Magari ho la fissa io, ma spulciando tra le news indiane continuo a trovare somiglianze importanti tra l’Aam Aadmi Party di Arvind Kejriwal e il primo M5S post salto in politica. Questa volta guardiamo all’organizzazione della campagna elettorale sul posto.

Del “Partito dell’uomo comune” ne avevamo già parlato qualche settimana fa, tentando di individuare qualche tratto comune col movimento politico “dal basso” nostrano. C’è la spinta della cosiddetta antipolitica, la denuncia della corruzione, l’entusiasmo nel guidare una lotta contro la vecchia dirigenza politica – la casta – per un rinnovamento estetico e anagrafico di chi si occupa della cosa pubblica.
Ma oltre alle ideologie e ai programmi l’Aap, come a suo tempo il M5S, ora che le elezioni dell’amministrazione di Delhi sono alle porte deve occuparsi di tutti gli ingranaggi logistici necessari a un buon esito della campagna elettorale sul territorio. Il giovane partito di Kejriwal, dopo la scissione dal movimento India Against Corruption guidato da Anna Hazare, è riuscito a presidiare i posti della rete mobilitando migliaia di attivisti da click in tutta l’India, ma si è trovato sguarnito di tutta quella rete di persone e risorse fisiche capaci di tradurre il consenso virtuale in voti: banchetti, gazebi, pubblicità, altoparlanti, quartieri generali dove poter decidere le strategie della battaglia politica in un paese dove si vince, banalmente, coi voti della strada; quelli di Facebook non mancano.
Kejriwal e i suoi hanno quindi optato per una tecnica “get involved”, invitando i simpatizzanti a donare al movimento automobili, telefoni cellulari, soldi e addirittura seconde case a Delhi, da destinare all’organizzazione della campagna elettorale.
La mossa, dettata un po’ dalla necessità e un po’ per allargare il senso di partecipazione nel progetto dell’Aap, ha prodotto risultati positivi e sorprendenti: in pochi giorni, secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, sono arrivate diverse proposte di ospitalità gratuita – vitto e alloggio – per gli attivisti dell’Aap attesi nella capitale nei prossimi giorni, oltre 8000 secondo le previsioni.
Il gesto di solidarietà si va ad aggiungere alle donazioni già fatte alla sezione del partito di Delhi: 50 telefonini, 3 automobili, 15 computer portatili. Senza contare la sede del nucleo organizzativo della campagna elettorale, messa a disposizione dal proprietario per la cifra simbolica di una rupia al mese d’affitto.
La richiesta di alloggio gratuito mi ha fatto pensare ai tempi in cui il M5S chiedeva case in affitto a Roma per accomodare i neoeletti parlamentari della Repubblica, iniziativa all’insegna dell’ottimizzazione della spesa declinata alla filosofia del Couchsurfing. In India, dove nel cratere delle spese della politica spariscono letteralmente miliardi di rupie, la campagna dell’Aap è già una piccola rivoluzione.
Magari ho la fissa io, ma spulciando tra le news indiane continuo a trovare somiglianze importanti tra l’Aam Aadmi Party di Arvind Kejriwal e il primo M5S post salto in politica. Questa volta guardiamo all’organizzazione della campagna elettorale sul posto.