Nell’ambito dell’Eurozona è sempre più “delitto” il mancato rispetto dei parametri europei sul deficit. Ma il “castigo” delle sanzioni funziona? E nel parlare di Delitto e Castigo come non pensare anche alle relazioni del nostro continente con la Russia? A queste domande risponde il fact-checking di Pagella Politica.
Le regole europee non fanno paura a nessuno?
VERO – Il peccato originale avvenne nel 2003, anno della flagrante violazione delle regole comunitarie riguardanti i conti pubblici da parte di Francia e Germania. E ora i “falchi”, nordici in testa, si chiedono quanto siano efficaci queste regole. Attualmente ben 11 Paesi hanno procedure di deficit eccessivo aperte; di questi, cinque (Francia, Grecia, Portogallo, Regno Unito e Spagna) sono in violazione dal 2009. In passato, la Commissione ha intavolato procedure di deficit eccessivo nei confronti di altri 15 Paesi. Questo lascia appena 2 Paesi (Estonia e Svezia) con la ‘fedina fiscale’ immacolata. Considerando poi che, dei 15 Paesi che erano membri dell’Ue nel 2002, più della metà hanno sostenuto livelli di deficit superiori al 3% del PIL per più della metà del decennio successivo, non si può certo dire che la disciplina sia stata proprio ferrea.
La Commissione Europea non può rifiutare un bilancio nazionale
FALSO – Tra le regole introdotte per irrigidire la disciplina fiscale dei Paesi dell’Eurozona vi è il cosiddetto “Two Pack”, che obbliga le nazioni dell’Eurozona a presentare i propri bilanci alla Commissione ed all’Eurogruppo prima di farli approvare dai Parlamenti nazionali. Di fronte alle opposizioni in Assemblea Nazionale, Manuel Valls si è difeso dalle accuse di aver accettato una perdita di sovranità nei confronti di Bruxelles, insistendo che la Commissione non ha il potere di rifiutare un bilancio nazionale. Questo è parzialmente vero: nonostante le sanzioni non scattino automaticamente in caso di “seria inadempienza” con il Patto di Stabilità, sia la Francia che l’Italia hanno scelto di rispondere in maniera accomodante alle richieste della Commissione, aumentando l’aggiustamento del deficit strutturale. La sovranità sul bilancio nazionale, pur nelle mani degli organi legislativi ed esecutivi nazionali, sembra quindi erodersi.
Le sanzioni russe all’Ue e europee alla Russia hanno costi di miliardi di euro
VERO – Nel marzo di quest’anno l’Unione Europea ha imposto sanzioni alla Russia per rispondere all’intervento di Mosca in Ucraina. Esponenti di partiti euroscettici si sono scagliati contro queste sanzioni, esagerandone spesso i costi. E’ vero però che questi non sono irrilevanti. Le sanzioni includono infatti uno stop alle esportazioni di dual-use technology (tecnologia che può essere utilizzata per fini militari oltre che civili). Tra queste si trovano computer e materiali/servizi di elettronica e di telecomunicazioni, le cui esportazioni verso la Russia nel 2013 si attestavano attorno ai 7 miliardi di euro. Le sanzioni contemplano inoltre un blocco delle esportazioni di armamenti (70 milioni di euro nel 2013) ed un congelamento della capitalizzazione di banche di Stato russe su piazze finanziarie europee. Secondo il think tank Open Europe, il costo per la City di Londra sarà pari a circa 90-130 milioni di euro. Le contro-sanzioni russe, che colpiscono le importazioni di alcuni prodotti agro-alimentari di tutti i Paesi Ue, costeranno invece circa 5 miliardi di euro nell’anno in cui saranno in vigore, secondo il CEPS. Il costo complessivo potrebbe quindi raggiungere i 10-12 miliardi di euro annui.
Nell’ambito dell’Eurozona è sempre più “delitto” il mancato rispetto dei parametri europei sul deficit. Ma il “castigo” delle sanzioni funziona? E nel parlare di Delitto e Castigo come non pensare anche alle relazioni del nostro continente con la Russia? A queste domande risponde il fact-checking di Pagella Politica.