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In Transnistria, camere con vista sull’ultima oasi del leninismo


Nella regione separatista della Moldavia, la nostalgia per l’Urss genera buoni affari. Il socialismo reale però ormai è alle spalle. E le necessità dell’export avvicinano l’entità filo-russa e la Ue. Ponendo così le basi per la fine di lungo conflitto congelato.

Tiraspol, capitale della Transnistra. Foto di Martina Napolitano, Marco Carlone e Simone Benazzo

Nella regione separatista della Moldavia, la nostalgia per l’Urss genera buoni affari. Il socialismo reale però ormai è alle spalle. E le necessità dell’export avvicinano l’entità filo-russa e la Ue. Ponendo così le basi per la fine di lungo conflitto congelato.

Tiraspol – Dieci anni in una ONG, poi una nuova vita. “Ho gli stessi ideali di allora, solo li perseguo in maniera diversa”, precisa Dmitri, nella veranda del suo Red Star Hostel, una casetta ristrutturata con giardino, cucina al pianterreno e due letti a castello nel soppalco. Aldilà del muro scorre il Dnestr. Siamo a Tiraspol, capitale della Transnistria, regione separatista della Moldavia, meglio conosciuta come il “Paese sovietico che non esiste”. Con un gruppo di amici, Dmitri ha deciso di aprire due ostelli:oltre al Red Star, alla periferia della capitale, gestiscono il Lenin Street Hostel, che prende il nome dalla centralissima Strada Lenin, tagliata perpendicolarmente da Strada Karl Marx e Strada 25 Ottobre, nonché parallela di Boulevard Gagarin. A prima vista, un posto paradossale per iniziare un business, buttarsi nel turismo con un’attività privata.

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