La Tate Modern di Londra ancora una volta si fa teatro di una grande personale tutta al femminile, giunta il 13 aprile al suo secondo atto a livello europeo dopo una prima tappa obbligata a Parigi, città d’adozione di Sonia Delaunay, magnetica astrattista di inizio Novecento.
The EY Exhibition è il titolo di questa imponente retrospettiva, che si propone di esplorare le sfaccettature di un’artista che – come testimoniano i 400 diversi pezzi in mostra – fu incapace di consacrarsi solo all’arte e scelse di spaziare, arricchirsi e contribuire all’evoluzione del mondo della moda e della danza, del design e dell’architettura, del tessile e persino quello pubblicitario.
Se volessimo stabilire un trait d’union tra i molteplici interessi della Delaunay, questo sarebbe rappresentato dal dinamismo, abbinato ad una ricerca tonale votata alla scelta di colori accesi e vitali.
Sonia è vissuta a cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del Novecento; nata ad Odessa in Ucraina, crebbe con lo zio adottivo tra la Russia e la Germania, dove prese lezioni di disegno, finchè non preferì le luci e gli stimoli della capitale francese, che la accolse nel 1906 e dove, una manciata di anni dopo, sposò il pittore Robert Delaunay. Suo marito ebbe su di lei una forte influenza per quel che ha riguardato le scelte cromatiche e lo studio della rifrazione della luce, approfondimenti comuni che culminarono nel Simultaneismo, una corrente artistica che affiancò Cubismo e Futurismo, incentrata sulla creazione di effetti di forma e movimento attraverso l’interazione dei colori. La costante ricerca artistica mescolata al proprio vissuto quotidiano ispirò in Sonia nuove sperimentazioni, prima in campo tessile e nella moda, in seguito negli ambiti più disparati.
Disegnando e realizzando in prima persona i suoi abiti, incentrati sulle ricerche prospettiche, la forma e la resa cromatica, Sonia fece del suo spirito moderno – all’avanguardia persino per gli stimolanti primi anni ’20 – una bandiera ed una seconda pelle, qualcosa da portare con sé e su di sé anche sotto forma di abito, di accessorio.
Le sue creazioni, ibridi tra arte e moda, hanno anticipato di diversi anni le visioni di artisti e designer contemporanei, ed oggi vengono presentate in un percorso espositivo che mostra l’incredibile varietà di spunti e punti di vista della Delaunay. Ad esempio, a fianco dei suoi abiti e degli arazzi, è possibile ammirare tre enormi murales lunghi sette metri, realizzati nel 1937 da Sonia in occasione dell’Esposizione internazionale delle Arti e della Tecnologia di Parigi, che celebrano le meraviglie della moderna tecnologia: automobili, aeroplani, treni e edifici e strutture come la Torre Eiffel.
L’atmosfera affascinante di questa esposizione, carica di forme e colori insieme eleganti e potenti, riempie gli occhi e la testa del pubblico in un abbraccio che si accompagna perfettamente a quello che si potrebbe pensare come il motto dell’infaticabile artista ” la pelle di questo nostro mondo”.
Attraverso la superficie delle sue opere, non importa su che supporto e che forma esse abbiano, ci è permesso osservare un mondo che ha una consistenza diversa per ognuno di noi, ma che può essere unito nella forza e nelle potenzialità del colore. Un mondo che davvero ha una sfumatura diversa a seconda di come decidiamo di viverlo perché, come diceva Sonia “Chi sa apprezzare le reazioni cromatiche, chi sa riconoscere l’influenza di un colore piuttosto che un altro, i contrasti e le dissonanze, è destinato ad un immaginario infinitamente vario”.
The EY Exhibition: Sonia Delaunay
Tate Modern, Londra
15 April – 9 August 2015
http://www.tate.org.uk
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