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La lunga marcia della comunità Lgbt in Cina, tra mercato e diritti


Un partecipante del Pride Run, un evento parte della celebrazione LGBT di ShanghaiPRIDE a Shanghai, Cina, 17 giugno 2017. REUTERS / Aly Song

Nell’ultima settimana c’è stato un clamoroso dietrofront di Weibo, il sito di microblogging cinese con oltre 350 milioni di iscritti. Prima aveva comunicato che avrebbe bloccato e bannato ogni tipo di contenuto pornografico, in conformità alla legge sulla internet security, con particolare attenzione anche a quelli omosessuali. Weibo aveva sostanzialmente bloccato anche la semplice parola “gay”. Dopo una campagna di alcuni giorni contro Weibo, il social network è tornato sui suoi passi. Vittoria dei diritti, o suggerimento politico verso la tolleranza, dato che ormai la comunità gay cinese ha raggiunto numeri importanti per il mercato interno?

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