Un’epidemia di porte girevoli alle istituzioni Ue si sta diffondendo negli ultimi anni. Lobby e organizzazioni che fanno pressione sulle decisioni Ue sono sempre a caccia di ex funzionari europei o politici che conoscano bene i meccanismi istituzionali. Ad oggi oltre il 50% degli ex commissari e il 30% degli ex parlamentari Ue che ha abbandonato la politica lavora per organizzazioni iscritte nel registro delle Lobby Ue, quindi gruppi di pressione.
È quanto emerge da un rapporto di Transparency International “ When EU politicians become lobbyists” che chiede di porre termine al fenomeno degli ex eurodeputati che una volta finito il proprio mandato accettano di lavorare per delle lobby. Tra l’altro Transparency International fa notare che al momento non vi è alcun obbligo di astensione per gli ex parlamentari prima di accettare un nuovo incarico in una lobby e durante il mandato possono svolgere anche altre attività. Questo pone un serio pericolo per un potenziale conflitto di interessi dei parlamentari e terreno fertile per le critiche degli euroscettici.
Funzionari e politici Ue dalle istituzioni alle lobby
In generale con le elezioni del 2014 si è registrato un forte ricambio tra europarlamentari, funzionari, assistenti e commissari dell’esecutivo Ue, molti sono andati a lavorare nel settore privato . Questo fenomeno ha coinvolto dopo il 2014 almeno quindici su ventisette ex commissari Ue e ventisei europarlamentari che in quell’anno hanno lasciato il Parlamento Ue lavorano attivamente come consulenti per alcune lobby. Tra i casi eclatanti sicuramente quello riguardante l’ex Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso che è stato inserito nel board della Goldman Sachs o della ex presidente della Commissione per gli Affari economici e finanziari del Parlamento Ue Sharon Bowles che lavora per la London Stock Exchange. Uno su tre deli ex commissari Ue lavora adesso nel settore privato come Uber, ArcelorMittal, Goldman Sachs, Volkswagen e Bank of America Merril Lynch.
Negli ultimi anni è sempre più frequente questa tendenza da parte dei politici Ue che sembra ricalcare quella dei colleghi USA : nell’ 1974 coloro che lasciavano il Congresso per lavorare nel settore delle lobby erano appena il 3%, ma nel 2012 il numero sale ad oltre la metà dei politici ritirati dal Congresso.
Guardando poi al settore delle lobby, fa riflettere che il 57% dei lobbisti accreditati di Google sia rappresentato da ex funzionari o politici Ue.
“Tutte le organizzazioni possono trarre benefici dall’esperienza e dalla profonda conoscenza delle istituzioni che possono portare gli ex politici , ma c’è un problema se coloro che un minuto prima preparano disegni di legge Ue , il minuto dopo si trovano a svolgere attività di lobby su quelle stesse materie – ha dichiarato Daniel Freund portavoce di Transparency International – Abbiamo la necessità di regole che prevengano i conflitti di interesse o la resa delle istituzioni ai lobbisti”.
Mentre poi lo staff degli europarlamentari, ad esempio gli assistenti, è sottoposto a un periodo di astensione di due anni da attività di lobby una volta finito il mandato , lo stesso non vale per gli eurodeputati che possono intraprendere un lavoro di lobby anche dal giorno stesso in cui finiscono il mandato elettorale. Su 134 lobbisti appartenenti alle dieci lobby più influenti presenti a Bruxelles, analizzati da Transparency International, almeno il 20 % ha lavorato all’interno delle istituzioni Ue precedentemente, nel caso di imprese o associazioni industriali questo numero sale a ben oltre il 50%. Anche nei think tank non manca la presenza di ex parlamentari Ue : almeno il 47% di chi ha lasciato il Parlamento. Non sempre poi si trovano informazioni sugli impieghi correnti degli ex politici Ue : Transparency non ha trovato informazioni su almeno il 20% degli ex parlamentari Ue.
Nonostante il forte turn over che ha registrato l’Italia alle scorse elezioni , sessantatré parlamentari su settantatré hanno lasciato il Parlamento Ue, secondo l’organizzazione internazionale sono pochi coloro che hanno intrapreso una carriera lobbistica, tra questi Alfredo Antoniozzi che è ora nel board dell’Enel e Antonio Cancian che è presidente e Ceo della Rete Autostrade Mediterranee. Transparency ha però avuto difficoltà ad ottenere informazioni sulle correnti attività lavorative degli ex politici italiani : mancano all’appello ancora le attività di diciassette parlamentari.