Lo scrittore spagnolo Vila Torres ha scritto 15 lettere al Papa. Implorandolo di aprire gli archivi che potrebbero permettere a lui e agli altri bambini rubati durante e dopo il franchismo di conoscere l’identità delle madri biologiche. Non ha avuto risposta. “Lo spingono a ignorarmi”, spiega
«Desidero che il Santo Padre sappia – che tutti sappiano – che mi sono rivolto a lui per chiedere aiuto al fine di conoscere l’identità della mia madre biologica. Nient’altro». Questa la ragione che ha spinto l’avvocato e scrittore spagnolo Enrique J. Vila Torres a scrivere, dal 2013 al 2018, quindici lettere indirizzate al Pontefice, ad implorarlo di aprire gli archivi che permetterebbero a lui e a centinaia di altri “bambini rubati” di conoscere finalmente l’identità delle proprie madri biologiche.
A oltre trent’anni di distanza, infatti, sono molte le istituzioni religiose spagnole che ancora ostacolano i ricongiungimenti familiari, aggiungendo ulteriore sofferenza all’ignominia originaria. Lettere di un bastardo al Papa – pubblicato dall’italiana Castelvecchi – è il volume che raccoglie tali missive, rimaste finora senza risposta.
Vila Torres, quanto le è costata la menzogna che l’ha accompagnata per i suoi primi ventitré anni di vita? E quali sono state le sue reazioni, una volta scoperta la verità?
Si trattò di un duro colpo. Il giorno in cui scoprii di essere stato adottato mutò l’idea che avevo di me stesso e trassero origine profondi dubbi e un’intensa ricerca. Ero come un albero senza radici. Il mio passato mi era sconosciuto e questo era davvero duro da accettare.
Secondo lei, per quali ragioni le Religiose Serve della Passione avversano i ricongiungimenti tra consanguinei come il suo?
Per prima cosa ho pensato si trattasse di una questione morale: esse avevano fatto voto del silenzio. Via via mi sono però convinto che tacessero perché non volevano che la dura verità venisse scoperta. E la dura verità era che costrinsero le nostre madri biologiche a darci in adozione e, inoltre, ricevettero ingenti quantità di denaro per questo.
Quali elementi hanno caratterizzato la compravendita di bambini dopo la fine del regime di Franco?
Dopo la fine della dittatura, il commercio di bambini perdurò durante la democrazia. Ciò perché costituiva un business – fare soldi con la vendita di esseri umani – ed era possibile in quanto, fino al 1987, le adozioni in Spagna rappresentavano un affare privato e lo Stato non aveva alcun controllo circa la provenienza dei bambini. In aggiunta a ciò, fino al 1999 si registravano nascite anonime, la madre biologica non veniva indicata. A causa di questi due elementi giuridici – contratto privato e nascita anonima – lo Stato non poté controllare alcunché e fu molto facile per le mafie rapire e vendere i bambini ai coniugi che intendessero adottarli.
Cosa rappresentò, per la sua ricerca, il verdetto della Corte Suprema Spagnola del settembre 1999? Da quel momento cambiò qualcosa nell’atteggiamento delle suore della Casa Nido Santa Isabel?
Nel 1999 la Corte Suprema pose fine all’anonimità delle madri biologiche. In seguito, i parti anonimi smisero di avvenire e, oltre a ciò, coloro che erano stati adottati ottennero in Spagna il diritto di poter rintracciare la propria madre biologica, anche qualora fossero nati prima di questa data – nel mio caso nel 1965. Da quell’anno le suore del Santa Isabel non dissero più che custodivano i nomi delle madri e non volevano comunicarceli: ora sostenevano di non possederli affatto, senza spiegare bene se li avessero distrutti o non li avessero mai avuti. Ogni volta affermano qualcosa di contraddittorio. Mentono.
Quali sono stati i principali successi cui ha assistito in qualità di avvocato specializzato in materia?
Ho conseguito in prima persona più di 200 ricongiungimenti fra madri e figli. Indirettamente migliaia, tanto attraverso i miei libri – nei quali spiego come approntare una ricerca efficace – quanto nelle conferenze e nei miei interventi mediatici. Molte persone mi hanno confessato di aver iniziato la ricerca dei propri familiari dopo avermi visto in Tv o ascoltato alla radio, o anche dopo aver letto i miei libri. A livello legale, ho ottenuto dozzine di sentenze, riconoscendo il diritto del figlio che si prefigge di indagare nelle cartelle cliniche dove sia il nome della propria madre biologica. Oltre a ciò, ho inoltrato dozzine di denunce da parte di madri che sono state private dei loro figli e, per quanto la giustizia spagnola non stia investigando come dovrebbe, sono riuscito a far ammettere presso la Commissione per i diritti umani dell’Onu, con sede a Ginevra, il primo ricorso di alcune vittime.
Cosa l’ha spinta a scrivere al Papa? E da cosa dipende, secondo lei, il suo silenzio?
Credo molto nella bontà del Papa. Sono certo che il Santo Padre desideri che io trovi la mia madre biologica, al pari di altre migliaia di persone. È una questione di umanità e di pietà. Non è un atto riprorevole ma, al contrario, un’opera buona il fatto che io possa ringraziare la mia madre biologica per avermi regalato la meraviglia della vita – non si tratta, per esempio, di aborto, se lei dovette cedermi perché troppo giovane, single o impossibilitata a prendersi cura di me. Penso che egli non abbia risposto alle mie lettere perché certuni hanno impedito che esse giungessero fino a Lui o qualcuno, appartenente alla chiesa spagnola, Gli ha chiesto di ignorarmi. C’è molta paura che l’intera trama inerente la compravendita di bambini possa uscire allo scoperto e che si sappia quale parte abbia avuto la chiesa spagnola in tutto ciò. Questo è il motivo per cui Lo spingono a ignorarmi. Io, tuttavia, non chiedo altro che poter incontrare la mia madre biologica, poterla abbracciare e baciare. Non attaccherò o chiederò a nessuno le responsabilità di quanto avvenuto.
Quali motivazioni l’hanno guidata nel pubblicare questo libro che contiene le 15 lettere da lei spedite al Santo Padre?
Abbiamo pubblicato queste lettere perché io e il mio editore pensiamo che sia il modo migliore affinché il Santo Padre possa leggerle. Non ho avuto scelta. Egli è il capo supremo della chiesa, pertanto nelle Sue mani risiede l’autorità di imporre alle suore – che non l’hanno ancora fatto – di schiudere gli archivi contenenti i nomi delle nostre madri. Vorrei soltanto che mi leggesse e mi ascoltasse come un fratello, come fossi un essere umano arso dal desiderio di conoscere e poter esprimere di persona tutto il proprio amore alla donna che gli donò la vita. Ripongo in lui una fiducia infinita.
Lo scrittore spagnolo Vila Torres ha scritto 15 lettere al Papa. Implorandolo di aprire gli archivi che potrebbero permettere a lui e agli altri bambini rubati durante e dopo il franchismo di conoscere l’identità delle madri biologiche. Non ha avuto risposta. “Lo spingono a ignorarmi”, spiega