Torino, Europa un modello, in anticipo sui tempi, di riconversione di una città manifatturiera dopo la crisi della grande industria
Torino da capitale d'Italia a capitale dell'auto: La città cambia, si modifica, evolve e poche come Torino sono state nei secoli capaci di rinnovarsi e di seguire il cambiamento senza perdere il senso di sé.

Giuseppe Scognamiglio, nato a Napoli il 16 luglio 1963. Diplomatico, Manager, Giornalista, Professore. Direttore della rivista eastwest
Torino da capitale d’Italia a capitale dell’auto: La città cambia, si modifica, evolve e poche come Torino sono state nei secoli capaci di rinnovarsi e di seguire il cambiamento senza perdere il senso di sé.
La prima capitale d’Italia, che basò la propria economia sulla presenza dell’esercito e dell’Amministrazione. E poi ancora, di fronte alla svolta epocale rappresentata dall’avvento della trasformazione industriale organizzata sulla produzione manifatturiera.
Torino da capitale dell’auto al cambiamento degli assetti produttivi: Dopo un secolo vissuto da capitale italiana dell’auto, Torino ha conosciuto un profondo cambiamento degli assetti produttivi e di quelli socio-economici, conseguente all’avvio dei processi di deindustrializzazione. Torino e la sua provincia hanno vissuto e vivono una fase di profonda trasformazione del proprio tessuto produttivo; un mutamento che rende necessario affrontare processi di riconversione dell’economia e degli stessi luoghi industriali.
Oggi Torino è ‘città plurale’ a più vocazioni: Questo ha portato Torino a diversificato le proprie vocazioni e, contemporaneamente, si è concentrata sui settori produttivi ad alto contenuto di conoscenza. Investire su produzioni con forti valori immateriali basati sulla ricerca e l’innovazione: questa è la strada che l’economia cittadina ha intrapreso per disegnare il proprio futuro.
CITTA’ INDUSTRIALE AD ALTO CONTENUTO DI TECNOLOGIA
Citta industriale ma ad alto contenuto di tecnologia – automotive e aerospaziale: L’automotive era e rimane – seppur in forma differente – un punto di forza dell’economia cittadina e regionale. Torino continuerà ad essere uno dei più importanti hub dell’auto del mondo, anche perché qui opera un ampio settore dell’indotto e della componentistica, che ha saputo riqualificarsi e diventare sempre più internazionale (Torino è la seconda area per esportazioni in Italia). La città, inoltre, è sede di un numero crescente di attività di ricerca, innovazione di grandi gruppi internazionali: non solo Fiat- Chrysler, ma anche General Motors (con il centro ingegneristico Powertrain che ha sede al al Politecnico) e Volkswagen (che ha spostato qui da Verona la direzione commerciale). La scelta del gruppo Gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) di scommettere su prodotti di alta gamma, con investimenti su Maserati e il rilancio dell’Alfa Romeo consentirà all’indotto torinese di misurarsi su nuove sfide, con importanti opportunità sul mercato mondiale e per lo sviluppo di nuove tecnologie. E l’auto continuerà a essere un elemento fondamentale del sistema industriale della città.
Inoltre, la concentrazione di imprese, una ritrovata competitività e ambiti di eccellenza specifici come il design – che a Torino è protagonista non solo nel settore automobilistico con nomi come Bertone, Giugiaro, Pininfarina– o le ricerche sulle fonti d’energia alternativa come l’idrogeno, sono gli ingredienti di un rinnovato protagonismo sui mercati internazionali.
Il settore aerospaziale poi beneficia della compresenza in città di competenze differenziate che vanno dalla metallurgia all’elettronica e di grandi realtà come Alenia Space.
Queste sono solo alcune delle linee strategiche che porteranno le 228.000 imprese cittadine che esportano ogni anno beni per quasi € 16 mld (con un saldo positivo sull’import di 4 mld) a essere sempre più competitive in Europa e nel mondo: la sfida dell’internazionalizzazione è infatti il banco di prova della nuova economia torinese. Una sfida – quella dell’essere protagonisti in Europa – che si gioca tanto sul piano delle imprese quanto su quello delle istituzioni: hanno già sede a Torino, infatti, il Centro di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Istituto per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia e lo Staff College delle Nazioni Unite e la European Training Foundation dell’Unione Europea.
Secondo i dati presentati presso l’Unione Industriale di Torino ad aprile 2014, l’export piemontese (non solo torinese) cresce più della media nazionale: nel 2013 l’incremento è stato del 4% circa e, a fronte della stagnazione registrata a livello nazionale, il Piemonte si è confermato la quarta regione italiana in termini di volumi esportati. Tra i settori a maggior potenziale export del tessuto imprenditoriale regionale, i mezzi di trasporto (che hanno chiuso il 2013 con +17,5%, su cui ha inciso il comparto automotive), l’agroalimentare (+5,3%, in cui spicca l’andamento del distretto dei vini) e la moda, in particolare nell’alto di gamma (+2,5%), trainati dalla domanda proveniente dai mercati europei non-Ue (con Russia e Turchia in testa), dall’Asia Orientale (Cina e Giappone) e dagli Stati Uniti. La meccanica strumentale, altra eccellenza del territorio, nel 2013 ha registrato un rallentamento legato prevalentemente all’area Euro pur mantenendo livelli elevati di export (8,4 miliardi di euro) e intercettando il maggior dinamismo dei mercati di Nord Africa (+6,6%) e America Latina (+14,7%).
CITTA’ DELLA RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA
Torino, città della riqualificazione urbanistica e recupero dei siti industriali dismessi (Variante 200): ll cambiamento degli assetti produttivi, e di conseguenza di quelli economici, ha lasciato in eredità un patrimonio in attesa di una consistente azione di recupero e riqualificazione. La trasformazione urbana attraverso il progetto Variante 200 è un importante motore di sviluppo attraverso cui ridefinire le vocazioni della città. Non una semplice operazione immobiliare. A dimostrarlo, già oggi, il polo universitario progettato da Norman Foster, sorto sull’ex-area industriale Italgas; la previsione di un nuovo polo universitario specializzato in Scienze Motorie nell’area della Manifattura Tabacchi; un polo specializzato nell’ingegneria dell’auto a Mirafiori. Sono solo alcuni degli esempi che dimostrano come la rigenerazione urbana abbia interessato numerose aree industriali dismesse, consegnandole al contempo a nuove vocazioni, da quella universitaria a quella turistica.
CITTA’ A VOCAZIONE POLITECNICA-SCIENTIFICA E DELLA COLLABORAZIONE UNIVERSITÀ-PRIVATO
Torino città universitaria a vocazione politecnica e scientifica: Torino è sede di una delle migliori eccellenze accademiche italiane. Nel novembre 2013 la Commissione Europea ha conferito al Politecnico il logo “HR Excellence in Research”. Il Politecnico compare inoltre nei ranking internazionali e i risultati della ricerca nel VII Programma Quadro – programma di finanziamenti europei per il periodo 2007-2013 – sono molto positivi: l’Ateneo è stato partner in 287 progetti, con finanziamenti pari a € 63,4 mln. Numerosi i successi dell’Incubatore di impresa I3P, Incubatore Imprese Innovative Politecnico di Torino, primo incubatore italiano, quarto in Europa e undicesimo nel mondo (ranking Ubi Index – University Business Incubator) che dal 2000 ad oggi ha avviato 160 start up e supportato oltre 120 team imprenditoriali.
Torino è la dimostrazione di una città dove la collaborazione tra istituzioni accademiche e privato ha sempre portato a grandi sinergie ed opportunità. La collaborazione tra il Politecnico di Torino e la Fiat ad esempio evidenzia come università e aziende private possano trarre reciproci vantaggi dal portare avanti progetti di ricerca condivisi. L’Italia investe in ricerca lo 0.6% del PIL contro una media europea dell’1.8%. La collaborazione con il settore privato è quindi indispensabile per l’università italiana. Un altro esempio è ALTEC – Advanced logistics technology engineering center/Thales-Alenia Space (società pubblico-privata partecipata dalla maggiore azienda spaziale europea, Thales Alenia Space, dall’Agenzia Spaziale Italiana ASI e dal consorzio pubblico ICARUS costituito dagli enti locali e da Finmeccanica) e il Politecnico con particolare riferimento alla missione spaziale Gaia.
Sfruttando la presenza di prestigiose realtà universitarie, Torino sta mettendo in campo strategie per sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali legate al mondo della ricerca. Dietro un approccio del genere c’è la convinzione che il rapporto città-università sia fondamentale per la crescita dell’economia del sapere e che il mondo accademico possa e debba essere parte dello sviluppo sociale dei centri urbani.
CITTA’ AD ALTA CONCENTRAZIONE DI START-UP
Torino una delle prime capitali di imprese innovative in Italia: 2.033. Questo è il numero delle realtà nate dal 17 marzo 2013, data della creazione del Registro delle Imprese per “prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”. Così viene definita una startup dal Decreto Crescita 2.0, il provvedimento promosso dal Ministero per lo Sviluppo Economico per sostenere le iniziative di business innovativo. I dati più interessanti diffusi da Infocamere sono senza dubbio quelli relativi alla distribuzione geografica delle startup. Secondo i dati rilasciati da Infocamere a maggio 2014, Torino è tra i primi in classifica con il maggior numero di imprese ad alto valore tecnologico. Il Piemonte conta 158 imprese innovative di cui 115 a Torino, operanti soprattutto nei servizi, nell’industria, nell’artigianato, nel commercio, ma anche in turismo e agricoltura. Producono in prevalenza software e fanno consulenza informatica. Il fatto che Torino sia tra i primi posti in Italia conferma l’esistenza di un eccellente sistema universitario (a cominciare dal Politecnico di Torino) che si è saputo coordinare con le istituzioni.
Questo eccellente risultato torinese è dovuto “a un eccellente sistema universitario”. In particolare al Politecnico, con il suo incubatore I3P, è nata una generazione di imprenditori che lavorano nel digitale, cercando di dare risposte pratiche alle domande della comunità di cui fanno parte. Alcuni sono agli inizi, altri hanno messo su imprese che già camminano bene e fatturano centinaia di migliaia di euro l’anno. Sempre dall’incubatore del Politecnico di Torino esce Niso Biomed. Torinese, nata nel 2009, € 2 mln di investimento, un team di 6 persone, settore di appartenenza: biomedicale. Nel 2013 ha vinto il Premio Nazionale dell’Innovazione. Ora è la startup dell’anno visto che a febbraio 2014 ha ricevuto al Quirinale il Premio Leonardo Startup 2013, il premio dei premi per un progetto innovativo. L’azienda ha sviluppato EndoFaster 21-42, un dispositivo medico che analizza il succo gastrico migliorando le diagnosi e riconoscendo i fattori di rischio tumorale.
CITTA’ INTELLIGENTE: RIVENDICA PRIMATO NAZIONALE NELLE POLITICHE SMART E NELL’INNOVAZIONE SOCIALE
Torino, capofila delle città intelligenti: Torino è una città che rivendica costantemente il primato nazionale nelle politiche Smart e nell’innovazione sociale. L’Information and Communication Technology ha a Torino il primo distretto “senza fili” del Sud Europa – Torino Wireless– oltre a diversi centri di ricerca, come quelli di Microsoft, di Motorola e il Tilab di Telecom Italia. Da tempo ormai Torino lavora in funzione di essere – o di diventare – una Smart City. La Città di Torino, raccogliendo la sfida lanciata nel 2011 dalla Commissione Europea con l’iniziativa Smart Cities & Communities, si è candidata a divenire una “città intelligente”. Una città intelligente riesce a spendere meno e meglio senza abbassare la quantità e la qualità dei servizi forniti a cittadini e imprese. Investe in innovazione per consumare e inquinare meno. Sostiene la mobilità dei cittadini con un’efficace rete di trasporti che non impatta sull’ambiente e riduce la necessità dell’auto privata. Estende i diritti di cittadinanza attiva con il pieno accesso ai servizi pubblici e all’informazione, attingendo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione degli sportelli. Torino Smart City vuole essere tutto questo: un nuovo modello di sviluppo, sia sociale sia economico, credibile e fatto di interventi in cui la qualità della vita migliora. A gennaio 2014, il Consiglio comunale ha approvato il Masterplan “Torino smart city”, denominato “Smile” ” Nel dettaglio, il masterplan si compone di 45 progetti. Alcune di queste idee sono già avviate, altre sono ancora in fase di progettazione. Per quanto riguarda l’ambiente e la sostenibilità, si parte dalla gestione dei rifiuti attraverso l’utilizzo di sensori evoluti per la tracciabilità del rifiuto stesso per la sorveglianza delle aree di discarica abusiva e di situazioni ambientali a rischio. Si passa poi allo sviluppo di strumenti ICT che indichino i livelli di consumo/produzione di energia negli edifici pubblici e privati. Potrà capitare di sedersi su “panchine intelligenti”, dotate di prese USB per la ricarica di smartphone e wifi. Stessa cosa dicasi delle fermate degli autobus. Gli open data poi permettono di progettare soluzioni utili basate sull’utilizzo di dati pubblici, con la convinzione che sia possibile ideare nuovi servizi per creare valore dall’immenso patrimonio informativo pubblico che via via sta diventando disponibile grazie all’impegno dell’amministrazione. Ogni giorno sono prodotti milioni di dati, molti dei quali sono pubblici e posso essere utilizzati in un grande numero di applicazioni: per aiutare i cittadini nelle piccole scelte di ogni giorno come ad esempio prendere l’autobus o fare la spesa, oppure per raccogliere informazioni su decisioni importanti come acquistare una casa o iscrivere i figli a scuola, o ancora per vedere con maggiore trasparenza le scelte politiche e di prenderne parte. Perno fondamentale del progetto è la collaborazione tra il sistema pubblico e il mondo imprenditoriale privato. Da quando la Commissione Europea ha lanciato il progetto Smart City, al fine di finanziare e sostenere i soggetti virtuosi, capaci, in prospettiva, di riprogettare il proprio contesto urbano, ovviamente in chiave sostenibile, operando sull’ambiente, i trasporti e gli edifici, ma anche sulla governance, l’economia e la politica, Torino ha fatto notevoli passi in avanti, ponendosi come capofila delle città italiane.
CITTA’-COMUNITA’ DOVE L’ASCOLTO E’ DIVENTATO UNA REALTA’
Torino città capofila nella preparazione della pianificazione strategica partecipata: I cambiamenti degli assetti produttivi torinesi hanno portato portato dalla one factory town con una precisa vocazione industriale, dove ritmi e tempi erano scanditi dagli stabilimenti, a una nuova identità con molteplici vocazioni e modi di lavorare, spazi diversi tra tempo lavorativo e tempo privato. E’ mutata la vita delle famiglie, sono cambiati i mezzi di comunicazione e informazione, è cambiato il lavoro. Nel complesso si è modificata la prospettiva della disponibilità di risorse, private e pubbliche, delle famiglie e degli enti locali. Questi cambiamenti hanno ridisegnato il quadro di riferimento e aperto un acceso dibattito tecnico e politico sull’attualità delle scelte e dei modelli dei servizi. Torino ha voluto interpretare attivamente il difficile momento storico, puntando sulla partecipazione: avviando un dialogo costruttivo aperto alla partecipazione ed al coinvolgimento della società civile o degli stakeholder nella definizione delle politiche pubbliche. L’atto innovativo è stato quello di progettare e realizzare un percorso partecipativo aperto a personale dei servizi pubblici e privati, parti sociali, istituzioni accademiche e filantropiche, associazioni imprese con l’obiettivo di mettere a confronto bisogni, visioni e osservazioni sulle prospettive di sviluppo delle politiche pubbliche. L’intento è di promuovere una visione responsabile di chi sa come funzionano i servizi e se ne sente co-autore, evitando di delegare ad altri la soluzione di questioni e assumendosi la responsabilità di proposte.
L’obsolescenza ed l’inefficacia delle tradizionali logiche di gestione e di formulazione delle politiche hanno fatto emergere quindi un nuovo scenario, che segna il passaggio dal modello burocratico centralista ad un approccio di governo locale, in cui la formalità amministrativa cede il passo alla ricerca di efficacia dell’azione amministrativa e i rapporti gerarchici formali vengono gradualmente sostituiti da forme e modelli di cooperazione interistituzionale pubblico-pubblico, pubblico-privato orientati al raggiungimento di risultati. Ad esempio, se il Piano Regolatore dei Comuni italiani è un semplice atto amministrativo calato dall’alto, il Piano strategico si configura invece come un processo costante e sistemico di “pianificazione strategica condivisa” in cui i diversi attori del territorio si mobilitano per la costruzione e la esecuzione di un piano complessivo della città. Il piano strategico, quindi, rappresenta ed ha rappresentato per le amministrazioni che lo hanno intrapreso una scelta assolutamente volontaria. Il piano strategico urbano è divenuto uno strumento sempre più utilizzato in Italia dagli enti locali. Torino è stata la prima in Italia nel lontano 1998 ad avviare un piano strategico allora chiamato “Torino Internazionale” poi approvato nel 2000. Oggi Torino è impegnata nel riprogettare il proprio futuro e per farlo raccoglie le sue migliori energie ed intelligenze. L’attore di questo processo è l’associazione “Torino strategica”, evoluzione recente di Torino Internazionale. Le “visioni della città” ruotano attorno alle forti vocazioni del territorio, al fine di trasformarle in motori strategici di sviluppo in un ambito non solo locale ma anche nazionale ed internazionale. Tre i grandi temi proposti da Torino Strategica sono: Torino capitale del cibo, Torino città universitaria, Torino città internazionale. (La dimensione internazionale riguarda il sistema delle imprese, le università e gli enti di ricerca, gli enti formativi internazionali, le istituzioni culturali, il turismo, le comunità internazionali locali e il grado di internazionalizzazione dei torinesi).
CITTA’ DELL’ECCELLENZA ENOGASTRONOMICA
Torino capitale del cibo: Torino è una città che ha saputo valorizzare al meglio le sue eccellenze enogastronomiche. Non a caso Torino e il suo territorio possiedono un patrimonio enogastronomico riconosciuto a livello internazionale. La proposta di Torino/capitale del cibo nasce dal riconoscimento del fatto che nel contesto metropolitano torinese le molte dimensioni del cibo – sociali, economiche, culturali e ambientali – hanno ormai assunto un grado di maturità che consente di immaginare che quest’area diventi una vera e propria vocazione della città, riconosciuta a livello nazionale e internazionale (anche grazie al valore che ad essa è già riconosciuto quale brand italiano). Torino ha tutte le caratteristiche per essere considerata la capitale italiana del cibo. Poi qui in Piemonte sono nati Slow Food (associazione ‘di resistenza gastronomica’ come si autodefinisce, contro la dilagante banalizzazione del cibo) e Eataly e Grom (altro caso imprenditoriale di grande successo del cibo italiano: il gelato). Torino è anche sede del Salone del Gusto, manifestazione organizzata ogni due anni da Slow Food,
CONCLUSIONE: CITTA’ APERTA ALLE SFIDE COME VOLANO DI CRESCITA
Torino nella sua storia ha vinto molte sfide, dopo la crisi dell’industria dell’auto si è reinventata, cercando di superare la crisi economica con strategie innovative, in grado di attirare un nuovo tipo di imprenditorialità. In questi anni questa città è diventata plurale e coesa, ha gettato semi che hanno germogliato nelle direzioni giuste. Ora deve rafforzare questa pluralità di vocazioni, e può farlo solo con il contributo di tutte le competenze e intelligenze di cui la città è ricca.
Pianificare visioni di sviluppo coraggiose ed adottare originali approcci di governance locale attraverso le sinergie e gli sforzi comuni degli attori locali, permette non solo di catalizzare le risorse in una visione del futuro chiara e condivisa, collegata a un’idea di sviluppo partecipata e democratica ma anche di reagire ai cambiamenti in atto ed anticipare, invece che limitarsi a registrare passivamente, i processi in divenire. Solo così si può dare vita ad un'”idea di città” e formulare di un piano “della” città (e non “per” la città) che sia veramente in grado rispondere alla sfide che la contemporaneità ci pone. D’altronde Italo Calvino nelle Città Invisibile diceva “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” E Torino di risposte in questi anni, ha dimostrato di saperne dare tante.
Torino da capitale d’Italia a capitale dell’auto: La città cambia, si modifica, evolve e poche come Torino sono state nei secoli capaci di rinnovarsi e di seguire il cambiamento senza perdere il senso di sé.
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