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Parlamento Ue: No al commercio di strumenti per la tortura


Il commercio dei servizi e beni che possono contribuire alla tortura si sta espandendo nel mondo e il Parlamento Ue ha deciso di contrastarlo più decisamente e di rafforzarne i divieti.

Manette sul pavimento di una prigione. REUTERS/Nacho Doce

Il commercio dei servizi e beni che possono contribuire alla tortura si sta espandendo nel mondo e il Parlamento Ue ha deciso di contrastarlo più decisamente e di rafforzarne i divieti.

Gli eurodeputati riuniti in plenaria, in un voto con 612 favorevoli, undici contrari e 54 astenuti, hanno approvato una risoluzione inserendo tra le norme il divieto di commercializzazione e di transito di attrezzature utilizzate per la tortura in paesi terzi. Secondo dati raccolti da Amnesty International la Cina risulterebbe il principale fornitore di strumenti utilizzati o pensati per la tortura.

L’impensabile commercio di strumenti per la tortura

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