Ancora oggi in molte società si fatica a parlare apertamente di un certo argomento: il ciclo mestruale delle donne. Di conseguenza, anche i problemi ad esso associati sono difficilmente discussi, il che rende ancora più difficile risolverli.
In Gran Bretagna, una petizione online contro la tassa sugli assorbenti femminili ha recentemente raggiunto la quota di 194,500 firme. Tampax e assorbenti sono infatti classificati come prodotti “non essenziali, di lusso” dal dipartimento del governo anglosassone che si occupa della riscossione delle tasse, HM Revenue and Customs, e quindi tassati con un’aliquota del 5%. Ogni donna paga circa £3 l’anno e il governo guadagna in media £45 milioni annuali grazie a questa tassa. La tassa risale al 1973 quando l’aliquota era del 17,5%. Nel 2000 il governo ha abbassato l’IVA su tampax e assorbenti intimi al 5% in seguito ad una campagna di protesta. Oggi, gli attivisti britannici sostengono che la cosiddetta “tampon tax” rende meno accessibili dei prodotti importanti per la salute femminile. Certamente molti obietteranno che £3 non sono poi molti e che l’impatto sul budget annuale delle donne non possa essere così significativo. Tuttavia la questione non è soltanto problematica da un punto di vista finanziario, ma soprattutto per via dei presupposti sui quali la tassa si basa e il messaggi che inevitabilmente comunica.
Ogni donna concorderebbe che non c’è niente di “lussuoso” nell’avere il ciclo mestruale e che classificare gli assorbenti femminili come “non essenziali” è semplicemente assurdo. Eppure questi sono considerati meno necessari dei prodotti come le lame dei rasoi per uomo, sui quali l’IVA non si paga. La “tampon tax” è ancora più assurda se si pensa a tutti gli altri prodotti che non sono tassati, come is prodotti per l’incontinenza, carni esotiche e fiori di zucchero commestibili. Persino le salviette umide, che sono fatte con un materiale simile e svolgono pure una funzione simile, sono tax-free. Presumibilmente, si può vivere senza gustare carne di coccodrillo o fiori di zucchero mentre le donne hanno bisogno di tampax e assorbenti per poter andare al lavoro, in palestra, essenzialmente per fare qualsiasi cosa mentre hanno il ciclo. L’organizzatrice della petizione Laura Clayton ha commentato: “Sono prodotti essenziali perché senza di essi una donna con le mestruazioni non avrebbe modo di condurre una vita, sia privata che pubblica, attiva e normale e rischierebbe di compromettere la propria salute.”
La tassa è fondamentalmente sessista perché le donne devono pagare l’IVA sulle mestruazioni, come se avessero scelto di averle ogni mese o di essere l’unico sesso a poter avere una gravidanza. Purtroppo per molte donne al mondo gli assorbenti femminili sono un prodotto lussuoso, ma questo non dovrebbe certo essere la norma. Eppure, come Jessica Valenti ha scritto un anno fa in un articolo in cui chiedeva che gli assorbenti fossero gratis, “troppi governi non riconoscono che l’igiene femminile è una questione di sanità.”
Il governo anglosassone ha dichiarato di non poter azzerare la tassa a causa della legge dell’Unione Europea la quale pone un limite minimo del 5% sui prodotti tassabili. Per poter cambiare la tassa servirebbe il consenso di tutti i 28 paesi membri e il governo ritiene difficile riuscire ad ottenerlo al momento. La petizione rischia quindi di essere inconcludente.
Mentre festeggiamo la giornata internazionale della donna la petizione contro la tassa sugli assorbenti femminili ci ricorda quanto lunga la strada verso la parità di genere sia ancora.
Ancora oggi in molte società si fatica a parlare apertamente di un certo argomento: il ciclo mestruale delle donne. Di conseguenza, anche i problemi ad esso associati sono difficilmente discussi, il che rende ancora più difficile risolverli.