Il 20 novembre, si è registrata un’importante svolta nei rapporti tra Pakistan e Russia, con la firma del primo accordo di cooperazione bilaterale in ambito militare. Varie questioni sono state trattate in occasione della visita in Pakistan del ministro russo della Difesa Sergei Shoigu, la prima dalla nascita della Federazione Russia: dalla lotta al terrorismo e al narcotraffico, alla cooperazione in Afghanistan.

Il primo ministro pakistano Nawaz Sharif ha sottolineato la necessità di intensificare i rapporti in materia commerciale, che nell’ultimo anno hanno prodotto interscambi per il valore di appena 542 milioni di dollari. Di fondamentale importanza per il Pakistan sarebbe la possibilità di avvalersi della cooperazione russa anche in materia energetica, considerata la disastrosa condizione delle infrastrutture pakistane e la necessità di trovare nuove fonti di approvvigionamento.
Tuttavia, il reale motivo della visita del ministro russo della Difesa riguarderebbe la vendita al Pakistan degli elicotteri da combattimento MI-35 Hind, ideali per le operazioni di contrasto al terrorismo condotte nelle zone di frontiera con l’Afghanistan (paese in cui questi velivoli sono stati ampiamente testati negli ultimi anni). Un accordo per la vendita di 20 elicotteri era stato siglato già alcuni mesi fa, ma solo di recente ha ricevuto il via libero del Cremlino.
Un avallo politico che segue la decisione russa di revocare l’embargo sulla vendita di armi al Pakistan, ufficializzata lo scorso mese di giugno.
Sono molteplici le ragioni che hanno spinto la Russia a imprimere una svolta ai rapporti bilaterali con Islamabad. La più importante delle quali riguarda forse l’India.
Sin dall’epoca sovietica, Mosca ha rappresentato il più importante fornitore di armi per il mercato indiano. Secondo i dati forniti dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), dal 1950 ad oggi, circa il 70% delle importazioni di Nuova Delhi nel settore militare sarebbe di provenienza russa. Negli ultimi anni, tuttavia, l’India ha deciso di rivolgersi ad altri fornitori, alla ricerca di prodotti a più elevato tasso tecnologico.
Nel 2014, è divenuta il più importante mercato straniero per l’importazione di armi statunitensi, assorbendo forniture militari per il valore di 1,9 miliardi di dollari.
Già nel 2012, gli Stati Uniti avevano superato la Russia come principale esportatore di armi verso l’India, seguiti a ruota da Francia e Israele. Anche l’Italia stava riuscendo a ritagliarsi un importante ruolo nel settore della difesa, prima che lo scandalo AgustaWestland e la vicenda dei marò privassero il nostro paese di un mercato importante e in continua espansione come quello indiano (si calcola che nei prossimi 6-7 anni, Nuova Delhi spenderà tra i 250 e i 300 miliardi di dollari l’ammodernamento delle proprie forze armate).
Il rapporto tra India e Stati Uniti non si limita al solo settore della difesa, estendendosi a numerosi altri ambiti.
Durante la presidenza di George W. Bush, i due paesi avevano dato l’impressione di poter andare oltre la retorica relativa alla presunte affinità derivanti dalla condivisione di valori simili e al destino comune che unirebbe due tra le più grandi democrazie al mondo. Una partnership strategica sancita da un trattato di cooperazione nucleare che consentiva agli USA di vendere tecnologia e carburante nucleare all’India, sebbene Nuova Delhi non abbia mai sottoscritto il trattato di non-proliferazione (TNP). La realtà, però, si è dimostrata ancora una volta ben più complicata dei semplici proclami. Barack Obama e Narendra Modi, tuttavia, sembrano volerci riprovare. Ne è la prova l’invito al presidente americano a partecipare alle celebrazioni per l’anniversario della nascita della Repubblica indiana del prossimo 26 gennaio, un evento senza precedenti storici, che potrebbe segnare l’avvio di una nuova fase nei rapporti bilaterali. Nel recente passato, Obama aveva definito quella con l’India la “defining partnership” del XXI secolo, un’alleanza, dunque, in grado di spostare gli equilibri internazionali.
Sebbene ci sia ancora molta strada da percorrere, la Russia guarda con grande preoccupazione ai rapporti tra India e Stati Uniti, consapevole che un ulteriore slittamento di Nuova Delhi nell’orbita americana ne accentuerebbe l’isolamento a livello internazionale, privandola di un importante partner politico e commerciale, utile a controbilanciare la crescente influenza cinese.
La decisione del Cremlino di stabilire rapporti militari con il Pakistan, dunque, oltre che razionale dal punto di vista commerciale, potrebbe anche rappresentare un tentativo di esercitare pressioni sull’India, mostrando alle autorità di Nuova Delhi il prezzo da pagare per le politiche attuate nel settore della difesa. Difficilmente si giungerà a una rottura nei rapporti tra questi due paesi nel prossimo futuro, ma l’accordo russo-pakistano rappresenta il segnale di una tendenza che nei prossimi anni potrebbe sparire oppure accentuarsi, a seconda di quelli che saranno gli sviluppi nella regione ed oltre.
Dal punto di vista pakistano, si tratta, senza alcun dubbio, di un importante successo. Come già visto in precedenza, una più stretta alleanza con il Cremlino servirebbe diversi scopi, non ultimo quello di aumentare le possibilità del paese di entrare a pieno titolo nella Shangai Cooperation Organization (SCO), organizzazione di cui la Russia è uno dei membri più influenti (insieme alla Cina) e che, in questi ultimi anni, sta assumendo un ruolo sempre più importante nella regione.
Tuttavia, l’importanza dell’accordo con Mosca consiste soprattutto nel fatto che esso offre al Pakistan una potenziale, anche se per certi versi parziale alternativa all’alleanza con gli Stati Uniti. I rapporti con la Casa Bianca, infatti, sono stati in questi ultimi decenni caratterizzati da continui alti e bassi, sfiorando, a più riprese, la rottura. Solo l’impegno in Afghanistan, e la conseguente necessità di non alienarsi completamente il sostegno pakistano (utile soprattutto dal punto di vista della logistica, per i rifornimenti alle truppe e il ritiro di uomini e mezzi), ha spinto gli Stati Uniti ad adottare una politica di particolare riguardo nei confronti di Islamabad. Le critiche nei confronti dell’ambigua politica pakistana nel contrasto al terrorismo si sono fatte sempre più aspre in questi anni. Da ultimo, un recente rapporto del Pentagono ha apertamente condannato l’utilizzo, da parte del Pakistan, di alcuni gruppi terroristici come proxy per accrescere l’influenza del paese in Afghanistan e per controbilanciare la superiorità militare indiana. Tuttavia, come successo già all’indomani del ritiro sovietico dall’Afghanistan, il disimpegno americano dalla regione potrebbe coincidere con un ulteriore raffreddamento dei rapporti tra i due paesi, con la conseguente interruzione delle forniture militari. Un’alleanza con la Russia si rivelerebbe, in tal caso, estremamente preziosa.
L’accordo siglato il 20 novembre tra Pakistan e Russia ha, dunque, posto le basi per lo sviluppo di un rapporto di cooperazione, la cui portata sarà determinata dalle future dinamiche internazionali, ma che aggiunge, intanto, un nuovo tassello a un quadro regionale già di per sé estremamente complesso come quello dell’Asia centro-meridionale.
Il 20 novembre, si è registrata un’importante svolta nei rapporti tra Pakistan e Russia, con la firma del primo accordo di cooperazione bilaterale in ambito militare. Varie questioni sono state trattate in occasione della visita in Pakistan del ministro russo della Difesa Sergei Shoigu, la prima dalla nascita della Federazione Russia: dalla lotta al terrorismo e al narcotraffico, alla cooperazione in Afghanistan.