo. È un dibattito che ha diviso noi repubblicani, come è evidente dalle reazioni alla candidatura presidenziale di Donald Trump, ma anche i democratici, come si capisce dal tipo di discussione avvenuta tra Hillary Clinton e Bernie Sanders. La mia speranza è che alle fine delle presidenziali emerga una scelta unitaria capace di superare queste differenze, e dare una nuova proiezione internazionale condivisa agli Stati Uniti”.
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La sfida presidenziale alle ultime battute: Trump alza i muri, la Clinton reinterpreta l’eredità di Obama.