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Scontri e morti allo stadio, una nuova tappa del braccio di ferro tra potere e ultras in Egitto


A leggere i giornali egiziani delle ultime settimane sembra di essere tornati a tre anni fa, ai giorni successivi alla strage di Port Said, in cui oltre 70 persone morirono negli scontri tra ultras di al Masry e Al Ahly. Questa volta il massacro è avvenuto al Cairo, dove venti persone sono morte all’esterno dello stadio dell’Aeronautica, poco prima della partita tra Zamalek e Enpi.

A leggere i giornali egiziani delle ultime settimane sembra di essere tornati a tre anni fa, ai giorni successivi alla strage di Port Said, in cui oltre 70 persone morirono negli scontri tra ultras di al Masry e Al Ahly. Questa volta il massacro è avvenuto al Cairo, dove venti persone sono morte all’esterno dello stadio dell’Aeronautica, poco prima della partita tra Zamalek e Enpi.

Ma oggi come allora la rappresentazione è la stessa: le colpe sono dei tifosi organizzati, mentre le forze di sicurezza e le istituzioni hanno fatto il possibile per garantire l’ordine. Quasi che quello avvenuto in Egitto non sia altro che una riproposizione in salsa mediorientale del disagio giovanile degli hooligan inglesi anni ottanta. La realtà è molto diversa, e gli equilibri politici spiegano più della sociologia.

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