“Oggi, Gao è una delle maggiori località di transito, come lo era nel XV Secolo durante l’Impero del Songhay” spiega Marie Rodet, Senior Lecturer di Storia africana alla School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra, che invita ad un viaggio nel mondo di un fenomeno antico come l’uomo, ma mai sopito nei millenni: lo schiavismo.
Rodet: “Secondo quanto riferisce il geografo andaluso Al-Bakri, i mercanti nordafricani sono attivi sulle rotte sub-sahariane sin dall’ XI Secolo, scambiando, i cavalli e cammelli provenienti dal nord con l’oro, il legname, gli schiavi e prodotti alimentari provenienti dalle regioni a sud del Sahara” .
Tratta araba e Tratta Atlantica: due fenomeni indipendenti?
“Si stima che tra il X e il XIX Secolo siano stati circa 6-7 mila gli schiavi deportati ogni anno verso il nord da mercanti arabi che, dopo l’arrivo degli europei, cercarono di tutelare il loro mercato dalla “concorrenza”. Diverso, invece, l’atteggiamento dei commercianti africani, che continuraono a vendere I loro schiavi ad entrambe le parti a seconda del prezzo e della convenienza”.
Qual era il principale canale di “approvvigionamento” di merce umana?
“Nell’Africa occidentale, le vie trans-sahariane più battute fra il l’Anno 1000 e il 1500 partono dall’Impero del Ghana, si snodano per i poli commerciali di Aoudaghost, Oualatta, Timbuktu e Gao (quest’ultima città ha prosperato sotto gli imperi del Mali e del Songhay), per poi proseguire in direzione di Marrakech, Fes, Ghadames, Kairouan e altre destinazioni”.
E’ vero che la pratica di asservimento di esseri umani sopravvive in alcune aree dell’Africa? In Mauritania, ad esempio…
“Le nuove forme di servitù sembrano sovrapporsi fortemente con l’eredità della schiavitù storica. Prendiamo gli Harratin, discendenti degli schiavi liberati in Mauritania. Nonostante nel paese lo schiavismo sia stato abolito per la seconda volta nel 1980, lo stigma della discendenza fa sì che gli Harratin non siano ancora considerati socialmente uguali alla classe dominante (bidhan, discendenti dei conquistatori arabi). Le donne ne sono esempio emblematico: vivendo situazioni di misera e di precarietà, non hanno alternativa e sono costrette ad accettare lavori particolarmente duri”.
Secondo lei, qual è la differenza tra il traffico di schiavi dei mercanti arabi e il fenomeno dell’immigrazione clandestina?
“Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il 55% delle vittime di schiavitù nel mondo sono donne e ragazze; d’altronde, anche nel passato le persone più esposte al commercio di essere umani erano donne e bambini. Quanto alla domanda, la differenza principale è che la tratta araba era legale, l’odierno traffico di uomini no. Va poi considerato che, rispetto al passato, oggi sul fenomeno c’è un’attenzione maggiore, cioé è più noto e documentato”.
Quale dovrebbe essere l’atteggiamento dell’UE nel contrasto dei flussi di clandestini?
“I paesi UE dovrebbero favorire lo sviluppo agricolo sostenibile nell’area sub-sahariana, cercando anche di facilitare un’equa business partnership. Quanto ai flussi, le restrizioni imposte sull’immigrazione clandestina provocano soltanto una diversificazione delle rotte migratorie trans-sahariane e dei punti di attraversamento del Mediterraneo”.
“Oggi, Gao è una delle maggiori località di transito, come lo era nel XV Secolo durante l’Impero del Songhay” spiega Marie Rodet, Senior Lecturer di Storia africana alla School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra, che invita ad un viaggio nel mondo di un fenomeno antico come l’uomo, ma mai sopito nei millenni: lo schiavismo.
Rodet: “Secondo quanto riferisce il geografo andaluso Al-Bakri, i mercanti nordafricani sono attivi sulle rotte sub-sahariane sin dall’ XI Secolo, scambiando, i cavalli e cammelli provenienti dal nord con l’oro, il legname, gli schiavi e prodotti alimentari provenienti dalle regioni a sud del Sahara” .