Alle moderne Cenerentole il lieto fine non è sempre garantito.
“I do” – ” Lo voglio” – la voce degli sposi, William, Duca di Cambridge, e Catherine Middleton, detta Kate, risuonava nell’abbazia di Westminster a Londra il 29 aprile 2011, coronando il loro sogno d’amore con un evento planetario trasmesso da tutti i mezzi di comunicazione, dalle TV a Internet – compreso il canale YouTube dei Windsor.
Le stime hanno parlato di un’audience televisiva di quasi due miliardi di persone, oltre il doppio dei circa 750 milioni che nel luglio del 1981 avevano assistito davanti al piccolo schermo alle nozze tra Carlo, Principe di Galles, e Lady Diana Spencer.
Una vera storia d’amore quella tra il principe William, secondo in successione al trono d’Inghilterra, e la commoner Kate, a differenza delle nozze fra Diana e Carlo, decise dagli strateghi di corte.
Fino a tempi recenti il matrimonio dinastico più spesso serviva a suggellare un’alleanza tra grandi famiglie o a garantire la successione. Aveva più il carattere della firma di un contratto che il coronamento di una storia di passione.
È stato l’arrivo dell’amore – del sentimento “vero” – a rivoluzionare le corti d’Europa nel Novecento, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Si è passati dalle nozze combinate a tavolino fra consanguinei con tutte le loro fragilità genetiche, ai matrimoni decisi dal cuore, amori autentici, passionali e coraggiosi che sfidano il tempo e che, essendo storie vere, possono anche finire male.
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Alle moderne Cenerentole il lieto fine non è sempre garantito.