Capo dell’intelligence turca, Fidan prende il posto di Mevlüt Çavuşoğlu. Conosciuto per aver gestito dossier delicati e aver partecipato alle negoziazioni con il PKK, avrà il compito di far valere il peso di Ankara a livello geopolitico: dai rapporti con la Nato al ruolo tra Russia e Ucraina, passando per la questione curda
L’anno del centenario per la Repubblica di Turchia spinge in avanti le prospettive politiche di Recep Tayyip Erdoğan in una fase storica tra le più delicate degli ultimi anni. Ankara affronta numerose sfide nel rafforzamento della sua posizione geopolitica, dovendo allo stesso tempo fare i conti con questioni di carattere interno, sia economiche — inflazione altissima — che politiche e securitarie — dal ritorno in grande spolvero dell’opposizione all’AKP alla situazione con i curdi. Alcune risposte alle difficoltà del Paese arrivano con le nomine a ruoli apicali di alcuni personaggi non certo avulsi alla storia governativa turca, come il nuovo Ministro degli esteri Hakan Fidan.
A capo dell’intelligence turca, MIT, da maggio del 2010, Fidan ha saputo farsi apprezzare per preparazione e competenza, avendo gestito dossier delicati. Come quello sui curdi, etnia della quale fa parte lo stesso padre del nuovo Ministro. Fidan ha partecipato da protagonista alle negoziazioni col PKK nel periodo compreso tra il 2008 e il 2015: la sua nomina può rappresentare un impulso positivo al processo di dialogo, fermo da numerosi anni. Una mossa sagace quella di Erdoğan, che ha colto il ruolo che i curdi hanno giocato nel corso delle ultime elezioni.
Fidan ha fatto parte delle delegazioni sia presidenziali che ministeriali in viaggio nelle nazioni più significative per la politica estera turca — dagli Stati Uniti alla Russia — a dimostrazione del ruolo di fiducia che ha saputo svolgere nel corso della sua carriera. Il MIT da lui guidato ha rappresentato unico canale di dialogo tra Turchia e Israele negli anni delle tensioni diplomatiche recentemente terminate, così come l’intelligence turca è stata coinvolta nelle discussioni per il ritorno al confronto diretto con la Siria. Con lui a capo del MIT è avvenuto l’allontanamento dei funzionari statali vicini al movimento di Fethullah Gülen, il leader del movimento accusato di aver fomentato il tentato colpo di Stato nel 2016.
Una figura, quella di Fidan, poco conosciuta dal grande pubblico ma certamente apprezzata da Erdoğan e dai gangli dello Stato turco. Dopo una lunga carriera dietro le quinte e numerosi anni alla guida del MIT, a 54 anni di età viene affidato a Fidan il ministero più importante, quello che rappresenta il volto di Ankara nel mondo. A lui il compito di trattare con la NATO per l’ingresso della Svezia, di mediare tra Russia e Ucraina per la fine del conflitto, di oliare i meccanismi di dialogo nella vasta area mediorientale. Specie nell’anno del centenario della Repubblica, una data storica di straordinaria importanza per la nazione, che acquisisce sempre più valore negli equilibri geopolitici internazionali e regionali.
Capo dell’intelligence turca, Fidan prende il posto di Mevlüt Çavuşoğlu. Conosciuto per aver gestito dossier delicati e aver partecipato alle negoziazioni con il PKK, avrà il compito di far valere il peso di Ankara a livello geopolitico: dai rapporti con la Nato al ruolo tra Russia e Ucraina, passando per la questione curda
L’anno del centenario per la Repubblica di Turchia spinge in avanti le prospettive politiche di Recep Tayyip Erdoğan in una fase storica tra le più delicate degli ultimi anni. Ankara affronta numerose sfide nel rafforzamento della sua posizione geopolitica, dovendo allo stesso tempo fare i conti con questioni di carattere interno, sia economiche — inflazione altissima — che politiche e securitarie — dal ritorno in grande spolvero dell’opposizione all’AKP alla situazione con i curdi. Alcune risposte alle difficoltà del Paese arrivano con le nomine a ruoli apicali di alcuni personaggi non certo avulsi alla storia governativa turca, come il nuovo Ministro degli esteri Hakan Fidan.