Saranno le prime elezioni senza Nelson Mandela, ma a parte l’assenza del simbolo della lotta antiapartheid, poco o nulla è destinato a cambiare nei rapporti di forza all’interno della politica sudafricana.

Il 7 maggio il Sud Africa andrà alle urne e il vincitore sembra scontato: Jacob Zuma e il suo ANC.
Una vittoria che sembra certa, visti anche i dati degli ultimi sondaggi che vedono l’African National Congress al 66% contro il 22% della Democratic Alliance di Helen Zille. In più il sistema elettorale, proporzionale con liste per metà nazionali e per metà regionali, allontana ogni possibilità di ribaltoni nelle urne.
A 72 anni Jacob Zuma sarà molto probabilmente di nuovo eletto presidente della Repubblica. Nonostante la sua figura sempre più controversa e i numerosi scandali che l’hanno travolto. L’ultimo in ordine cronologico, quello sui lavori milionari alla villa di Nkandla.
La sfiducia dei sudafricani nella politica e nel principale partito del paese sembra in costante crescita ma nonostante questo, e nonostante l’invito a non votare ANC giunto da due figure di spicco, fino a qualche tempo fa, del partito come Ronnie Kasrils e Nozizwe Madlala-Routledge.
Scandali e corruzione hanno minato un po’ la base elettorale del partito di Zuma e fatto crescere l’opposizione, in particolar modo la Democratic Alliance di Helen Zille. Ma il fatto di essere legata troppo all’elettorato bianco non permetterà di certo alla Zille di andare molto oltre quel 22% del quale è finora accreditata.
Così come la Zille anche Julius Malema e il suo partito EFF, che, con una politica al limite della demagogia, cerca di attaccare l’ANC alla sua sinistra con un programma di nazionalizzazioni, non sembra poter andare oltre il 4/5% dei voti.
Il radicamento dell’ANC e il sostegno guadagnato negli anni post apartheid sembrano essere ancora troppo forti per qualsiasi altro sfidante. Nonostante gli scandali e la corruzione.
Saranno le prime elezioni senza Nelson Mandela, ma a parte l’assenza del simbolo della lotta antiapartheid, poco o nulla è destinato a cambiare nei rapporti di forza all’interno della politica sudafricana.