
Un ospedale pubblico di Gorakhpur, città dell’Uttar Pradesh settentrionale, da mesi non pagava i debiti accumulati con il fornitore locale di ossigeno, a causa di ritardi di carattere burocratico. Con l’approvvigionamento di ossigeno bloccato, la scorsa settimana la struttura ha terminato le bombole di scorta, lasciando il reparto di terapia intensiva infantile senza ossigeno per alcune ore, fatali per decine di pazienti. Ad oggi il bilancio pare essersi fermato a 71 morti, di cui almeno 30 neonati, e in India è partita la caccia ai responsabili del «massacro di Gorakhpur».
Nella serata di giovedì 10 agosto l’ospedale pubblico Baba Raghav Das, accorpato alla facoltà di medicina di Gorakhpur, si è ritrovato «improvvisamente» a corto di ossigeno. Le virgolette sono d’obbligo, poiché il rischio di una crisi simile era nell’aria da settimane a causa dei continui ritardi nell’allocazione di fondi governativi alla struttura ospedaliera, necessari per pagare i debiti accumulatisi con la Pushpa Sales, compagnia locale cui è appaltata la fornitura di ossigeno liquido all’ospedale. Debiti pari a 6,5 milioni di rupie (quasi 90mila euro).
In seguito a diverse minacce di interruzione del servizio di fornitura, nel pomeriggio del 10 agosto Puspha Sales aveva contattato telefonicamente il rettore della facoltà di medicina del college di Gorakhpur e primario dell’ospedale, Rajeev Mishra, avvertendo che a fronte dei debiti inevasi la prossima fornitura di ossigeno liquido non sarebbe partita. Poche ore dopo, il reparto di pediatria dell’ospedale è rimasto senza ossigeno liquido da somministrare ai pazienti, causando nel giro di 48 ore la morte di almeno 30 bambini ricoverati in terapia intensiva. Oggi, quattro giorni dopo la crisi di giovedì scorso, il bilancio delle morti legate alla carenza di ossigeno al BRD Hospital pare essersi fermato a 71 bambini.
La città di Gorakhpur è il quartier generale del controverso chief minister dell’Uttar Pradesh Yogi Adityanath, vincitore per cinque mandati consecutivi del seggio parlamentare dell’omonima circoscrizione. Il 9 agosto, un giorno prima della crisi, il chief minister Adityanath era in visita ufficiale presso il medesimo ospedale; un fatto che, secondo quanto dichiarato da Mishra a Scroll.in, avrebbe catalizzato interamente l’attenzione del personale amministrativo della struttura, ritardando ulteriormente l’evasione delle pratiche burocratiche necessarie allo sblocco dei pagamenti alla Puspha Sales.
Secondo quanto riporta Indian Express, durante la visita di Adityanath anche il personale medico avrebbe sostanzialmente abbandonato tutti i pazienti per «occuparsi della visita del chief minister»: in quelle ore, hanno dichiarato i parenti di due bambini deceduti per mancanze di cure nell’ospedale pubblico, era già chiaro che qualcosa non andava con la fornitura di ossigeno.
Il caso, ripreso dai media mainstream indiani, ha subito avuto un’eco nazionale, dando inizio alla caccia ai responsabili di un massacro inedito nella storia recente del paese.
Rajeev Mishra, prendendosi la responsabilità delle morti occorse nell’ospedale che dirigeva, il 12 agosto si è dimesso dall’incarico. Yogi Adityanath, dopo aver fatto nuovamente visita all’ospedale domenica 13 agosto, durante una conferenza stampa ha annunciato l’apertura di un’indagine per chiarire le responsabilità amministrative e penali intorno ai fatti dell’ospedale di Gorakhpur.
L’ospedale pubblico cura principalmente pazienti provenienti dalle classi medio basse del tessuto sociale indiano, che non dispongono di fondi sufficienti per permettersi una degenza in strutture private.
@majunteo
Un ospedale pubblico di Gorakhpur, città dell’Uttar Pradesh settentrionale, da mesi non pagava i debiti accumulati con il fornitore locale di ossigeno, a causa di ritardi di carattere burocratico. Con l’approvvigionamento di ossigeno bloccato, la scorsa settimana la struttura ha terminato le bombole di scorta, lasciando il reparto di terapia intensiva infantile senza ossigeno per alcune ore, fatali per decine di pazienti. Ad oggi il bilancio pare essersi fermato a 71 morti, di cui almeno 30 neonati, e in India è partita la caccia ai responsabili del «massacro di Gorakhpur».