Il Dipartimento di Stato ha autorizzato l’Estonia, la Lettonia e la Lituania a inviare armi americane all’Ucraina, sempre più preoccupata per il rischio di un’invasione russa
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha autorizzato l’Estonia, la Lettonia e la Lituania a inviare armi di fabbricazione americana all’Ucraina. Il Paese – ma non solo: anche il resto d’Europa, gli Stati Uniti e gli altri membri della Nato – è preoccupato per le centomila truppe che la Russia ha schierato vicino alla frontiera comune, senza fornire spiegazioni convincenti.
Considerata l’intensità della crisi, si teme un’invasione russa in territorio ucraino e lo scoppio di una guerra più grande. È una possibilità, benché non la più probabile: Mosca non è infatti nelle condizioni di sostenere un conflitto e ha altri obiettivi prioritari (evitare che la Nato raccolga adesioni in prossimità dei suoi confini, innanzitutto).
Quali armi all’Ucraina?
L’approvazione che Washington ha concesso ai tre Paesi baltici sui trasferimenti di armamenti americani all’Ucraina è rilevante. Non sappiamo con precisione di quali armi si tratti, ma si può ipotizzare che l’Estonia doterà Kiev di missili anticarro Javelin (eventualmente utili contro i veicoli corazzati russi), mentre la Lituania manderà missili modello Stinger per la difesa aerea.
A dicembre, peraltro, l’amministrazione di Joe Biden ha preparato un pacchetto di assistenza militare all’Ucraina da 200 milioni di dollari, più la fornitura di equipaggiamenti vari provenienti dalle scorte statunitensi per un valore di 60 miliardi.
Perché l’ok degli Stati Uniti ai Paesi baltici è importante
Al di là dei dettagli sugli armamenti e le cifre, l’accordo ribadisce la postura fermamente antirussa delle tre repubbliche baltiche, un tempo parte dell’Urss e oggi ostili nei confronti dei piani del Cremlino per l’espansione dell’influenza (e del territorio, come nel caso della Crimea) della Russia nello spazio ex-sovietico.
Ed è importante, inoltre, perché conferma il piano di Washington per “l’appaltamento” del contenimento di Mosca a Estonia, Lettonia e Lituania. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di impegnarsi in prima persona per la difesa dell’Ucraina – non è una nazione rilevante per gli interessi americani, che si concentrano altrove –, e sfruttano quindi a loro vantaggio i timori dell’area baltica per l’agenda geopolitica del grande vicino.
Le parole di Biden, quelle di Macron e le divisioni nella Nato
Mercoledì il Presidente americano Joe Biden ha detto di aspettarsi una qualche mossa della Russia sull’Ucraina. Ha aggiunto che Mosca verrà punita severamente in caso di invasione, mentre una “incursione minore” innescherebbe contromisure più contenute.
L’amministrazione Biden ha preparato una serie di sanzioni economiche-finanziarie da imporre, nel caso, alla Russia. Non sono chiare però le circostanze di applicazione, e le ultime dichiarazioni del presidente sono del resto vaghe: parla di incursioni minori senza specificare cosa intenda, e fa lo stesso quando accenna alle risposte disastrose per i russi in caso di invasione. Non è un segnale di superficialità, ma – al contrario – una scelta intenzionale: l’utilizzo di termini ambivalenti e di definizioni generiche serve ad aumentare la deterrenza nei confronti del bersaglio, che si ritrova a dover agire senza avere la certezza di cosa andrà incontro. “Le grandi nazioni non possono bluffare”, ha detto Biden. Ma possono essere ambigue.
La Casa Bianca pensa anche che sia “molto importante” mettere tutta la Nato “sulla stessa lunghezza d’onda” quando si parla di Russia e di repliche alle sue azioni. Non sarà facile. L’alleanza è guidata dagli Stati Uniti ma è composta da tante anime, alcune più russofobe e altre più filorusse. Tra le prime ci sono Estonia, Lettonia e Lituania; tra le seconde la Francia, che a Mosca vorrebbe aprire.
A questo proposito, mercoledì il Presidente francese Emmanuel Macron ha detto che l’Unione europea dovrebbe instaurare un “dialogo franco” (nel senso di schietto) con la Russia e giungere alla definizione di un “nuovo ordine di stabilità e sicurezza”. L’Eliseo vuole che il Vecchio continente si discosti dalla linea della Casa Bianca per inseguire le proprie necessità, che sono diverse da quelle americane: Washington è contraria a ogni allineamento tra Mosca e i Paesi europei, percependo la cosa come un danno per la propria egemonia.
Macron parla di un interesse europeo come se ne esistesse uno solo e condiviso, ma la realtà è diversa. La Francia, o anche la Germania e l’Italia, non percepiscono la Russia allo stesso modo dell’Estonia, per esempio. Quello che Parigi potrebbe considerare un’apertura conveniente a Mosca, Tallin lo interpreterebbe come una concessione pericolosa per la sicurezza nazionale.