Isole, petrolio e contrastanti pretese di sovranità si scontrano al largo.
Alla fine del 2013 è uscita la quarta serie di “Battlefield”, un videogioco statunitense che ha spopolato tra i ragazzini di tutto il Mondo. Una delle sue missioni si chiama “South China Sea” – “Mar Cinese Meridionale”. La sua trama? Un plotone di soldati americani impegnati a combattere l’Esercito di Liberazione Popolare cinese proprio in queste acque.
Attanagliata tra rivendicazioni di armi e diritti, quella del Mar Cinese Meridionale è una questione tornata sulle pagine di tutti i giornali dal 2010, da quando gli Stati Uniti hanno inteso assumere il ruolo di mediatori per la risoluzione delle controversie legate alle sue Isole, le Paracels e le Spratlys, contese tra i Paesi frontalieri.
Cina, Taiwan, Filippine, Malesia, Vietnam e Brunei infatti, oltre ad abbracciare geograficamente questo grande specchio d’acqua di 3.500.00 km², ne rivendicano anche la sovranità per ciò che concerne le sue superfici insulari e i diritti di sfruttamento per ciò che attiene alle sue risorse.
La disputa del Mar Cinese Meridionale, rinominato Nan Hai (Mare del Sud) dai Cinesi, Dagat Kanlurang Pilipinas (Mare Occidentale delle Filippine) dai Filippini, e Bie’n Ong (Mare dell’Est) dai Vietnamiti, è ormai oggi un vero e proprio caso geopolitico che coinvolge quasi la totalità dei paesi dell’area e, seppur per ragioni differenti, gli Stati Uniti.
Se vuoi leggerlo tutto, acquista il numero in pdf per soli 3 euro.
Isole, petrolio e contrastanti pretese di sovranità si scontrano al largo.