“Mi conoscete, sapete che potete fidarvi di me”, è il mantra della cancelliera Merkel.
Sarà pure una campagna elettorale noiosa, ma in Europa tutto è fermo ormai da mesi in attesa del voto di 62 milioni di tedeschi il 22 settembre.
La vittoria di Merkel appare scontata. Secondo i sondaggi prodotti per la rete tv Zdf, un 41% degli elettori ritiene che la Germania stia oggi meglio di quattro anni fa e che la Cancelliera sappia difendere bene gli interessi tedeschi all’estero, come essa stessa vanta di aver fatto durante la crisi dell’euro. La professoressa di chimica della Germania dell’Est prestata alla politica sta giocando quasi esclusivamente la carta del “sapete di poter riporre la fiducia in me”, in altre parole, non esporsi e glissare sui temi scottanti. Sembra una campagna cucita su misura per una Germania che appare un po’ assopita e arroccata nel suo benessere, mentre i telegiornali tutte le sere spiegano quanto stiano male i greci, gli spagnoli e gli italiani. C’è chi la vede come una strategia rischiosa, ma i giochi sembrano fatti: se si fosse votato lo scorso weekend, prima dell’atteso duello tv tra Angela Merkel per la Cdu/Csu e Peer Steinbrück per la Spd, il partito cristianodemocratico avrebbero ottenuto il 41%, quello socialdemocratico il 26%.
La palette cromatica delle elezioni tedesche include, oltre al nero della Cdu/Csu e il rosso della Spd, il giallo dell’Fdp, i liberali alleati che permettono a Merkel di governare, il verde dei Grünen e il rosso più scuro della Linke, la Sinistra i cui dirigenti provengono quasi tutti dalla ex Germania Orientale.
Le coalizioni più probabili sono due, quella nero-gialla grazie al 6% della Fdp, o una nuova versione della grande coalizione Cdu/Csu-Spd. Un successo della coalizione rosso-verde è ritenuto improbabile perché i Verdi hanno solo il 12%.

Il duello tv di domenica 1 settembre era ritenuto quindi fondamentale. Il candidato Steinbrück ha da sempre il problema di apparire poco simpatico e di avere la credibilità ammaccata dai tempi del governo rosso-verdi. Nei sondaggi, Steinbrück vince invece in tutto ciò che è sozial, un dato confermato domenica sera. Era previsto che “Teflon Merkel” insistesse nella sua strategia di evitare di entrare nel dettaglio dei temi caldi della campagna, e così è stato. Steinbrück, che finora non è sembrato molto convinto della sua vittoria, non poteva che porsi all’attacco, cosa che ha fatto con notevole efficacia, affermando già nelle prime frasi che il governo attuale “è fermo, non ha una direzione e non fa che trascinarsi da un vertice all’altro”.
Su un punto verso la fine i due sono stati d’accordo: nessun coinvolgimento in Siria, se non con un mandato formale della comunità internazionale, Onu, Nato o Europa.
Negli altri temi della campagna, Steinbrück è apparso molto deciso. Nel “Programma per i primi 100 giorni” i socialdemocratici prevedono un salario minimo di € 8,50 – che i conservatori respingono preferendo le contrattazioni aziendali; un’aliquota massima del 49% per i redditi più alti (che sarebbe comunque più bassa di quella ai tempi di Helmut Kohl) per finanzierebbe le misure per alleviare la povertà tra gli anziani, migliorare le prospettive dei giovani, combattere il precariato e aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, è invece un assist facile fornito alla Cdu: “Vogliono aumentare le tasse… mentre noi abbiamo creato 1,9 milioni di posti di lavoro”.
Bisogna dare atto ai socialdemocratici di una campagna molto pragmatica, come nel tema energia, dove al “pasticciato” abbandono del nucleare da parte di Merkel dopo Fukushima oppongono la valorizzazione di tutte le altre fonti, incluso il carbone, e la razionalizzazione di un sistema caotico ora “è affidato a ben 5 ministeri”.
La Grecia offre a Steinbrück la possibilità di un altro affondo. I pacchetti di aiuto ai paesi mediterranei devono certamente avere come contropartita la disciplina fiscale, la riduzione del debito e le riforme strutturali, ma è stato controproducente catapultarli “in un girone infernale” di mancata crescita e recessioni. “Va bene il consolidamento fiscale, ma non in dosi mortali”, ha aggiunto Steinbrück. Ribattendo all’accenno della Merkel ai “primi germogli” che si vedono nel Sud dell’Europa, i socialdemocratici insistono sul fatto che il partito di governo non è onesto con gli elettori affermando che non ci vorrà un terzo pacchetto di aiuto o condono di una parte del debito greco, perché “la crisi non è affatto superata e può colpire nuovamente con forza”. “La Germania è stata aiutata con il piano Marshall, ora occorre che aiutiamo gli altri”. Anche perché la politica dei tassi di interesse bassi sta danneggiando sensibilmente i risparmiatori tedeschi, ha ricordato Steinbrück, mentre non si è ottenuta ancora una reale regolamentazioni delle banche.
Angela conta sulla sua immagine rassicurante, ma la distanza tra i due candidati si è indubbiamente accorciata da domenica sera. Stando ai sondaggi dopo-dibattito, se si votasse direttamente per il cancelliere, Merkel otterrebbe il 48% dei voti contro il 45% di Steinbrück (prima del dibattito erano rispettivamente a 55 e 25). Peer si è avvicinato pericolosamente. Altrettanto interessante è che gli indecisi hanno trovato più interessante Steinbrück per il 52% rispetto alla Cancelliera, preferita solo dal 36%.
“Mi conoscete, sapete che potete fidarvi di me”, è il mantra della cancelliera Merkel.
Sarà pure una campagna elettorale noiosa, ma in Europa tutto è fermo ormai da mesi in attesa del voto di 62 milioni di tedeschi il 22 settembre.