La testimonianza della signora Ford negli Usa di Trump (e del #MeToo)
Domani Christine Ford testimonierà al Senato riguardo al presunto tentativo di stupro del giudice Brett Kavanaugh, candidato da Trump alla Corte Suprema. L’audizione ci dirà a che punto sta l'America, e potrebbe avere un impatto formidabile sul suo futuro, non solo politico
Domani Christine Ford testimonierà al Senato riguardo al presunto tentativo di stupro del giudice Brett Kavanaugh, candidato da Trump alla Corte Suprema. L’audizione ci dirà a che punto sta l’America, e potrebbe avere un impatto formidabile sul suo futuro, non solo politico
«Mi auguro che i miei ex colleghi non facciano a Ford quel che hanno fatto ad Anita Hill. Abusarla davanti a milioni di persone». Così l’ex vicepresidente democratico Joe Biden ha parlato della testimonianza che Christine Blasey Ford ha accettato di dare davanti alla commissione del senato che si occupa della conferma del giudice della Corte Suprema Brett Kanavaugh. Il vice di Obama e possibile candidato alla Casa Bianca nel 2020 ha di che farsi perdonare da Hill, che, come Ford decise di uscire allo scoperto e denunciare le molestie subite da una persona destinata a diventare giudice della Corte Suprema. Vediamo perché.
Nel 1991 il presidente Bush nominò un giudice alle prime armi (era giudice da un anno), Clarence Thomas, alla Corte Suprema. Quando emersero le accuse di Hill, la conferma del senato, che appariva come certa, venne rimessa in discussione. E così la testimonianza della donna che aveva lavorato con Thomas per circa tre anni in due diversi posti di lavoro pubblici – Thomas aveva servito nell’amministrazione Bush – divenne cruciale. La commissione senatoriale formata da soli maschi chiese particolari, domandò se non ci fosse un libro in uscita o una lobby pro-abortista che pagava, incalzò sulla lontananza tra gli episodi descritti e la denuncia. Hill si sottopose alla macchina della verità mentre Thomas, che negava risolutamente e gridava al complotto, si rifiutò di farlo.
Thomas venne confermato e Biden si può rimproverare di non aver gestito la commissione che presiedeva in maniera più ferma. Erano altri tempi, sia dal punto di vista del costume che da quello della politica: c’era meno distanza culturale tra i due partiti e la conferma di un giudice era terreno di confronto non di guerra come oggi.
Quello di Hill fu un momento cruciale per la storia del costume americano: si trattò della prima denuncia pubblica di molestie sessuali sul posto di lavoro divenuta notizia importante.
Per molte donne quell’interrogatorio fu una svolta. Mille e seicento donne afroamericane comprarono dopo una colletta una pagina del New York Times (qui sotto nel tweet di Tayari Jones) per difendere Hill, che nel frattempo veniva sottoposta a il classico processo di character assassination dai senatori e dai media conservatori. Lo sdegno delle donne di allora fu mosso proprio dal modo in cui Hill fu maltrattata.
Hill, oggi fa la professoressa di legge all’università, come del resto Ford: entrambe, in fondo, dicono di essere state molestate in luoghi in qualche modo elitari, non tra le mura domestiche: un buon posto di lavoro, una, un college, l’altra. La vicenda di Anita Hill è tornata prepotentemente sui media in queste settimane dopo che Christine Ford ha accusato il giudice Kanavaugh di aver tentato di costringerla a fare sesso con lui. Le prime domande a Ford sono state le stesse: “Perché te ne ricordi tanto tempo dopo?”. Il presidente Trump ha twittato: se davvero le accuse fossero vere sono sicuro che troveremo la denuncia fatta all’epoca. Il tweet ha fatto infuriare molti. Toni da 1991 quando quel modo di fare non è più tollerabile per ampie fasce della società Usa. La senatrice repubblicana del Maine Susan Collins, uno dei voti potenzialmente cruciali per far cadere Kanavaugh, ha definito le parole del presidente “scioccanti”.
Il problema, per Kanavaugh e per i repubblicani, è che il New Yorker ha pubblicato un articolo in cui un’altra donna, Deborah Ramirez, racconta di un episodio a Yale. Nella prestigiosa università, come al college, alle feste si beve e, poi, i maschi possono comportarsi molto male. Gli stupri nei college sono un problema reale e spesso non denunciato. Ramirez dice di non aver parlato perché non era certa di ricordare tutto per bene e per altre ragioni. Diversi testimoni hanno confermato parti del racconto di Ramirez al New Yorker. La Casa Bianca, invece, in piena notte, ha diffuso un comunicato in cui si riprendono le frasi di Ramirez e se ne segnalano le contraddizioni. Un modo di comportarsi singolare che segnala quanto la nomina del giudice venga ritenuta importante per il presidente.
Come guai sarebbero abbastanza: aver passato gli anni del college a ubriacarsi e a fare il bullo molestando donne non è una bella carta di identità per un giudice della Corte Suprema nominato come custode dei valori tradizionali. Il problema per Trump, i repubblicani e Kanavaugh è che c’è un terzo testimone e che a rappresentarlo è Michael Avenatti, avvocato che difende Stormy Daniels, la pornostar che ha svelato di essere stata pagata dal presidente per tacere di una notte passata con lui. Avenatti, a cui la pubblicità piace da morire, ha scritto al presidente della commissione del senato per rendere noto che una sua cliente avanza accuse simili e che diversi testimoni sono pronti a sostenerle.
Una terza testimonianza solida sarebbe probabilmente una pietra tombale sulla nomina di Kanavaugh. Almeno prima delle elezioni di midterm del prossimo 6 novembre.
E qui veniamo alla politica. Tre sondaggi indicano come i numeri in favore di Kanavaugh stiano cambiando: la sua credibilità è scesa, in molti ritengono che la nomina andrebbe rinviata a dopo il voto di novembre e più persone credono a Ford di quante non credano al giudice. E i sondaggi erano precedenti alle due nuove accuse. Le donne, molte delle quali al college ci sono andate, trovano credibile Ford in margini maggiori degli uomini (10-15 punti di differenza, a seconda del sondaggio). C’è un punto che va sottolineato: le donne non sono contro Trump solo perché ha pagato Stormy Daniels o perché è volgare, ma per la sua immane mancanza di rispetto nei loro confronti, per il suo evidente ritenerle dei graziosi soprammobili. È il machismo trumpiano a essere insostenibile per le donne del 2018. Così come l’idea sottintesa in un altro tweet che certi comportamenti giovanili siano cose normali da giovani maschi, bravate. Molto fastidioso è anche il refrain che ripete “che le denunce si fanno subito”, quando tutte le donne molestate segnalano come la paura di non essere credute, la vergogna, il senso di colpa o quanto altro siano deterrenti fortissimi a svelare in pubblico certi episodi.
Questo è l’anno delle donne che hanno vinto le primarie come non era mai accaduto e l’anno di #MeToo – l’anniversario del pezzo del New York Times che ha incastrato Weinstein è il 5 ottobre. Tutti i sondaggi indicano come le donne democratiche siano il primo gruppo per propensione ad andare a votare. E alle elezioni di mezzo termine, quando votano percentuali attorno al 40%, quel che conta è quanti vanno ai seggi. E così la battaglia attorno alla nomina di Kanavaugh e l’emergere di episodi di molestie da parte sua rischiano di complicare la nascita di una Corte Suprema a maggioranza conservatrice e di galvanizzare l’elettorato femminile. Sul fronte opposto c’è la possibilità di una ri-motivazione di un certo elettorato evangelico che crederà all’idea di complotto contro i valori cristiani che il giudice nominato farebbe prevalere nella Corte. Costoro potrebbero andare ai seggi anche in mancanza di entusiasmo per l’amministrazione Trump.
Per questo l’audizione della signora Ford è tanto importante. La Corte Suprema decide di questioni cruciali e le sue decisioni spesso influenzano il costume degli americani – e, indirettamente, di noi tutti. La decisione sul matrimonio tra persone dello stesso sesso è un buon esempio recente. Non solo, il mezzo termine determinerà se e quanto l’amministrazione Trump avrà ancora la possibilità di andare per la sua strada: i democratici sono quasi certi di riprendere la maggioranza alla Camera e pregano di spuntare quella al senato. Un voto che conta molto vista la vastità di alcuni temi in agenda sui quali il presidente Trump è sia all’offensiva – Corea del Nord, tariffe commerciali – che sulla difensiva – l’indagine sul Russia Gate.
I senatori repubblicani sono di fronte a un bivio: maltrattare la signora Ford e offendere un numero crescente di donne, a prescindere da quel che queste pensano della vicenda in sé, o non incalzarla troppo e rendere le sue accuse credibili? Da un’audizione su una festa finita molto male più di 30 anni fa dipendono molte cose importanti che non riguardano solo la politica americana. Per fortuna, stavolta, la commissione che interrogherà la testimone non sarà fatta solo da maschi come quella che nel 1991 umiliò Anita Hill.
Domani Christine Ford testimonierà al Senato riguardo al presunto tentativo di stupro del giudice Brett Kavanaugh, candidato da Trump alla Corte Suprema. L’audizione ci dirà a che punto sta l’America, e potrebbe avere un impatto formidabile sul suo futuro, non solo politico
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