Per l’Ue, il 2016 è stato un anno denso di colpi di scena: a partire dal referendum sulla Brexit, il fallito colpo di stato in Turchia, i ripetuti attentati terroristici perpetrati da frange fondamentaliste in mezz’Europa, la continua emergenza migranti, la caduta del governo in Italia e l’effetto Trump sul vento populista europeo.
Allo stesso tempo non sono mancati i segnali positivi, come il risultato delle elezioni presidenziali austriache dove, al di là di ogni pronostico, si è assistito alla prima vera battuta d’arresto dell’estrema destra populista ed euroscettica. Se il 2016 non ci ha risparmiato sorprese, il 2017 non sarà da meno, visto che la successione di importanti elezioni in paesi chiave potrebbe determinare più che in passato il futuro corso degli eventi dell’Unione europea. Si partirà il 17 gennaio, quando il Parlamento europeo in plenaria rinnoverà la carica di Presidente del Parlamento europeo. Per la successione all’attuale Presidente, il socialista tedesco Schulz, che non si ricandiderà per correre alle elezioni nazionali tedesche, sono in lizza due italiani: il popolare Tajani contro il socialista Pittella. Si proseguirà il 20 gennaio, con l’insediamento ufficiale della nuova Amministrazione americana, la cui minor propensione alla cooperazione multilaterale renderà necessario per l’Ue decidere velocemente come affrontare non solo le questioni più importanti dell’agenda politica globale ma anche quelle più attinenti alle relazioni transatlantiche, a partire dalla realizzazione di una politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, principale banco di prova del processo di integrazione politica. Il 12 febbraio sarà poi il turno delle elezioni presidenziali in Germania, che però non dovrebbero riservare sorprese, visto che sia il partito socialdemocratico sia quello dei cristianodemocratici sosteranno un unico candidato: l’attuale Ministro degli Esteri, il socialdemocratico Steinmeier. Il 15 marzo sarà il turno delle elezioni parlamentari in Olanda, dove il controverso leader della destra xenofoba olandese Wilders rimane in testa nei sondaggi. Seppur il sistema proporzionale che regola le elezioni nel paese potrebbe non consentirgli una maggioranza sufficiente a governare, il rischio di una prolungata instabilità non è comunque da escludersi. Sempre il 15 marzo, la guerra civile siriana potrebbe entrare nel suo 7° anno di vita, a meno che russi, turchi ed iraniani non procedano ad un accordo politico per pacificare il paese. Se l’atteggiamento più defilato da parte dell’Amministrazione Obama in queste ultime fasi della guerra civile è comprensibile, visto l’imminente arrivo di Trump nell’Ufficio Ovale, non è altrettanto comprensibile il ruolo di auto-marginalizzazione e dunque insignificanza che l’Ue ha deciso di scegliere per se stessa nella risoluzione di questo sanguinoso e lunghissimo conflitto. Sempre nel mese di marzo è inoltre atteso un summit decisivo per riaprire il dialogo tra Ankara e Bruxelles, dopo un 2016 durante il quale le relazioni tra Turchia ed Unione Europea hanno vissuto una lunga fase di tensione. Il 25 marzo ricorreranno i 60 anni della firma dei Trattati di Roma che, nel 1957, hanno istituito la Comunità Economica Europea e che sono ancora oggi considerati come uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea. In quell’occasione a Roma, i paesi membri si riuniranno per una ricorrenza che non può e non deve essere l’ennesimo evento di celebrazione e formalità, ma un’occasione per riflettere seriamente sull’effettiva disponibilità dei paesi membri a mettersi in gioco per rilanciare il processo politico europeo.
Non è da escludersi che all’anniversario segua subito dopo l’annuncio formale da parte del governo britannico di Theresa May di attivare entro il 31 marzo l’Articolo 50 dei Trattati europei, destinato a formalizzare l’inizio delle negoziazioni per l’uscita del paese dall’Unione europea. Sebbene il capo-negoziatore della Commissione europea per la Brexit, Michel Barnier, si sia mostrato estremamente intransigente sui tempi e sulle modalità delle future negoziazioni, facendo capire che Londra non potrà sperare nell’accesso al Mercato Unico senza concedere in cambio garanzie sulla libera circolazione delle persone, è altrettanto vero che, se il progetto europeo dovesse essere ulteriormente penalizzato dall’emergere di nuove Cancellerie europee più euroscettiche, per il Regno Unito sfruttare le divisioni tra i paesi membri (per spuntare condizioni più favorevoli) sarebbe più facile.
Il 23 aprile e poi il 7 maggio sarà il turno delle elezioni presidenziali in Francia, dove il Front National, che chiede la Frexit, è destinato ad arrivare ai ballottaggi. A sfidare Marine Le Pen, leader del Front National, sarà probabilmente Fillon, ex Primo Ministro di Sarkozy che, secondo numerosi sondaggi, sarebbe in vantaggio. La corsa al ballottaggio dunque, si giocherà tutta a destra, aspetto questo che potrebbe penalizzare proprio il Front National a tutto vantaggio di chi, a destra, rappresenta posizioni più moderate. Entro il 31 maggio, a Bruxelles si potrebbe assistere al rinnovo della poltrona di Presidente del Consiglio europeo, occupata al momento dal polacco Tusk. Entro il 31 giugno, inoltre, toccherà al Consiglio europeo decidere non solo se un ulteriore prolungamento dello strumento sanzionatorio contro la Russia sia utile o meno ma anche procedere ad una più approfondita analisi delle relazioni con la Russia, in considerazione del nuovo quadro dei rapporti internazionali inaugurato da Trump.
In autunno sarà invece il turno della Germania, dove il 22 ottobre si svolgeranno le elezioni parlamentari, la cui partita è destinata ad essere giocata tra i partiti dell’establishment, visto che il rischio che formazioni anti-sistema ed euroscettiche come l’Afd possano sottrarre voti ai partiti dell’establishment è al momento più ridotto. Inoltre, ora che Steinmeier sembra destinato alla presidenza della Repubblica, per Schulz si apre tanto la possibilità di essere chiamato a sostituirlo a capo della diplomazia tedesca quanto quella di sfidare Angela Merkel per la Cancelleria. A novembre poi dovrebbe tenersi il 19° Congresso del Partito comunista cinese, che selezionerà la prossima generazione dei leader cinesi da qui al 2022, occasione a cui l’Unione europea dovrebbe guardare con attenzione per valutare la direzione del futuro delle relazioni sino-europee. Tornando al continente europeo, l’anno potrebbe chiudersi anche con le elezioni anticipate italiane, anche se al momento non è ancora chiaro quando si andrà a votare. In assenza di una legge elettorale chiara per Camera e Senato non è facile prevedere quali forze politiche potrebbero prevalere. Se da un lato è evidente che il Movimento 5 Stelle (sostenitore della necessità di un referendum sull’euro) potrebbe emergere come una delle prime forze politiche, è altrettanto vero che deludenti performance da parte del Movimento stesso in importanti amministrazioni locali italiane potrebbero sottrargli quei necessari punti percentuali a consentirgli il distacco sugli altri partiti. Insomma, il 2017, ricco com’è di appuntamenti chiave, promette di essere uno spartiacque importante per capire la direzione nella quale si muoverà l’Unione Europea nei prossimi anni.
Allo stesso tempo non sono mancati i segnali positivi, come il risultato delle elezioni presidenziali austriache dove, al di là di ogni pronostico, si è assistito alla prima vera battuta d’arresto dell’estrema destra populista ed euroscettica. Se il 2016 non ci ha risparmiato sorprese, il 2017 non sarà da meno, visto che la successione di importanti elezioni in paesi chiave potrebbe determinare più che in passato il futuro corso degli eventi dell’Unione europea. Si partirà il 17 gennaio, quando il Parlamento europeo in plenaria rinnoverà la carica di Presidente del Parlamento europeo. Per la successione all’attuale Presidente, il socialista tedesco Schulz, che non si ricandiderà per correre alle elezioni nazionali tedesche, sono in lizza due italiani: il popolare Tajani contro il socialista Pittella. Si proseguirà il 20 gennaio, con l’insediamento ufficiale della nuova Amministrazione americana, la cui minor propensione alla cooperazione multilaterale renderà necessario per l’Ue decidere velocemente come affrontare non solo le questioni più importanti dell’agenda politica globale ma anche quelle più attinenti alle relazioni transatlantiche, a partire dalla realizzazione di una politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, principale banco di prova del processo di integrazione politica. Il 12 febbraio sarà poi il turno delle elezioni presidenziali in Germania, che però non dovrebbero riservare sorprese, visto che sia il partito socialdemocratico sia quello dei cristianodemocratici sosteranno un unico candidato: l’attuale Ministro degli Esteri, il socialdemocratico Steinmeier. Il 15 marzo sarà il turno delle elezioni parlamentari in Olanda, dove il controverso leader della destra xenofoba olandese Wilders rimane in testa nei sondaggi. Seppur il sistema proporzionale che regola le elezioni nel paese potrebbe non consentirgli una maggioranza sufficiente a governare, il rischio di una prolungata instabilità non è comunque da escludersi. Sempre il 15 marzo, la guerra civile siriana potrebbe entrare nel suo 7° anno di vita, a meno che russi, turchi ed iraniani non procedano ad un accordo politico per pacificare il paese. Se l’atteggiamento più defilato da parte dell’Amministrazione Obama in queste ultime fasi della guerra civile è comprensibile, visto l’imminente arrivo di Trump nell’Ufficio Ovale, non è altrettanto comprensibile il ruolo di auto-marginalizzazione e dunque insignificanza che l’Ue ha deciso di scegliere per se stessa nella risoluzione di questo sanguinoso e lunghissimo conflitto. Sempre nel mese di marzo è inoltre atteso un summit decisivo per riaprire il dialogo tra Ankara e Bruxelles, dopo un 2016 durante il quale le relazioni tra Turchia ed Unione Europea hanno vissuto una lunga fase di tensione. Il 25 marzo ricorreranno i 60 anni della firma dei Trattati di Roma che, nel 1957, hanno istituito la Comunità Economica Europea e che sono ancora oggi considerati come uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea. In quell’occasione a Roma, i paesi membri si riuniranno per una ricorrenza che non può e non deve essere l’ennesimo evento di celebrazione e formalità, ma un’occasione per riflettere seriamente sull’effettiva disponibilità dei paesi membri a mettersi in gioco per rilanciare il processo politico europeo.