È una tendenza mondiale, ma il nostro Paese non fa eccezione
La forbice tra ricchi e poveri è una faccenda mondiale. Secondo un recente rapporto Oxfam solo 26 miliardari hanno in mano metà della ricchezza del Pianeta. Sempre secondo il report (basato su dati della Banca Mondiale, Forbes e altre banche internazionali) in Italia il 5% più ricco detiene stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero del Paese. Sulla base di dati forniti da Eurostat, il 20% della popolazione con i redditi più alti ha entrate sei volte superiori rispetto al 20% di quella che le ha più basse.
Il divario nel nostro Paese è aumentato nel 2018, passando dal 5,92 al 6,09. Abbiamo il rapporto peggiore tra gli Stati più importanti dell’Unione europea, con la Germania a 5,07, la Francia a 4,23, il Regno Unito a 5,95 e la Spagna a 6,03 (in deciso calo sull’anno precedente). Vuol dire semplicemente che il loro ceto medio sta meglio, mentre il nostro scivola nella povertà.
Analizzando i dati delle diverse regioni il Friuli Venezia Giulia ha un indice del 4,1. Significa che il benessere è più “spalmato”, che le differenze di reddito sono meno vistose. Al sud la situazione precipita, con la Sicilia e la Campania che registrano divari ampi. I benestanti sono 7,4 volte più ricchi degli indigenti. In Lombardia, la regione più produttiva, il dato si ferma al 5,4. La provincia di Bolzano è quella che ha meno disuguaglianze tra i redditi, con la fascia superiore più alta di quattro volte rispetto a quella più povera. La differenza varia anche a seconda delle classi di età, con gli over 65 che grazie alle pensioni resistono meglio e hanno un rapporto tra il 20% con i redditi più alti e il 20% con i redditi più bassi del 4,86. Mentre gli under 65 hanno un rapporto del 6,55.
Ma che l’Italia non fosse un Paese per giovani lo sapevamo da tempo. Le ragioni di questo stato di cose sono molteplici. Ma è evidente che qualcosa non funziona sul piano della politica fiscale e sulla redistribuzione delle risorse. I grandi patrimoni sono difficilmente tassabili anche perché si spostano da uno Stato all’altro, a seconda delle convenienze. Servirebbero accordi internazionali in grado di colpire fiscalmente questi patrimoni impendendo ovunque si trovino. Questi dati inoltre confermano l’effetto leva dei redditi più abbienti, capaci di lievitare, in contrasto allo scivolamento verso il basso della classe media.
Lo aveva detto anche uno dei tycoon più ricchi e anomali del Pianeta, Bill Gates, reclamando una patrimoniale e affermando che l’attività lavorativa non è proporzionale ai guadagni. In Italia non si è mai parlato di patrimoniale e i ricchi – quelli veri, con redditi altissimi – hanno una tassazione equivalente a quella del ceto medio. Che non a caso si impoverisce di anno in anno.
@f_anfossi