Ue: stretta sulle Big Tech da parte di Francia, Germania e Paesi Bassi
I tre Stati membri chiedono all'Ue azioni più severe e ambiziose per contrastare l'acquisizione di aziende tecnologiche emergenti da parte dei giganti del web
I tre Stati membri chiedono all’Ue azioni più severe e ambiziose per contrastare l’acquisizione di aziende tecnologiche emergenti da parte dei giganti del web
Il Commissario europeo per l’agenda digitale Margrethe Vestager parla durante una conferenza stampa online sul caso antitrust di Apple presso la sede dell’Ue a Bruxelles, Belgio, 30 aprile 2021. Francisco Seco/Pool via REUTERS
Francia, Germania e Paesi Bassi hanno criticato l’Unione europea per non essere sufficientemente ambiziosa nel contrastare le acquisizioni delle aziende tecnologiche emergenti da parte dei colossi del settore come Google, Amazon, Facebook e Apple (le cosiddette GAFA o Big Tech).
La critica è contenuta in un documento firmato da Bruno Le Maire, Peter Altmaier e Mona Keijzer – i Ministri dell’Economia di Francia, Germania e Paesi Bassi, rispettivamente –, oltre che dal Ministro francese dell’Economia digitale Cédric O. Ed è rivolta al Digital Markets Act, il regolamento presentato lo scorso dicembre dalla Commissione europea per rilanciare e tutelare la concorrenza nel settore digitale.
Il problema delle acquisizioni
Il Digital Markets Act era in realtà stato descritto come una proposta ambiziosa, almeno sulla carta: punta a identificare i gatekeeper – cioè le società più “forti”, dominanti, quelle in grado di influenzare o limitare la partecipazione al mercato digitale – e a obbligarli a rispettare una serie di regole sulla concorrenza equa: prima di poter procedere con le acquisizioni di aziende rivali, ad esempio, dovranno informare Bruxelles e ottenere l’autorizzazione.
Quando si parla di Big Tech che acquisiscono potenziali competitor prima che diventino una minaccia troppo grande alla loro posizione dominante, si parla solitamente dell’acquisto di Instagram (2012) e di WhatsApp (2014) da parte di Facebook. Al di là dei casi d’impatto come questi due, però, spesso le operazioni di acquisizione avvengono tra molto meno clamore mediatico e riguardano aziende piccole e quasi sconosciute. Per esempio, nel 2019 – quando il Regno Unito era ancora parte dell’Unione europea – l’americana Apple comprò Spectral Edge, una startup britannica che aveva sviluppato una tecnologia di intelligenza artificiale per migliorare la qualità delle foto scattate dagli smartphone. Il valore dell’accordo non venne dichiarato.
Più potere agli Stati membri
I firmatari del documento franco-tedesco-nederlandese scrivono che l’Europa deve “rafforzare e velocizzare il controllo sulle acquisizioni” in modo da contrastare l’approccio delle grandi aziende tecnologiche che “sistematicamente acquistano le compagnie nascenti per soffocare la concorrenza”. Chiedono inoltre alla Commissione di concedere più potere legislativo ed esecutivo ai Paesi membri in materia di politica tecnologica e una maggiore “collaborazione proattiva” tra le istituzioni europee e statali.
Il testo del Digital Markets Act dovrà passare per una serie di negoziati e di modifiche; si pensa che la versione finale verrà approvata entro l’anno prossimo. Parigi, Berlino e L’Aia vogliono che Bruxelles indichi delle soglie chiare per le Big Tech in merito alle acquisizioni di aziende dall’alto potenziale ma dal fatturato ancora basso, per evitare pratiche predatorie. Molto dipenderà però dalla definizione esatta di gatekeeper che verrà elaborata dall’Unione europea e da quali società rientreranno nel termine.
Il coordinamento Francia-Germania-Paesi Bassi
Il documento di Francia, Germania e Paesi Bassi è rilevante, oltre che per la richiesta in sé, anche per l’insieme dei soggetti che l’hanno presentato. Mentre infatti Parigi (soprattutto) e Berlino hanno un approccio più scettico nei confronti delle Big Tech straniere e spingono per una strategia industriale europea più protezionista, che tuteli le aziende locali, L’Aia generalmente predilige una linea più “aperta”, con poche regole.
Ma il Governo nederlandese aveva già mostrato di aver cambiato idea sulle piattaforme tecnologiche. In un position paper redatto insieme alla Francia nell’ottobre 2020 si leggeva della necessità di un intervento preventivo nei confronti dei gatekeeper, per evitare che la loro posizione dominante crei un danno irreversibile nel mercato digitale, impedendo agli attori più piccoli di competere.
Veniva tuttavia specificato che l’intervento dovrà essere “proporzionato”, “caso per caso”, perché “andare pesante” potrebbe ostacolare l’innovazione, invece che stimolarla.
I tre Stati membri chiedono all’Ue azioni più severe e ambiziose per contrastare l’acquisizione di aziende tecnologiche emergenti da parte dei giganti del web
Francia, Germania e Paesi Bassi hanno criticato l’Unione europea per non essere sufficientemente ambiziosa nel contrastare le acquisizioni delle aziende tecnologiche emergenti da parte dei colossi del settore come Google, Amazon, Facebook e Apple (le cosiddette GAFA o Big Tech).
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