Ppe, Socialisti e altre formazioni chiedono lo stop del Recovery Fund a Varsavia, mentre la Corte di Giustizia europea boccia le misure del Governo sui poteri ministeriali di rimozione dei giudici
Intenta a bloccare i migranti in arrivo dalla Bielorussia e in fase di progettazione di un muro al confine, la Polonia rimane al centro dell’interesse dell’Unione europea e delle sue istituzioni, rigorosamente monitorata nell’atteggiamento e nelle misure che il Governo in carica assume. Specie quelle che vanno contro la giurisdizione europea, come il caso della regola che permette al Ministro della Giustizia di assegnare o rimuovere dagli incarichi i giudici delle alte corti criminali
È arrivato, infatti, lo stop alla misura da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea: un colpo al Ministro Zbigniew Ziobro, tra i fautori della riforma della giustizia discussa e più volte criticata, che ha portato allo scontro frontale tra Bruxelles e Varsavia. Secondo i giudici europei “il requisito dell’indipendenza dei giudici implica che le norme relative ai trasferimenti debbano fornire le garanzie necessarie al fine di prevenire qualsiasi rischio di utilizzo come mezzo per esercitare un controllo politico sul contenuto delle decisioni giudiziarie, compresa la materia penale”.
La Polonia ha già subito una multa record da 1 milione di euro al giorno per non aver rispettato la sentenza della Corte di Giustizia, che chiede di smantellare il meccanismo disciplinare dei giudici. Con l’ultima decisione, la Corte sentenzia che non ci sono chiari criteri nel giudizio di trasferimento dei giudici, trasferimento che potrebbe essere deciso anche per una diretta punizione. Per il vice Ministro della Giustizia Sebastian Kaleta, il verdetto è “un altro tentativo di destabilizzare politicamente il sistema giudiziario polacco”.
Ma a Varsavia piove sul bagnato: le principali famiglie politiche europee al Parlamento, dal Ppe ai Socialisti, dai Verdi ai liberali, hanno inviato una lettera alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen per chiedere lo stop ai finanziamenti del Recovery Plan polacco per il mancato rispetto dello stato di diritto. Gli unici blocchi a non aver sottoscritto la lettera sono quelli di estrema destra e gli euroscettici.
“Chiediamo che la Commissione, in quanto guardiana dei Trattati, non approvi il Recovery Plan polacco finché tutte le condizioni presenti nel Recovery and Resilience Regulation non verranno rispettate”, si legge ne documento. “La nostra richiesta non dev’essere letta come una punizione nei confronti del popolo polacco, ma come un tentativo per supportare il ritorno allo stato di diritto in Polonia alla luce del suo costante deterioramento”.
Ppe, Socialisti e altre formazioni chiedono lo stop del Recovery Fund a Varsavia, mentre la Corte di Giustizia europea boccia le misure del Governo sui poteri ministeriali di rimozione dei giudici