La protesta dei camionisti contro le nuove tasse è un raro esempio di rivolta al potere. Ed è la dimostrazione che, quando si toccano davvero i loro interessi, i russi fanno sentire la loro voce.
Una delle prove che alcuni storici citano per dimostrare la complicità di tutto il popolo tedesco alla Shoah, è l’interruzione dell’Aktion T4. Il programma di eugenetica nazista consisteva nella sterilizzazione e anche soppressione di tutti i malati di mente e i disabili tedeschi, giudicati inguaribili. Il Reich fu costretto a interrompere l’Aktion T4 per le forti proteste dei parenti dei malati che arrivarono, caso più unico che raro, a contestare Hitler in pubblico. Proteste simili non ci furono mai quando la stessa sorte toccò agli ebrei.
Ora, prendendo a prestito lo stesso metodo, si potrebbe argomentare che la proteste dei camionisti russi che in questi giorni si scagliano contro le nuove tasse sulla strada sono la dimostrazione che il popolo, quando c’è da scendere in piazza contro Putin, lo fa. E che se non lo fa quando sono in gioco le libertà individuali o i diritti LGBT, o la guerra in Ucraina, tutto sommato è perché così gli sta bene.
Tanti soldi
I camionisti hanno cominciato a farsi sentire alla metà novembre, quando è entrato in funzione il sistema Platon, la tassa di tre rubli, circa cinque centesimi di euro, per chilometro. La pagano solo i mezzi sopra le 12 tonnellate e deve il suo nome dal russo per “pagare per tonnellata”.
La Russia è un Paese immenso e i tir la percorrono in lungo e in largo per i suoi 11 fusi orari. È chiaro che una tassa chilometrica pesa particolarmente. Molti autisti sono proprietari del loro mezzo e lavorano in proprio. Platon va pescare direttamente nelle loro tasche.
Finora, secondo il Moscow Times, ha già raccolto 800 milioni di rubli che saranno versati alla Rt-Invest per migliorare le condizioni delle strade.
C’è un particolare, però, che fa imbestialire i camionisti. La Rt-Invest appartiene a Igor Rotemberg, 42enne figlio dell’oligarca Arkady Rotemberg, amico intimo di Putin e ritenuto uomo più ricco di Russia.
Secondo i camionisti che agitano la rivolta, si tratta di una tassa per far arricchire ancora di più i Rotemberg.
La marcia su Mosca
I camionisti minacciano di piombare a migliaia a Mosca con i loro tir e bloccare la capitale. Finora la polizia li ha fermati alle porte di Mosca, perlopiù con espedienti, vietando di sostare ai lati delle strade o facendo alcol test a ripetizione.
L’aspetto interessante di tutto questo sta proprio nella loro determinazione ad andare contro il governo per ottenere quello che vogliono. Non stiamo parlando di un’élite istruita, di una minoranza progressista. Stiamo parlando della classe lavorativa che rappresenta l’ossatura del supporto a Putin, che non ha alcuna mira politica e che non prova nessuna simpatia per l’opposizione.
“Il contratto sociale su cui si fonda la stabilità dell’era Putin – i cittadini non si immischiano della politica e il governo in cambio offre un miglioramento delle condizioni economiche – è stato violato”, ha scritto il giornalista del Kommersant Andria Pertsev.
Se è vero, tra le sanzioni economiche e il petrolio che galleggia sui 40 dollari, Putin deve darsi da fare, e non solo sul fronte delle guerre.
@daniloeliatweet