Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen tengono una conferenza stampa congiunta a Bruxelles, Belgio, marzo 25, 2021. Aris OIkonomou/Pool via REUTERS
Il caso del posto d’onore mancante per von der Leyen ad Ankara riporta l’attenzione sul problema della rappresentanza all’estero dell’Unione europea
Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen tengono una conferenza stampa congiunta a Bruxelles, Belgio, marzo 25, 2021. Aris OIkonomou/Pool via REUTERS
Ci sono incidenti di percorso, anche traumatici, che sembrano quasi provvidenziali per la loro capacità di rimettere in moto meccanismi bloccati o quantomeno un poco arrugginiti. Ebbene, le immagini di due giorni fa della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel palazzo presidenziale di Ankara, in piedi, visibilmente imbarazzata davanti al Presidente turco Erdogan e al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel già comodamente seduti mentre lei era ancora in attesa di trovare un posto dignitoso dove sedere, hanno plasticamente riportato l’attenzione sul problema della rappresentanza all’estero dell’Unione europea.
Gli specialisti del protocollo si sono nel frattempo esercitati in dissertazioni sulle precedenze e i piazzamenti essendo – dicono – Michel parificato a un capo di Stato e la von der Leyen a un capo di Governo come si evincerebbe anche dal fatto che le due personalità sono insieme presenti e sedute una accanto all’altra in quei vertici (appunto dei capi di Stato e di Governo) come G7 e G20.
Ma l’articolo 17 del Trattato di Lisbona prevede espressamente che la Commissione assicura la rappresentanza esterna dell’Unione europea tranne che per le questioni di politica estera e di sicurezza. Poiché queste ultime sono delegate all’Alto rappresentante Josep Borrell (che non era presente in Turchia perché non si trattavano i suoi dossier), la von der Leyen avrebbe dovuto avere un ruolo di primo piano nell’incontro con Erdogan pari a quello di Michel. Tanto più che i temi dell’immigrazione, al centro della visita, riguardano lo spazio di sicurezza, libertà e giustizia della Ue, i soldi stessi che vengono dati ad Ankara per contrastare i flussi di immigrazione irregolare vengono erogati dalla Commissione, i temi legati all’unione doganale riguardano una delle competenze esclusive della Commissione e non del Consiglio.
Tuttavia, a giudizio dell’eurodeputato di Renew Europe, Sandro Gozi, già sottosegretario alle Politiche europee con il premier Matteo Renzi, sarebbe giunta l’ora di fare un po’ di chiarezza. “Parafrasando Pirandello – osserva Gozi – nell’Ue ci sono troppi Presidenti in cerca di autore. Se avessimo un(a) Presidente unico(a) invece che un Presidente del Consiglio europeo, della Commissione europea e dell’Eurogruppo, l’Ue avrebbe maggiore visibilità e influenza. In questo caso c’è stata una gaffe di protocollo: chi ha preparato la visita ha fatto un grosso errore, in quanto doveva assicurare una presenza degna anche alla Presidente della Commissione. Se poi vogliamo entrare nel protocollo, il Presidente del Consiglio Ue è una carica superiore rispetto al Presidente della Commissione, ma il problema politico di fondo è che dovremmo avere un unico Presidente. Un’Europa sovrana nel mondo deve parlare con una voce sola: quella del(la) Presidente dell’Unione”.
E un Presidente unico della Ue è possibile già tra qualche mese. In effetti, il mandato di Michel scadrà proprio a fine anno e nulla vieta che la von der Leyen possa assumere oltre alla presidenza della Commissione anche quella di Presidente del Consiglio. Si porrebbe, a quel punto, una questione di equilibri tra famiglie politiche presenti nel Parlamento europeo per cui l’uscita di un liberale come Michel potrebbe essere compensata con la presidenza di un altro liberale al Parlamento europeo al posto di David Sassoli che è in scadenza. Insomma, l’incidente di Ankara, per quanto spiacevole, potrebbe sbloccare un prossimo giro di valzer delle nomine ai vertici delle istituzioni europee.
Il commento di Piervirgilio Dastoli
Dello stesso parere anche Piervirgilio Dastoli, già assistente storico di Altiero Spinelli, Presidente del Movimento europeo, e già capo dell’Ufficio di Rappresentanza in Italia dell’Unione europea. “Il protocollo della visita al Palazzo presidenziale – osserva Dastoli – è stato deciso di comune accordo dal gabinetto di Charles Michel, insieme al delegato dell’Ue ad Ankara Meyer-Landrut, e dal cerimoniale di Erdogan. Charles Michel si è seduto sulla sedia accanto a Erdogan sapendo che era stata assegnata a lui e non chiedendosi se era per lui o per Ursula von der Leyen essendo convinto, nella sua arroganza istituzionale, che il suo incarico lo pone al di sopra del Presidente della Commissione”.
Dastoli ricorda che Charles Michel e Ursula von der Leyen sono stati chiamati a riferire insieme, su quel che è avvenuto ad Ankara, davanti alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi al Parlamento europeo. “Sarà interessante verificare – aggiunge Dastoli – se daranno interpretazioni univoche o differenziate di quel che è successo e su come e da chi è stata preparata la visita.
Sarà anche l’occasione per i parlamentari europei di chiedere se è stata sollevata e in che termini la questione del rispetto dei diritti fondamentali, delle condizioni dei detenuti politici nelle carceri e delle ragioni delle loro detenzioni, della legalità degli ultimi arresti e dell’esito dell’inchiesta sulla morte dell’avvocatessa Ebru Timtik dopo 237 giorni di disumana prigionia”.
Secondo Dastoli, occorre comunque trarre due conclusioni dai fatti di Ankara: “Dal punto di vista amministrativo, Ursula von der Leyen e Josep Borrell devono rimuovere immediatamente il delegato dell’Unione europea ad Ankara Meyer-Landrut. Dal punto di vista politico e istituzionale, il Parlamento europeo deve presentare una interrogazione orale con dibattito al Consiglio concludendo il dibattito con l’approvazione di una risoluzione di disapprovazione politica dell’operato del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel sostenendo che lo stesso Consiglio europeo dovrebbe mettere fine al suo mandato sulla base dell’art. 15 par. 5 del Trattato sull’Unione europea per “colpa grave”.
Il caso del posto d’onore mancante per von der Leyen ad Ankara riporta l’attenzione sul problema della rappresentanza all’estero dell’Unione europea
Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen tengono una conferenza stampa congiunta a Bruxelles, Belgio, marzo 25, 2021. Aris OIkonomou/Pool via REUTERS
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica