Il Consiglio dell’Unione Europea non solo è l’istituzione di fatto con più potere, quella che ha spesso l’ultima parola sulle legislazioni finali, ma anche quella meno trasparente. Di anno in anno sembra che i ministri della pesca riuniti in Consiglio stabiliscano limiti alla pesca al di sopra dei livelli scientifici consigliati e questo, ricorda un report di Transparency International, avviene a porte chiuse e senza obblighi di render conto delle decisioni prese pur avendo un impatto non da poco sulle nostre vite.
È il Consiglio che nel suo ruolo di co-decisore e organo esecutivo può intervenire su tutta la legislazione Ue, dagli emendamenti alle proposte della Commissione. Lo studio della Ong (PDF scaricabile in fondo all’articolo) esamina il livello di trasparenza attraverso il caso studio delle negoziazioni annuali sulle quote della pesca del Consiglio Agrifish. L’ eccessivo sfruttamento dei mari ha portato conseguenze serie sia su quello che mangiamo che più in generale per l’ambiente. Nei mari del Nord Est atlantico e baltico la sovra-pesca (overfishing) coinvolge oltre la metà dei rifornitori di pesce e oltre il 61% è al disotto dei limiti di sicurezza biologici.
Le altre istituzioni Ue come il Parlamento e la Commissione e alcuni governi nazionali stanno già attenendosi a regole di trasparenza più restrittive, mentre se si volge lo sguardo al Consiglio, per i cittadini è rimasto anche virtualmente quasi impossibile rendersi conto di come le decisioni vengano prese all’interno: difficile capire quali rappresentanti si siano effettivamente espressi a favore o contro determinati provvedimenti. È anche l’unico organo che non partecipa al registro Ue per la trasparenza. A opporsi ad un miglioramento nella trasparenza del Consiglio sono stati proprio diversi stati membri. I più trasparenti sono la Svezia e l’Olanda che pubblicano i documenti sulle riunioni del Consiglio. Eppure ogni cittadino dovrebbe aver il diritto di essere informato della posizione del proprio governo su determinate tematiche. La conseguenza non può che portare al distacco e alla perdita di fiducia nelle decisioni prese nelle segrete stanze Ue e mettendo ancora più a rischio il supporto al progetto europeo, come evidenzia Transparency International.
Pesca, il Consiglio dell’Ue spesso a favore delle industrie
Seppure i Ministri concordino sull’impatto dannoso della pesca eccessiva su lungo termine, preferiscono prendere decisioni basate sul breve periodo a favore delle imprese e a discapito di un mercato della pesca sostenibile per tutta l’Europa. Negli ultimi quindici anni i Ministri avrebbero preso decisioni che superavano del 20% i livelli di pesca consigliati scientificamente. Il fatto è anche che trovare un accordo tra i rappresentanti di 28 paesi risulta difficile, ogni ministro tende a far poi l’interesse nazionale, spesso orientato all’industria. Per cercare di uscire tutti vincitori dai negoziati i ministri tendono a stabilire limiti nettamente più alti rispetto a quelli consigliati dagli esperti scientifici così che possono tutti annunciare di aver raggiunto un buon accordo. Questo non può che alimentare il rischio di una pesca non sostenibile, di esaurire man mano il mercato del pesce e di minare le basi di una pesca redditizia in futuro. Senza trasparenza tra l’altro è difficile che si possa essere al corrente dell’influenza che giocano altri gruppi di interesse dalle Ong alle industrie e questo fa si che nessun condizionamento possa essere registrato e regolato: un piccolo gruppo di attori esterni ha occasionalmente interazioni con i Ministri che concedono loro l’accesso a informazioni non pubblicate.
È estremamente difficile per coloro che non fanno parte di un gruppo di interessi o che non sono tra i pochi giornalisti a cui è data la possibilità di ottenere informazioni di prima mano, monitorare il processo e verificarne i risultati. La carenza di un’ informazione in tempo reale mina anche la possibilità di verifica, in quanto le decisioni prese e le posizioni dei singoli Ministri possono essere analizzate solo un mese dopo, quando le norme vengono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Ciò, secondo il report, contribuisce a una scarsa informazione mediatica che possa spiegare ai cittadini in maniera completa cosa c’è dietro ad ogni decisione, perchè con questo lasso di tempo la notizia è ormai vecchia per l’interesse dei media. Per ottenere informazioni di prima mano, diversi gruppi di interessi e rappresentanti delle industrie arrivano a utilizzare dei badge stampa.
Il Consiglio dell’Unione Europea non solo è l’istituzione di fatto con più potere, quella che ha spesso l’ultima parola sulle legislazioni finali, ma anche quella meno trasparente. Di anno in anno sembra che i ministri della pesca riuniti in Consiglio stabiliscano limiti alla pesca al di sopra dei livelli scientifici consigliati e questo, ricorda un report di Transparency International, avviene a porte chiuse e senza obblighi di render conto delle decisioni prese pur avendo un impatto non da poco sulle nostre vite.