Mai più prediche online, incenso virtuale e battesimi 2.0. La Cina ha rilasciato un documento che punterebbe a regolare le attività online religiose. Il provvedimento segue il regolamento interno da poco approvato dal partito comunista che proibisce agli iscritti al Pcc di fare parte di qualsiasi organizzazione religiosa.
Le nuove norme da applicare per il web, secondo Pechino, servirebbero a diminuire la caoticità della diffusione di nuovi culti, limitando il livestreaming e la predicazione su internet. Si tratta di una decisione che si inserisce nell’ambito dei forti controlli sociali messi in atto dalla leadership di Xi Jinping, tesa a scovare in ogni anfratto della vita dei cittadini cinesi, potenziali elementi di disturbo alla stabilità.
L’attuale leader cinese ha spinto al massimo quanto già preparato dai suoi successori: ha stretto le maglie della propaganda, disciplinando media e tutto quanto è comunicazione, sia off, sia online; ha aumentato le possibilità per la polizia di detenere elementi sospetti puntando a colpire e soffocare la dissidenza. Con la campagna anti-corruzione ha messo sotto controllo l’intero partito, ha teso a soffocare ogni elemento di dissenso all’interno dei campus universitari, e non solo in Cina, e ora chiude ogni possibilità di diffusione dei culti religiosi.
Nelle settimane e nei mesi precedenti a questo nuovo regolamento, Pechino aveva provveduto ad abbattere chiese, a sfrattare dai propri luoghi di culto organizzazioni religiose: l’intento è quello di radunare tutti i cinesi sotto l’unico ombrello del partito comunista. Xi Jinping, facendo largo uso di citazioni classiche, sta cercando di riportare nell’ambito del suo sogno cinese buddismo, taoismo e confucianesimo, nel tentativo di dare luogo a una identità cinese capace di tenersi distante da influenze occidentali.
Solo rispetto alla Chiesa cattolica Xi Jinping sembra intenzionato ad arrivare a un accordo, visto il peso politico a livello internazionale del Vaticano e considerando l’aumento – negli ultimi anni – dei cattolici cinesi. Per tutti gli altri il futuro sarà decisamente complicato.
In particolare, le organizzazioni religiose, per operare sul web, avranno bisogno di una licenza che dovrà essere elargita dagli organi competenti. Come riportato dal Guardian, “Mentre la licenza consentirà loro di predicare e offrire formazione religiosa, non sarà loro permesso di trasmettere in diretta attività religiose. È anche vietata la diffusione di informazioni religiose ovunque oltre alle proprie piattaforme internet, un probabile tentativo di frenare la diffusione di materiale religioso sulle reti di social media”.
La notizia del nuovo regolamento è stata diffuso dal governativo Global Times che naturalmente ha provato a giustificare in ogni modo il provvedimento: “Zhu Weiqun, ex capo della commissione per gli affari etnici e religiosi del Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, ha dichiarato (al Global Times, ndr) che la regolamentazione delle informazioni religiose online non limita la libertà religiosa, ma ha lo scopo proteggere i diritti legali delle persone e delle organizzazioni religiose. «Alcune organizzazioni, in nome della religione, esagerano deliberatamente e distorcono la dottrina religiosa online, e alcune forze del male, come il terrorismo, il separatismo e l’estremismo religioso e le sette, tentano anche di espandere le loro influenze online», ha detto Zhu”.
Insomma: con la scusa di riportare sotto la legalità le attività religiose, per proteggere quelle vere, si attua l’ennesima forma di censura e controllo sociale: secondo il nuovo regolamento, infatti, le organizzazioni religiose, le istituzioni e i luoghi che hanno ottenuto licenze “possono predicare e offrire formazione religiosa solo sulle proprie piattaforme di rete basate su sistemi di registrazione dei nomi reali. Inoltre, a qualsiasi altra organizzazione o individuo non è consentito predicare o ripubblicare i relativi contenuti religiosi su Internet”.
E infine, stop alle «diavolerie» su internet: “Nessuna organizzazione o individuo è autorizzato a vivere o trasmettere attività religiose tra cui pregare, bruciare incenso, adorare o ricevere il battesimo online sotto forma di testo, foto, audio o video”.
@simopieranni
Mai più prediche online, incenso virtuale e battesimi 2.0. La Cina ha rilasciato un documento che punterebbe a regolare le attività online religiose. Il provvedimento segue il regolamento interno da poco approvato dal partito comunista che proibisce agli iscritti al Pcc di fare parte di qualsiasi organizzazione religiosa.