Sono passati venticinque anni dalla caduta del Muro di Berlino. Costruito nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, alto più di tre metri e lungo 155 chilometri, era il simbolo della divisione per antonomasia. La barriera, caduta il 9 novembre del 1989, non solo separava le due parti della capitale tedesca, ma era la divisione politica e culturale dell’Europa e del mondo separato in due blocchi durante la Guerra Fredda.

Oggi, ad un quarto di secolo di distanza, sono ancora molti i muri o le barriere che continuano a separare e ad alimentare tensioni. Dall’Irlanda del Nord all’India, dal Messico alla Corea. Muri o barriere, di cemento o filo spinato, meno conosciuti ma altrettanto spietati.
Le barriere in Irlanda del Nord.
Muri in cemento e mattoni, cancellate con o senza filo di ferro. Sono le “Peace Lines”, le “linee di pace” dell’Irlanda del Nord. Negli anni settanta, nell’apice dei “troubles” – i disordini più pesanti tra la comunità repubblicana irlandese e i lealisti inglesi, in gran parte finiti dopo trent’anni di guerra intestina con l’accordo del venerdì santo (Good Friday Agreement) del 10 aprile del 1998, firmato dal governo britannico ed irlandese e da diversi partiti politici di entrambi gli schieramenti – le barriere che servivano a dividere le due comunità erano 26. Ora sono 88. La maggior parte si trovano a Belfast.
Filo spinato tra l’India e il Pakistan.

Muri, recinsioni e filo spinato sono la “Linea di controllo” (o il “Muro di Berlino asiatico”) tra Indie a Pakistan. Si estendono per quasi la metà dei 2900 chilometri di confine. Eretti alla fine degli anni ottanta negli stati del Punjab e del Rajastan ufficialmente con la scusa di combattere il terrorismo, i trafficanti di droga e i mercanti di armi, è in realtà la linea che divide i territori controllati dall’India e quelli controllati dal Pakistan nella regione contesa del Kashmir. Quella tra India e Pakistan è una rivalità storica, iniziata nel 1947 quando l’impero britannico ha abbandonato le Indie e i due Stati hanno iniziato a divedersi le proprietà.
Il muro tra Stati Uniti e Messico.

Una barriere d’acciaio equipaggiata da tutte le tecnologiche più moderne, da telecamere a infrarossi a sensori elettronici, divide gli Stati Uniti dal Messico. Un “muro” che corre per più di mille chilometri su una linea di confine di oltre 3mila. Si estende non solo nelle aree urbane, ma anche nel deserto e addirittura nell’oceano. Chiamato dagli statunitensi il “Muro messicano” e dai messicani il “Muro della vergogna”, è stato costruito a partire dal 1994.
Il muro che divide le due Coree.

Alto tre metri e lungo 241 chilometri è la linea di separazione tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Costruito nel 1953 lungo il 38esimo parallelo è l’ultimo residuo concreto della Guerra Fredda. Il confine tra le due Coree è a sua volta protetto dalla “Zona Demilitarizzata Coreana”, che nonostante il nome, è sorvegliata da oltre 500mila soldati ed è di fatto il confine più armato del mondo.
I muri sono destinati a cadere.

“Non importa quanto sia alto il muro, crollerà. Come è caduto il muro di Berlino, cadrà anche il muro palestinese”. Con queste parole i giovani palestinesi hanno riassunto l’azione simbolica dello scorso 9 novembre quando, armati di martello, hanno aperto un varco nel muro che separa Israele dalla Cisgiordania nella zona del villaggio di Bir Nabala, tra Gerusalemme e Ramallah.
Sono passati venticinque anni dalla caduta del Muro di Berlino. Costruito nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, alto più di tre metri e lungo 155 chilometri, era il simbolo della divisione per antonomasia. La barriera, caduta il 9 novembre del 1989, non solo separava le due parti della capitale tedesca, ma era la divisione politica e culturale dell’Europa e del mondo separato in due blocchi durante la Guerra Fredda.