
Silenzio assoluto del Cremlino sulle elezioni di stanotte, parola ai mezzi d’informazione ufficiali. Obiettivo: screditare il futuro presidente Usa, chiunque sia.
Ora che i giochi sono ormai fatti, e mancano poche ore per sapere chi guiderà la prima potenza al mondo, c’è poco da fare per sperare di cambiare le sorti della campagna elettorale. Almeno da fuori degli Stati Uniti. Così, la direttiva impartita ai mezzi d’informazione del Cremlino – primo stakeholder esterno di queste presidenziali – è fare quello che gli riesce meglio: screditare, screditare e screditare. Fare in modo, insomma, di portare a casa un risultato in ogni caso, qualunque dei due candidati sarà eletto presidente degli Stati Uniti d’America.
Il minore dei due mali
Nei mesi scorsi, le forze mediatiche del Cremlino hanno dato più di qualche impressione che il “candidato di Mosca” fosse Donald Trump. Impressione confermata dagli scambi di complimenti tra lo stesso Trump e Vladimir Putin. I due si piacciono, e non è un segreto. Anzi, il presidente russo è stato uno dei primi personaggi internazionali a dare il proprio endorsement al candidato repubblicano, quando ancora la campagna elettorale era un foglio bianco. «È un personaggio sopra le righe, dal grande talento», ha detto di lui Putin. «È il leader assoluto della corsa presidenziale. E dice di voler portare le relazioni con la Russia a un nuovo livello, più profondo. Come potremmo non rallegrarci di questo?»
Trump ha ricambiato in più occasioni, come quando ha svelato anticipazioni su quella che potrebbe essere la sua politica estera: «Putin ha detto che sono un uomo brillante, e questo prova un certo acume. Lui odia Obama, e Obama odia lui. Io invece andrò molto d’accordo con lui».
Ora, però, che mancano poche ore al verdetto degli americani, e che quasi tutti i sondaggi danno per favorita Hillary Clinton, la musica suonata dalle tv di Mosca è cambiata.
Il bue che dice all’asino…
Il primo dei botti finali lo ha sparato Dmitry Kiselyov – il frontman della macchina da guerra dell’informazione russa – nella sua trasmissione domenicale sul canale di Stato, Rossyia. «È stata la campagna elettorale più sporca della storia degli Usa. Tanto disgustosa e ripugnante che è assurdo parlino ancora di democrazia in America». Il messaggio del Cremlino, attraverso Kiselyov, è che è tutto talmente marcio che chiunque sarà in nuovo presidente, sarà un’anatra zoppa.
Dal supporto a Trump, si passa così direttamente all’attacco a Clinton – «Chi è veramente Hillary? Perché solo il 30 percento degli americani crede nella sua onestà? Questo vuol dire che persino i suoi sostenitori pensano che sia una bugiarda» – e al mettere in discussione l’intero sistema elettorale americano. E, senza indicare il minimo straccio di prova (ma per lui questo non è mai stato un problema), Kiselyov parla di brogli e macchinazioni, tanto che «I giochi dei nostri governanti negli anni 90 sembrano un gioco da ragazzi in confronto a quello che sta succedendo in America».
RT, l’all news internazionale conosciuto prima come Russia Today, usa invece come sempre metodi meno grossolani. Una sua tecnica collaudata è la scelta accurata delle notizie da pompare – anche senza manipolarle – e di quelle da ignorare. Basti vedere il differente trattamento riservato allo scandalo #podestaemails sulle email hackerate a John Podesta, capo della campagna di Clinton (sbandierato da prima pagina) e al #SurkovLeaks sulle email trafugate al consigliere di Putin sull’Ucraina (provate a trovarne anche solo traccia).
In queste ore, poi, la copertura mediatica riservata alle presidenziali è riassunta nello slogan «il male minore». Dando quasi per scontata la vittoria di Clinton, RT non lascia scampo agli elettori americani che, qualunque cosa sceglieranno, sceglieranno male. Lo speciale di questa sera ha un titolo emblematico: «Hilarious for America». E sarebbe davvero spassoso, se la critica non arrivasse da un Paese che occupa i bassifondi delle classifiche di libertà e democrazia.
@daniloeliatweet