Biden spera di annunciare presto l’avvio dei colloqui con Mosca e alcuni membri Nato per abbassare la temperatura alla frontiera con l’Ucraina. Mosca vuole che il Paese resti uno Stato “cuscinetto” tra la Russia e la Nato
Durante la videoconferenza con l’omologo russo Vladimir Putin, il Presidente americano Joe Biden sembra aver fatto delle concessioni importanti alla Russia sull’Ucraina, che forse porteranno a un allentamento delle tensioni militari al confine ma che potrebbero non risultare troppo gradite a Kiev.
Mercoledì Biden ha detto infatti che spera di annunciare presto, forse proprio oggi, l’avvio di colloqui di alto livello tra Washington, Mosca e “almeno quattro” Paesi membri della Nato per “abbassare la temperatura sul fronte orientale”: ossia la frontiera tra Russia e Ucraina, dove il Cremlino ha schierato decine di migliaia di soldati facendo temere per una possibile invasione.
Cosa vuole Putin
La Russia ha già annesso un pezzo d’Ucraina – la penisola della Crimea, nel 2014 – e sta sostenendo i ribelli separatisti dell’est nella loro guerra contro il Governo centrale di Kiev. Per di più, Putin insiste moltissimo sui legami culturali e storici tra russi e ucraini (ne parla come di “un unico popolo, un tutt’uno”). Inglobare l’intero Paese è però un piano assai difficile da realizzare; nel più breve termine, quindi, Mosca vuole che l’Ucraina resti un “cuscinetto” di sicurezza tra sé e la Nato, ostacolandone il suo eventuale ingresso nell’alleanza. Benché da diversi anni Kiev stia ricercando una maggiore integrazione con l’Occidente, la strada per la sua adesione al blocco atlantico rimane lunga e complicata.
Cosa ha detto Biden, e cosa teme l’Est Europa
È proprio di questo, del “futuro delle preoccupazioni della Russia rispetto alla Nato”, che si discuterà al vertice multilaterale annunciato da Biden. Non è chiaro quali membri dell’organizzazione prenderanno parte alle trattative, ma potrebbero essere gli stessi quattro a cui la Casa Bianca ha telefonato prima di parlare con il Cremlino: ovvero Francia, Germania, Italia e Regno Unito.
Sarebbe, nel caso, un gruppo sbilanciato nelle posizioni: l’Europa occidentale tiene una linea tendenzialmente moderata nei confronti di Mosca; la parte orientale del continente, invece, guarda con preoccupazione all’aggressività e alle mire espansionistiche del vicino. La durezza dell’est – escluso dal tavolo, se la ricostruzione è corretta – verso la Russia è tuttavia condivisa da Londra.
Putin vuole dalla Nato un impegno formale che attesti la rinuncia all’allargamento verso oriente (l’Ucraina). Biden ha detto che spera di raggiungere un “accomodamento” con Mosca che stabilizzi la situazione nel Vecchio continente. Ma l’Est Europa teme che l’indulgenza americana possa lasciare il campo libero ai russi: un funzionario di un membro Nato di queste parti ha dichiarato al Financial Times che ogni tentativo di compromesso sulla sicurezza con la Russia “deve venire immediatamente tagliato alla radice”.
Giovedì Biden ha parlato con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con i Nove di Bucarest (un gruppo interno alla Nato che riunisce la colonna dall’Estonia alla Bulgaria). Ma ha già escluso l’eventualità di un intervento armato unilaterale degli Stati Uniti in Ucraina per contrastare l’invasione russa. Ha ricordato che, in quanto parte della Nato, l’America ha l’obbligo di difenderne i membri in caso di attacco, ma quell’obbligo non si estende all’Ucraina, che non ne fa parte. Tuttavia, il Presidente americano ha anche aggiunto che, se dovesse essere necessario, Washington manderà supporto militare a Kiev e aumenterà la sua presenza nei Paesi dell’alleanza atlantica.
Per dissuadere Mosca, poi, Biden ha detto di aver messo a punto un pacchetto di ritorsioni economiche che colpirebbero il debito russo, escluderebbero il Paese da alcune transazioni finanziarie e annullerebbero il gasdotto Nord Stream 2 con la Germania (completato ma non ancora attivo).
“Più grande anche dell’Ucraina”
Come riportato da Associated Press, per spegnere il fuoco tra l’Europa e la Russia, gli Stati Uniti potrebbero fare pressioni sull’Ucraina per convincerla a riconoscere un certo grado di autonomia ai territori orientali, quelli controllati dai separatisti filorussi. Un’autonomia ovviamente limitata: la regione del Donbass potrebbe ottenere maggiore controllo sui propri sistemi sanitario e scolastico, ad esempio, ma niente che possa compromettere la sovranità nazionale: in altre parole, l’est non potrà avere la capacità di interferire con gli indirizzi generali decisi dal governo centrale mettendovi il veto.
Si tratta, in buona sostanza, di recuperare il contenuto dell’accordo di pace raggiunto nel 2015 – dietro mediazione franco-tedesca – tra Kiev e i ribelli dell’est, nel quale si parlava di formalizzare uno “status speciale” delle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk sulla base delle loro “peculiarità” (la concentrazione di parlanti russo, ad esempio).
L’amministrazione Biden vuole far calare i venti che soffiano sul fuoco di guerra in Europa perché ha altri quadranti del mondo sui quali concentrarsi. Ma non vuole rinunciare al monitoraggio della Russia e alla deterrenza. Perché ne va della reputazione internazionale degli Stati Uniti, e poi perché la crisi al confine russo-ucraino è “più grande anche dell’Ucraina”. Lo ha detto martedì il segretario di Stato Antony Blinken durante un evento organizzato dal Wall Street Journal. In ballo non c’è soltanto l’integrità territoriale di Kiev, cioè, ma il principio generale che i confini dei Paesi non possono venire violati o riscritti con l’uso della forza. L’allusione è forse ai programmi della Cina su Taiwan.
Mercoledì Biden ha detto infatti che spera di annunciare presto, forse proprio oggi, l’avvio di colloqui di alto livello tra Washington, Mosca e “almeno quattro” Paesi membri della Nato per “abbassare la temperatura sul fronte orientale”: ossia la frontiera tra Russia e Ucraina, dove il Cremlino ha schierato decine di migliaia di soldati facendo temere per una possibile invasione.