Un Grande Esempio di Europeismo senza se e senza ma

Con Renato Ruggiero se ne sta andando una generazione che ha rischiato la propria reputazione per un’idea dell’Europa forse ancor meno condivisa di oggi nella classe dirigente degli anni 50 e 60.

E se oggi molti di noi continuano caparbiamente a credere che l’Europa unita sia una grande opportunità di crescita umana, sociale ed economica, lo si deve all’esempio di giganti come Ruggiero. Uno degli episodi che amava raccontare risale a quando era portavoce di Roy Jenkins e si stava mettendo a punto la regolamentazione della struttura che avrebbe poi condotto all’Unione Monetaria. Jenkins raccomandava di “non pronunciare mai la parola moneta unica, altrimenti il nostro progetto fallirà”. E infatti, quando poi la moneta unica è stata introdotta i più sono sembrati colti di sorpresa, specialmente nel Governo italiano. Ho avuto la fortuna di vederlo all’opera pochi mesi nel Governo Berlusconi e ho potuto vedere dall’interno la sua sofferenza già al primo Consiglio dei Ministri, quando si rese conto che anche la banale ratifica di Mastricht incontrava resistenze psicologiche, culturali e politiche in tanti Ministri, da Martino a Tremonti, da Bossi allo stesso Berlusconi, che pure cercava di mediare. L’inevitabile rottura, sei mesi dopo, è stato l’inizio del suo auto-isolamento dalla politica nazionale, che pure ha provato a richiamarlo ad un ruolo più attivo. La sua scelta di vivere in Svizzera gli ultimi anni della sua vita sapeva di esilio, che si era imposto per sfuggire a quello che considerava un degrado inarrestabile delle Istituzioni e della società. Addio Renato, ci mancherai, ci mancherà la tua forza, ci mancherà il tuo esempio!