Lo storico militare Peter Mansoor scrive che Mosca ha mostrato una “incapacità sorprendente” nelle operazioni militari in Ucraina; ha invaso un Paese meno armato, e ha fallito lo stesso
L’operazione militare speciale della Russia in Ucraina – è il termine utilizzato dal Cremlino al posto di “invasione” e “guerra” – è cambiata: l’obiettivo, adesso, sembra essere la conquista della regione del Donbass, nella parte orientale del Paese, e magari dell’area intorno alla città di Mariupol, che garantirebbe un collegamento con la penisola della Crimea, nel sud, già annessa nel 2014. Non erano però questi i piani iniziali, ben più ambiziosi. Mosca si aspettava di prendere la capitale Kiev, rovesciando il Presidente Volodymyr Zelensky e instaurando un Governo fantoccio che le avrebbe assicurato il controllo dello Stato. E contava di farlo in breve tempo, puntando sulla netta superiorità numerica e di armamenti del proprio esercito per sbaragliare le forze ucraine.
Così non è stato. Come scrive Associated Press, l’invasione dell’Ucraina è iniziata male per la Russia ed è proseguita pure peggio. L’armata russa si è mostrata impreparata a reagire alla resistenza ucraina, incapace di adattarsi e non in grado di condurre operazioni complesse in aria e a terra; ha sottovalutato l’abilità degli ucraini di difendere il loro spazio aereo e ha commesso tanti errori di pianificazione e di gestione delle linee di rifornimento. “È davvero una pessima combinazione [di fattori, ndr], se si vuole conquistare un Paese”, ha detto all’agenzia Peter Mansoor, che insegna Storia militare all’Università statale dell’Ohio, negli Stati Uniti.
Anche se la guerra non sembra stare andando come il Presidente Vladimir Putin pensava o avrebbe voluto, la Russia – nonostante le difficoltà e le perdite di uomini e mezzi – potrebbe comunque raggiungere i suoi nuovi obiettivi, rivisti al ribasso. Per quanto tenace si sia rivelata la resistenza ucraina, e per quanto efficaci siano le armi fornite dall’Occidente (i missili portatili anticarro e antiaereo come i Javelin e gli Stinger), la sproporzione di forze tra i due schieramenti, infatti, rimane.
Un fallimento storico
E tuttavia il fallimento russo nella conquista di Kiev verrà ricordato a lungo, per due motivi: perché nessuno si aspettava un esito del genere, prima che partisse l’invasione; e poi perché ha fatto emergere tutte le debolezze di un esercito considerato ben più potente. Frederick Kagan, storico militare del think tank Institute for the Study of War, ha detto ad Associated Press che la rivelazione è stata “sorprendente” e ha aggiunto di non conoscere un precedente storico paragonabile: quello che è successo è che una grande potenza militare ha invaso un Paese meno armato dopo aver scelto il momento opportuno, e ha fallito lo stesso.
L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata il 24 febbraio scorso con un attacco via elicotteri Mi-8 all’aeroporto di Hostomel-Antonov, a nord-ovest di Kiev, che avrebbe dovuto fungere da postazione per l’assalto alla capitale. La Russia alla fine ne ottenne il controllo, ma perse diversi aeromobili; anche l’offensiva contro la base aerea di Vasylkiv, a sud di Kiev, si rivelò complessa e dispendiosa.
Le operazioni condotte al di là delle linee nemiche, come quella all’aeroporto di Hostomel, sono effettivamente complicate e rischiose. Anche gli Stati Uniti, per esempio, incontrarono difficoltà quando, il 24 marzo 2003, durante la guerra in Iraq, fecero volare una trentina di elicotteri Apache dal Kuwait all’Iraq per colpire una divisione della Guardia repubblicana irachena: subirono perdite e danni e decisero infine di annullare la missione. Riuscirono però a riprendersi dalla sconfitta, e all’inizio di aprile occuparono Baghdad. I russi, invece, non hanno aggiustato e migliorato la loro campagna dopo Hostomel: hanno cercato, senza successo, di circondare Kiev e infine si sono ritirati dall’area, abbandonando anche l’aeroporto in questione.
Peter Mansoor sostiene che la Russia abbia mostrato una “incapacità sorprendente” di svolgere funzioni militari basiche, come la valutazione delle risorse e dei movimenti necessari alla presa di Kiev. Mosca, prosegue lo storico, “ha dimostrato di essere del tutto incapace di condurre una guerra corazzata moderna”. A farsi notare è stato anche il numero elevato (forse sette) di generali uccisi: un fatto insolito, perché di norma questi ufficiali non partecipano ai combattimenti. Per fare un confronto, nelle guerre in Afghanistan e in Iraq gli Stati Uniti persero un generale solo.
Perché è meglio essere cauti nei giudizi
Nonostante il ripiegamento forzato sul Donbass, dove si sta concentrando l’offensiva russa e dove esistono delle forze vicine a Mosca (i separatisti delle autoproclamate repubbliche di Doneck e Luhansk), è forse troppo presto per dire se il Cremlino abbia abbandonato il suo target iniziale, ossia Kiev. La Russia potrebbe infatti sfruttare l’operazione militare nell’Ucraina orientale per riorganizzarsi, riarmarsi e, in seguito, tentare di invadere di nuovo l’area della capitale. Alla base ci sarebbe quindi una ridefinizione della natura del conflitto – una guerra prolungata e non “lampo” –, ma non uno scostamento dall’obiettivo strategico e ultimo.
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