Amore Bugie e Calcetto è una bella commedia italiana uscita nelle sale nel 2008. Racconta le vicende di una squadra di calcetto di Trieste alle prese con gli imprevisti giornalieri della vita. Usa il calcetto come metafora dell’esistenza e a un certo punto cita la Legge di Nereo Rocco: in campo come nella vita.
La battuta la pronuncia Giuseppe Battiston in questo spezzone qui sotto, che ha un mini spoiler se ancora non avete visto il film (e se ancora non l’avete visto, fatelo).
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La stessa legge, qui in India, la si può applicare al rapporto con i rikshawalla, i guidatori di “tuc tuc”, uno tra i mestieri peggiori al quale si possa aspirare nel mercato del lavoro indiano se si considera la fascia poco al di sopra delle forme di schiavitù.
Il rikshaw è un mezzo imprescindibile per la middle class, cioè per coloro che non dispongono di abbastanza denaro per possedere un’auto o affidarsi a un driver, cosa più comune di quanto si possa pensare. Guidare nell’anarchia delle strade indiane può anche essere divertente, se rimane un’attività intrapresa con giocosità, sprezzo del pericolo e a cadenza sporadica; se però diventa routine necessaria, chi se lo può permettere paga qualcun’altro per divertirsi al posto suo alla guida. Altrimenti si affida ai rikshaw.
Il sistema di trasporti pubblici metropolitani di Delhi si avvale di una modernissima metro (materiali giapponesi, consulenza di Hong Kong, realizzazione indiana), un sistema di autobus abbastanza caotico e inefficace – considerando i livelli di congestine del traffico della capitale –, taxi inefficaci per i motivi di cui sopra e pure un po’ dispendiosi, e un esercito di rikshaw a motore, perfetti per agire nelle condizioni ostili della rete stradale di Delhi: sono piccoli come degli Apecar, hanno tre ruote, marce come la Vespa e ti portano virtualmente ovunque, forti di un caratteristico spirito anarchico positivo.

Gli impacci dei sensi di marcia, i lacci e lacciuoli delle precedenze da dare a destra, le convenzioni borghesi del non guidare sui marciapiedi non rappresentano ostacoli fisici, ma effimeri impedimenti mentali alla libertà personale di ognuno. Il rikshawalla, in questo senso vero eroe rivoluzionario, se ne fotte di tutto e giganteggia sulla miseria umana dell’ubbidienza acritica alle leggi sfrecciando sul suo trabiccolo a motore.
Conscio della propria ineluttabilità nella vita di tutti i giorni della capitale, il rikshawalla vende a caro prezzo la propria libertà, obbligando l’aspirante passeggero a una contrattazione spesso estenuante.
I rikshaw dovrebbero trasportare chiunque dovunque, azionando il tassametro governativo installato obbligatoriamente su ogni vettura. Ma la maggioranza delle volte il meter è karab (rotto), oppure ancora tarato sugli scatti prima dell’adeguamento tariffario (sconveniente per il rikshawalla considerando l’aumento del prezzo del greggio e la svalutazione della rupia contro il dollaro). Ci si ritrova quindi a dover pattuire il prezzo prima della corsa. E soprattutto, concordare la corsa.
Molti rikshaw concepiscono la propria mansione al pari di un autobus circolare, con mete prestabilite o, al massimo, con deviazioni dal percorso standard solo se in coincidenza di affari personali (fare la spesa, comprare alcolici, passare a prendere un amico…).

Qui a Malviya Nagar, Delhi Sud, i rikshaw ti portano quasi sempre solo fino alla stazione della metropolitana (30 rupie di corsa), poi da lì son affari tuoi: l’abbiamo costruita apposta.
Per tutte le altre destinazioni – e/o in caso di destinazione condivisa ma prezzo da concordare – occorre mercanteggiare, e qui possiamo applicare la Legge di Nereo Rocco, che si manifesta nelle seguenti macrotipologie:
Il Pietoso
Molto più efficace nella variante femminile de La Pietosa, il passeggero pietoso guida la contrattazione su un piano emotivo empatico, facendo leva sul senso di colpa – presunto – del rikshawalla. Si inizia con “please, bhaia” (bhaia = vezzeggiativo di fratello) , pronunciato in tono sofferente, per poi caricare di pathos aggiungendo informazioni evocative dello stato di miseria in cui versa l’aspirante passeggero, come “sono uno studente molto povero / fa molto freddo / fa molto caldo / sono una ragazza sola e potrei essere tua figlia, e se mi succede qualcosa? / mia madre o padre o sorella o fratello o zio mi ha appena chiamato e sta molto male devo tornare a casa al più presto”.
Richiede una certa dose di pazienza e perseveranza, oltre che spiccate doti di immedesimazione. Ha un tasso di successo intorno all’80 per cento.
L’Ideologico
L’ideologico è probabilmente il passeggero che incontra più difficoltà nel processo di contrattazione, partendo da una posizione spesso inconciliabile con lo spirito anticonformista del rikshawalla. L’Ideologico non si rifà al senso di giustizia legista, cioè “non puoi decidere tu se portarmi o no e men che meno a che prezzo farlo, è contro la legge”, bensì a un senso di Giustizia Morale, ovvero “non puoi fare come cazzo ti pare perché è Sbagliato”. La presa che un simile ragionamento può avere sul rikshawalla sfiora lo zero, comportando un elevatissimo senso di frustrazione nell’aspirante passeggero che spesso, sprovvisto di strumenti linguistici autoctoni, si lascia andare a insulti e atteggiamenti aggresivi verbali e non. Ha un tasso di successo intorno all’1 per cento.
Il Legista
A differenza dell’Ideologico, il Legista oppone all’immobilismo del rikshawalla la minaccia dell’intervento delle forze dell’ordine. “Davvero non mi porti? Allora adesso ne parliamo con la polizia” oppure “Davvero il meter non funziona? Benissimo, però voi rikshawalla avete votato in massa Aam Aadmi Party contro la corruzione, come la mettiamo? Adesso ne parliamo con la polizia”. Il rikshawalla sa – e presto lo scoprirà anche il Legista – che alla polizia, in larga maggioranza, non potrebbe importargliene di meno di una contrattazione complessa tra rikshawalla e passeggero, quindi si limita a non rispondere, dando il via alla gara di nervi: ti stanchi prima tu a minacciare o io ad aspettare? Tanto se chiami la polizia, io me ne vado.
Ha un tasso di successo intorno al 10 per cento (arrotondato per eccesso sulla base della sporadica benevolenza del rikshawalla).
Lo Spazientito
Lo Spazientito è convinto di non aver tempo da perdere e, facendo affidamento sulla legge dei grandi numeri, crede che prima o poi un rikshawalla che lo porti col meter dove vuole lo troverà. Appena si avvicina a un rikshawalla chiede se lo porterà a destinazione e se – come nel 99 per cento dei casi – il rikshawalla spara un prezzo oltraggiosamente alto, si gira dall’altra parte schifando la pochezza umana del proprio interlocutore, non gli rivolge più la parola e ne aspetta un altro.
Spesso rimane decine di minuti alla ricerca di un riksha, prima di chiedere a un Pietoso di aiutarlo a tornare a casa.
Ha un tasso di successo intorno al 20 per cento.
Il Loquace
Precondizione inevitabile: saper parlare bene hindi. Meglio se molto bene. Abbattute le barriere linguistiche, il passeggero si informa sullo stato di salute del meter con fare di circostanza, come se stesse facendo una domanda retorica, mentre già entra all’interno del mezzo. Il mix di sicurezza nella parlata e sfrontatezza nelle movenze fa vacillare la sicumera del rikshawalla che, preso in contropiede, si ritrova involontariamente costretto a far partire il tassametro e mettere in moto.
Ha un tasso di successo del 70 per cento (incrementato al 99 per cento nella variante femminile de La Loquace, specie se attraente).
Come si dice spesso – e a sproposito – in India si viene anche a cercare se stessi. Ecco, se volete venire qui a intraprendere il vostro viaggio introspettivo, fatelo in rikshaw. Che ci mettete meno.
Amore Bugie e Calcetto è una bella commedia italiana uscita nelle sale nel 2008. Racconta le vicende di una squadra di calcetto di Trieste alle prese con gli imprevisti giornalieri della vita. Usa il calcetto come metafora dell’esistenza e a un certo punto cita la Legge di Nereo Rocco: in campo come nella vita.