Summit Asean: tra Usa e Cina il Sud-est asiatico resiste
Al via il 37esimo summit Asean. Le parole del Primo Ministro vietnamita: il Sud-est asiatico non si è lasciato trascinare nel vortice della rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina
Al via il 37esimo summit Asean. Le parole del Primo Ministro vietnamita: il Sud-est asiatico non si è lasciato trascinare nel vortice della rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina
Ieri ad Hanoi si è aperto il 37° summit dell’Asean, l’associazione che riunisce dieci nazioni del Sud-est asiatico e che attualmente è presieduta dal Vietnam.
L’Asean e lo scontro America-Cina
Nel suo discorso di apertura, il Primo Ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc ha detto che il gruppo non è stato “trascinato nel vortice” della rivalità tra Stati Uniti e Cina. Il Sud-est asiatico – e l’Asia-Pacifico, più in generale – è infatti al centro del grande scontro geopolitico fra Washington e Pechino, ma finora ha resistito a schierarsi nettamente da una parte o dall’altra.
Se è vero che l’Asean è preoccupata per la crescente assertività della Cina (ad esempio nel Mar Cinese meridionale) e dunque vede con favore l’interesse americano per le vicende regionali, è altrettanto vero che tutti questi Paesi – chi più, chi meno – intrattengono con Pechino dei rapporti economici molto importanti e non vogliono comprometterli.
Domenica prossima, tra l’altro, le nazioni Asean dovrebbero firmare la Regional Comprehensive Economic Partnership, un enorme accordo di libero scambio che include anche Australia, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Cina.
Non tenendo conto di quella necessità di bilanciamento, comunque, l’amministrazione uscente di Donald Trump ha tentato di “arruolare” l’Asean contro la Cina, ma senza successo. Il Presidente eletto Joe Biden potrebbe invece optare per un approccio meno “duro” e polarizzante, recuperando il concetto obamiano dell’engagement e puntando su un maggiore coinvolgimento dei Governi alleati.
Rivalità, imprevedibilità e frizioni
Il discorso del Primo Ministro vietnamita Phuc ha fotografato uno scenario particolarmente cupo. “Sono passati tre quarti di secolo dalla fine della Seconda guerra mondiale”, ha detto, “ma la pace e la sicurezza nel mondo non sono ancora davvero sostenibili. Quest’anno sono particolarmente minacciate dalla condotta imprevedibile degli Stati, dalle grandi rivalità di potere e dalle frizioni”.
La “grande rivalità”, come visto, è quella tra America e Cina. La “condotta imprevedibile” è quella dell’amministrazione Trump, che si avvia a conclusione ma che potrebbe avere sedimentato in Asia la consapevolezza che gli Stati Uniti non siano più troppo affidabili, a prescindere da chi sia l’inquilino della Casa Bianca.
Le “frizioni”, infine, sono quelle tra le nazioni Asean e la Cina sul Mar Cinese meridionale, una porzione dell’Oceano Pacifico dalla grande importanza commerciale. Pechino rivendica a sé la maggior parte di queste acque, circa il 90%, anche quelle che rientrano nelle zone economiche esclusive di membri dell’Asean come il Vietnam, la Malaysia o le Filippine.
La Cina sta cercando di affermare la propria sovranità marittima anche con metodi aggressivi (speronamenti di imbarcazioni straniere o costruzione di isole artificiali); in risposta, gli Stati Uniti hanno inviato nell’area delle navi da pattugliamento e – ad agosto – hanno inserito 24 aziende cinesi in una lista nera con l’accusa di aver contribuito alla militarizzazione del mar Cinese meridionale.
Il secolo asiatico?
Il Sud-est asiatico non è soltanto la regione centrale nello scontro America-Cina. È anche parte di una fetta di mondo sempre più rilevante dal punto di vista economico.
Ieri Bloomberg ha pubblicato un articolo con una serie di previsioni per il prossimo futuro in cui si legge che entro il 2035 la Cina avrà superato gli Stati Uniti per diventare la più grande economia al mondo “e forse anche l’attore politico più potente”. Le ambizioni cinesi, infatti, non si limitano al primato sul Pil.
Ma l’analisi di Bloomberg va oltre la Cina, sostenendo che il “centro di gravità economico” si stia spostando dall’Occidente all’Oriente: una transizione che sta già “stravolgendo” la politica globale. Entro il 2033 l’India dovrebbe sorpassare il Giappone e diventare la terza economia mondiale. Ed entro il 2050 anche l’Indonesia – il membro Asean con il Pil più alto – entrerà a far parte della “lega dei grandi”.
Ieri ad Hanoi si è aperto il 37° summit dell’Asean, l’associazione che riunisce dieci nazioni del Sud-est asiatico e che attualmente è presieduta dal Vietnam.
L’Asean e lo scontro America-Cina
Nel suo discorso di apertura, il Primo Ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc ha detto che il gruppo non è stato “trascinato nel vortice” della rivalità tra Stati Uniti e Cina. Il Sud-est asiatico – e l’Asia-Pacifico, più in generale – è infatti al centro del grande scontro geopolitico fra Washington e Pechino, ma finora ha resistito a schierarsi nettamente da una parte o dall’altra.
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