Se solo un’altra delle ormai tre centrali attualmente attive dovesse cadere in mano ai russi, Kiev non sarà più in grado di controllare la metà dei suoi reattori nucleari, dando così a Mosca le chiavi per interrompere l’apporto energetico del Paese
Yuzhnoukrainsk (Ucraina meridionale) – Domato l’incendio sviluppatosi nel sito nucleare di Zaporizhzhia, i russi hanno il pieno controllo della centrale. I livelli di radioattività non hanno mai registrato livelli anomali, segno che nessun comparto radioattivo è stato manomesso.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia e i suoi reattori
La centrale è stata costruita durante il periodo sovietico. Inizialmente erano previsti quattro reattori con una potenza totale di 4GW a cui, tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta vennero aggiunti altre due unità. L’ultima, l’Unità 6, iniziò ad attivarsi nel 1995 ed è stato il primo reattore nucleare ucraino a essere costruito dopo l’indipendenza dalla Russia: un simbolo della rinascita economica e politica di Kiev e per questo importante nella guerra psicologica in atto tra Putin e Zelensky che si sovrappone a quella sul campo.
Ad oggi, dei sei reattori di cui dispone Zaporizhzhia, solo quello dell’unità 4 è in funzione con una potenza di 690MW; i reattori delle unità 2,3,5 e 6 sono in fase di raffreddamento e sono disconnessi dalla rete, mentre il reattore 1 è stato completamente spento per poter essere rifornito di combustibile nucleare.
Tutti i reattori sono di tipo PWR (Reattori ad acqua pressurizzata) VVER-1000, costruiti dalla russa Izhorskiye Zavody, assai diversi, più contenuti in volume e più sicuri di quelli RBMK a grafite in uso a Černobyl nel 1986. L’Ucraina, dopo l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, ha deciso di svincolarsi da Mosca per il rifornimento del combustibile nucleare, preferendo a compagnie russe l’americana Westinghouse Electric Company.
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Anche il deposito di scorie radioattive, operativo dall’agosto 2004 e costruito da un consorzio russo-statunitense formato dalla Kharkov Scientific Research & Design Institute Energoprojekt e dalla Duke Engineering & Services, è al sicuro. Il deposito ha una capacità massima di 9.000 barre di combustibile esausto assemblate in 380 cask, di cui 167 prodotti dalla Sierra Nuclear Corporation sono attualmente presenti nel sito.
A differenza del reattore, che è protetto da un contenitore primario in cemento e da un vessel in acciaio spesso circa 15 centimetri, il deposito di scorie e la piscina in cui sono temporaneamente conservate le barre di combustibile esausto sono le parti più vulnerabili di una centrale nucleare. Un eventuale rilascio di sostanze radioattive da parte delle piscine di stoccaggio e dal deposito di scorie produrrebbe un innalzamento di radioattività localizzato attorno al sito nucleare, mentre un rilascio di radioisotopi da un reattore provocherebbe un fallout che colpirebbe un’area ben più vasta.
Da ieri, quindi, dopo la centrale di Černobyl, anche quella di Zaporizhzhia è sotto controllo russo. A Černobyl le forze russe collaborano con la Guardia nazionale ucraina nel controllo dell’impianto, i cui livelli di radiazioni sono nella norma e vengono controllati sei volte al giorno.
Quello che preoccupa maggiormente è il fatto che le operazioni nella centrale, il cui reattore esplose nel 1986, sono gestite ininterrottamente da sette giorni dagli stessi operatori senza che questi abbiano avuto la possibilità di uscire dal sito, rischiando ripercussioni fisiche e psicologiche che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza dell’impianto. Si sono invece perse le tracce di quattro stalkers che, all’atto dell’invasione russa, si trovavano clandestinamente nella Zona di esclusione.
Gli impianti nucleari in Ucraina
L’Ucraina ha attualmente quattro impianti nucleari che nel 2021 hanno generato il 54% dell’energia prodotta nel Paese. Oltre alla centrale di Zaporizhzhia, la più grande in Europa, che potrebbe produrre il 40% dell’energia nucleare generata in Ucraina, c’è quella di South Ukrainian, dotata di tre reattori, due dei quali stanno funzionando con una potenza di 980MW ciascuno (il terzo è disconnesso dalla rete), quella di Khmelnitsky, con due reattori di cui uno in funzione a 980MW e quella di Rivno, in cui su quattro reattori tre forniscono in totale 2,1GW di energia. Quindi su un totale di 15 reattori nucleari, a oggi sette sono in funzione.
La centrale più vicina al fronte di guerra è da oggi quella di South Ukraine, che ha tre reattori VVER uguali a quelli di Zaporizhzhia. Se anche questa dovesse cadere nelle mani delle forze armate russe (e difficilmente gli ucraini riusciranno a difenderla), Kiev non sarà più in grado di controllare la metà dei suoi reattori nucleari, dando a Mosca le chiavi per interrompere l’apporto energetico del Paese.
La centrale è stata costruita durante il periodo sovietico. Inizialmente erano previsti quattro reattori con una potenza totale di 4GW a cui, tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta vennero aggiunti altre due unità. L’ultima, l’Unità 6, iniziò ad attivarsi nel 1995 ed è stato il primo reattore nucleare ucraino a essere costruito dopo l’indipendenza dalla Russia: un simbolo della rinascita economica e politica di Kiev e per questo importante nella guerra psicologica in atto tra Putin e Zelensky che si sovrappone a quella sul campo.