C’era un problema grave che pesava sul quieto vivere del terzo piano di Malviya Nagar. Le pentole fornite dal proprietario di casa Prim-ji, a furia di uso compulsivo e lavaggi poco ortodossi, ci stavano abbandonando: viti lente, manici traballanti, le operazioni culinarie – con benefici ricreativi annessi – hanno rischiato di essere seriamente compromesse dall’usura dei “mezzi di produzione”. Poi ho scoperto Flipkart, e tutto si è sistemato. Per sempre.

Il collegamento tra un tegame allentato e il primo servizio di e-commerce in India, capisco, non è proprio immediato. Ma c’è ed esercita un’attrazione irresistibile, facendo leva sul senso di insofferenza che attanaglia chiunque viva in questo paese da un po’ di tempo. Figurarsi chi, in India, ci è nato.
Pur con un clima da sogno, in questo periodo pre invernale di Delhi, l’effetto fascinazione da mercato indiano rimane relegato in un passato non troppo lontano, quando il caos di bancarelle, buttadentro, contrattazioni estenuanti “di principio” (150; no, 100; 130; no, 110; 120 last price; 115?), “spezie e colori” aveva ancora un alone di esotismo, di “vita vera”, che faceva passare la frustrazione della compravendita in secondo piano.
Ora, con lo spirito avventuriero in coma farmacologico e la sicurezza matematica di tornare da qualsiasi mercato con una fregatura – di dimensioni variabili – sul groppone, pensare di ingaggiare un confronto con la “vita vera” dei riksha e dell’umanità strabordante di New Delhi la domenica pomeriggio era sembrata un’idea troppo autolesionista.
Si torna quindi ai fondamentali della sopravvivenza, alla preservazione delle energie, minimo sforzo per massimo risultato. Ed è su questa massima mutuata dal sussidiario di scienze – “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” – che servizi di e-commerce prosperano convincendoci, tutti e in tutto il mondo, che la nostra comodità davanti al pc ha un valore inestimabile, a differenza di tutto ciò che, a portata di clic, si può comprare.
Se questo è vero in contesti tutto sommato accomodanti come Europa o Stati Uniti, dove uscire da casa per comprare pentole nuove o – come nel mio caso – attrezzi per aggiustare le pentole vecchie è operazione di routine e “già che siamo in giro facciamoci una passeggiata / prendiamoci un gelato”, in una megalopoli asiatica a tratti respingente come New Delhi, l’idea di non dover mettere il naso fuori da casa per assolvere a doveri di manutenzione domestica (e non per svago), la domenica pomeriggio, ha un appeal portentoso.
La magia è tutta qui: far incontrare la domanda e l’offerta (strepitosa), direttamente sul pianerottolo di casa.
Su Flipkart, esclusi complementi d’arredo particolarmente ingombranti e fusti di plutonio, si trova praticamente tutto. Quel tutto nel quale è difficile orientarsi e ci si ritrova, senza manco accorgersene, a valutare l’acquisto di una coppia di altarini di Ganesh da piazzare sul loro bel tavolino da puja in soggiorno (tavolino al momento inesistente, controlliamo su Flipkart se è in offerta), un set di attrezzi da lavoro per poter pensare di superare la mia colpevole latitanza dagli obblighi virili di convivenza, una coperta sintetica scontata all’82 per cento, gingilli hi tech, set di bicchieri, set di appendini in acciaio fino a pochi minuti prima ingenerosamente snobbati, contravvenendo ai diktat materni che “le camicie vanno appese, non piegate”.
La reticenza a dare troppi dettagli sensibili sul proprio conto al momento dell’acquisto – tipo iscriversi al servizio con obbligo di inserimento dati di carta di credito – viene spazzata via dalla dolce sigla CoD, acronimo di Cash on Delivery. Ovvero, quando come nel mio caso si decide di acquistare il set di attrezzi e gli appendini (meno di 500 rupie il primo, meno di 400 il secondo, e il cambio è 75:1 euro più o meno), si può richiedere che il pagamento venga fatto in contanti direttamente in mano al facchino di Flipkart.
Ché Flipkart, nell’utopia di portare all’estremo la qualità di un servizio “occidentale” sul territorio metropolitano indiano, ha saggiamente deciso di non affidarsi alle approssimative poste nazionali per la consegna dei prodotti, bensì arruola un numero tendente all’infinito di pony express Flipkart che, ogni santo giorno, sformicola operosamente nel traffico di Delhi a bordo di motorini branded Flipkart, vestiti con la divisa Flipkart, raggiungendo con successo e a tempo di record (spesso la consegna avviene il giorno seguente all’ordine online) gli angoli più remoti del tessuto urbano della capitale.
L’omino Flipkart che copre parte di Delhi sud – tre giorni dopo il mio click di conferma per aggiudicarmi astuccio nero con zip, martello, pinza, cacciavite con cinque punte intercambiabili – si è presentato inappuntabilmente esausto sul mio pianerottolo nel primo pomeriggio. Rifiutando (presumo come da ordini di scuderia) di entrare in casa e accomodarsi un attimo, ha sbrigato col sorriso le formalità della consegna – firma del modulo, ritiro dei soldi, consegna del pacco – chiedendo solo un bicchier d’acqua (rifiutando una più allettante Coca Cola con ghiaccio e limone, presumo come da ordini di scuderia), per poi caricarsi nuovamente lo zaino Flipkart strapieno di pacchi e riprendere il proprio giro.
In un paese dove fare i conti con disservizi di ogni genere è la prassi – e forgia il carattere – ritrovarsi seduti in soggiorno con un set di attrezzi in astuccio nero recapitato a casa propria senza il minimo intoppo è un’esperienza quasi mistica, commovente. È il fascino dell’efficienza tipico dei nazionalsocialismi del mercato 2.0, una gara alla “purezza della consegna” che qui in India vede scontrarsi giganti come Flipkart e Amazon, seguiti a ruota da new entry come Snapdeal.
Considerando che, secondo Open, il settore dell’e-commerce al momento in India è valutato intorno ai 3,1 miliardi di dollari (con proiezioni di crescita fino a 100 miliardi di dollari entro il 2020), l’incontro con la Provvidenza telematica nel proprio salotto pare sia avvenimento sempre più comune per centinaia di migliaia di indiani, alimentando una corsa all’ultima offerta tra gli attori sopra citati. C’è un enorme mercato di pigri da conquistare e noi non abbiamo paura.
Avvitare le viti lente di pentole probabilmente più economiche del set di attrezzi non è mai stato così liberatorio.
P.s. Lo stesso omino Flipkart, due giorni dopo, mi ha consegnato il set di 12 appendini in acciaio. E ora sì, mamma, le camicie le ho appese.
P.p.s. No, Flipkart non consegna fuori dall’India.
C’era un problema grave che pesava sul quieto vivere del terzo piano di Malviya Nagar. Le pentole fornite dal proprietario di casa Prim-ji, a furia di uso compulsivo e lavaggi poco ortodossi, ci stavano abbandonando: viti lente, manici traballanti, le operazioni culinarie – con benefici ricreativi annessi – hanno rischiato di essere seriamente compromesse dall’usura dei “mezzi di produzione”. Poi ho scoperto Flipkart, e tutto si è sistemato. Per sempre.