Assente un numero cospicuo di funzionari (36) causa campagna anti corruzione, le «due sessioni» (Lianghui) cinesi iniziano oggi. Il «parlamento» cinese – che si riunisce una volta all’anno – pone in atto quanto già deciso da Partito e consiglio di Stato, ma costituisce una sorta di indirizzo generale della politica cinese. Quest’anno gli occhi sono puntati sui «quattro complessivi» di Xi, sull’inquinamento e sul concetto di «nuova normalità».
I quattro complessivi
Tradizione vuole che ad un certo punto del proprio mandato il presidente cinese, nonché segretario del partito comunista, sveli il suo contributo teorico alla storia della nazione cinese e dell’umanità in generale. Spesso, queste forme di pensiero teorico e politico, finiscono per diventare «tormentoni», terminando il proprio percorso di gloria nella Costituzione cinese, riconosciuti come bastioni fondamentali nella teoria del Partito per gli anni a venire.
È il caso, dal punto di vista politico, delle note teorie delle «quattro modernizzazioni» (dell’ex premier Zhou Enlai) o delle «tre rappresentanze» del grande vecchio Jiang Zemin. Altri come Deng Xiaoping privilegiarono altre forme e formule, per «apertura e riforme», così come l’ultimo presidente Hu Jintao e il suo «sviluppo scientifico del socialismo». Mao utilizzò entrambe le tecniche. L’attuale presidente Xi Jinping era atteso da tempo alla prova. In molti ritenevano che il suo iniziale «sogno cinese» potesse essere considerato un adeguato slogan, unitamente alla «rinascita nazionale», ma troppo povero da un punto di vista teorico.
E così lo scorso dicembre Xi ha posto la sua prima pietra, durante una visita nella provincia del Jiangsu, in Cina orientale. Lì avrebbe specificato che lo scopo della Cina è raggiungere una «complessiva costruzione di una società moderatamente prospera, il complessivo approfondimento delle riforme, il complessivo Stato di diritto, la complessiva realizzazione della disciplina di partito». Xi Jinping ha usato dunque quattro volte la parola «complessivo».
L’inquinamento
Secondo un sondaggio del China Daily, la prima preoccupazione dei cittadini cinesi è legata alle condizioni dell’inquinamento. La situazione peggiora di anno in anno e non appare più sostenibile e costituisce una delle principali cause di «fuga» dalla Cina.
«Il problema dell’inquinamento è diventato più importante per le persone, rispetto al sondaggio dello scorso anno, che vedeva come primi tre temi di interesse pubblico il costo della vita, l’ambiente e l’occupazione», ha scritto il quotidiano cinese.
«Questo è un anno fondamentale per l’approfondimento delle riforme, con un’attenzione focalizzata su come le “due sessioni” gestiranno il continuo sviluppo del Paese e miglioreranno ulteriormente la vita delle persone».
La nuova normalità
Oltre alla questione dell’inquinamento, ci sono quelle legate allo stato di diritto, alle riforme e alla gestione di un paese che cresce al 7 per cento. Si tratta di una situazione che i politici cinesi hanno definito di «nuova normalità», proprio a sottolineare lo scarto con l’eccezionalità di una crescita a doppia cifra.
Si tratta ora di tornare a pensare alla gestione qualitativa dello sviluppo, privilegiando la qualità della vita dei cittadini, anziché la quantità.
Ma questo appare il nodo più complesso e c’è attesa per capire come la leadership svilupperà il concetto, che sarà la guida della Cina per il prossimo decennio.
Assente un numero cospicuo di funzionari (36) causa campagna anti corruzione, le «due sessioni» (Lianghui) cinesi iniziano oggi. Il «parlamento» cinese – che si riunisce una volta all’anno – pone in atto quanto già deciso da Partito e consiglio di Stato, ma costituisce una sorta di indirizzo generale della politica cinese. Quest’anno gli occhi sono puntati sui «quattro complessivi» di Xi, sull’inquinamento e sul concetto di «nuova normalità».