Nel deserto lunare della politica italiana l’attuale capo dello Stato riscuote un successo popolare paragonabile solo a quello di Pertini. Ecco perché
Nel tanto biasimato paesaggio lunare della politica, c’è un uomo di Palazzo che non fa che ricevere bagni di folla e applausi, per non dire autentiche ovazioni, ovunque vada. Quell’uomo si chiama Sergio Mattarella, il dodicesimo Presidente della Repubblica. Un Presidente della Repubblica, con i suoi poteri costituzionali “a fisarmonica” – capaci cioè di agire solo quando è necessario – è parte della storia ma deve anche essere capace di leggerla, la storia del suo Paese, per intervenire al momento giusto.
Anche il giorno di Sant’Ambrogio hanno fatto notizia i quattro minuti di applausi alla Scala alla prima della Tosca, quasi fosse il tenore interprete di Cavaradossi. A battere le mani c’era il tradizionale pubblico dell’inaugurazione, quel che resta dell’alta borghesia milanese, le autorità, il jet set, ma anche il pubblico appassionato e popolare del loggione. Un successo trasversale dunque. Inoltre l’inquilino del Quirinale sta saldamente in testa ai sondaggi – l’ultimo diffuso pochi giorni fa – staccando tutte i politici e le personalità istituzionali.
Manifestazioni di simpatia e di partecipazione del genere si erano visti solo nel settennato di Sandro Pertini. Ma il Presidente-partigiano aveva una personalità vulcanica, estroversa, per certi aspetti perfino istrionica. Niente a che vedere con il sorriso timido, quasi impacciato, di questo palermitano con un passato di esponente democristiano, magistrato, con una tragedia familiare nell’anima, che ha passato buona parte della sua vita sui codici di diritto.
Forse il segreto del successo personale di Sergio Mattarella sta proprio nel suo senso della misura, in quella capacità straordinaria di intervenire con esternazioni e provvedimenti super partes che hanno una precisione quasi chirurgica. Con quel garbo e quella misura che ormai è merce rara perfino nelle alte figure istituzionali. Ma c’è qualcosa di più, una capacità, forse un istinto, nel riportare politica e istituzioni a quei valori autentici che sottendono alla Costituzione, stella polare di ogni capo dello Stato.
Mattarella ha ricordato una cosa semplice, che se tutti pagassero le tasse ci sarebbero più soldi per stipendi e pensioni. Ed è stato ancor più deciso, puntuale e tempestivo nel chiedere di estinguere immediatamente il debito mostruoso richiesto dall’Inps per motivi burocratici alle figlie di una madre vittima di un femminicidio (per citare uno dei tanti esempi). L’attenzione ai cittadini più deboli di Mattarella è costante. Poco dopo essersi insediato al Quirinale, il Presidente ha scelto di aprire ogni estate la tenuta presidenziale di Castelporziano alle vacanze dei ragazzi disabili.
E poi ci sono gli abbracci. Con i familiari delle vittime delle tragedie che costellano questo martoriato Paese, a cominciare dai familiari dei morti per la catastrofe del Ponte Morandi. Gli italiani lo sentono come un padre e come un fratello. Forse perché è egli stesso parente di una vittima di una di quelle tragedie civili che costellano il Paese: l’omicidio, da parte della mafia, del fratello Piersanti, Presidente della regione Sicilia, di cui ricorrono i 40 anni dalla morte il 6 gennaio prossimo. E sanno di potersi fidare. Perché il dolore unisce anche nel rapporto con le istituzioni.
@f_anfossi
Nel deserto lunare della politica italiana l’attuale capo dello Stato riscuote un successo popolare paragonabile solo a quello di Pertini. Ecco perché
Nel tanto biasimato paesaggio lunare della politica, c’è un uomo di Palazzo che non fa che ricevere bagni di folla e applausi, per non dire autentiche ovazioni, ovunque vada. Quell’uomo si chiama Sergio Mattarella, il dodicesimo Presidente della Repubblica. Un Presidente della Repubblica, con i suoi poteri costituzionali “a fisarmonica” – capaci cioè di agire solo quando è necessario – è parte della storia ma deve anche essere capace di leggerla, la storia del suo Paese, per intervenire al momento giusto.