Wendy Sherman dovrà usare la diplomazia per mantenere aperti i canali di comunicazione tra Washington e Pechino. La visita potrebbe servire a prepare il terreno a un incontro tra Joe Biden e Xi Jinping
Oggi e lunedì la vicesegretaria di stato degli Stati Uniti, Wendy Sherman, sarà in visita a Tianjin, in Cina. Sarà una visita importante, considerato il deterioramento della relazione bilaterale e la portata dello scontro in atto tra le due potenze. Solo pochi giorni fa, ad esempio, l’America e i suoi alleati – Canada, Australia, Regno Unito, Giappone, Unione europea, Nuova Zelanda – hanno accusato la Cina di essere responsabile di una grande campagna di spionaggio informatico dopo l’attacco hacker a Microsoft Exchange.
Sherman sarà la funzionaria di più alto grado dell’amministrazione di Joe Biden a recarsi in territorio cinese. Non l’unica, però: ad aprile l’inviato speciale per il clima, John Kerry, era stato a Shanghai.
Sherman avrà il compito di usare gli strumenti della diplomazia per mantenere aperti i canali di comunicazione tra Washington e Pechino – che si parlano, nonostante tutto – ed evitare che le tante dispute degenerino in qualcosa di ancora più grande. A Tianjin incontrerà diversi funzionari cinesi, tra i quali il Ministro degli Esteri Wang Yi.
Perché la visita di Sherman ha rischiato di venire cancellata
Anche se difficilmente si assisterà a un ritorno dei toni del famigerato vertice di Anchorage, in Alaska – quello di marzo, quando le delegazioni americana e cinese cominciarono ad attaccarsi già da subito, davanti ai giornalisti –, organizzare il viaggio della vicesegretaria in Cina è stato comunque molto difficile. Pare che la visita abbia rischiato addirittura di venire cancellata, dato che non si riusciva a trovare un accordo su chi, dal lato cinese, avrebbe partecipato: Pechino aveva inizialmente selezionato solo diplomatici di grado inferiore; Washington era contraria.
Tracce di questi dissidi sono riscontrabili nelle dichiarazioni del Ministero degli Esteri cinese, che ha specificato che Sherman “avrà un colloquio” con Xie Feng (funzionario del Ministero che si occupa delle relazioni Cina-America) e poi un “incontro” con il Ministro Yi.
Differenze profonde, anche sul clima
Le differenze di opinione tra Stati Uniti e Cina sono numerose e spesso profonde. Oltre alla questione cyber, la settimana scorsa l’amministrazione Biden ha emesso degli avvisi alle aziende americane per scoraggiare i contatti commerciali con le società cinesi che operano nella regione dello Xinjiang (sulla base delle violazioni dei diritti umani della minoranza uigura) e per disincentivare le operazioni a Hong Kong (vista la stretta del Governo sulle libertà democratiche).
Anche quel dossier all’apparenza comune come l’azione climatica – dove cioè gli interessi ultime delle due nazioni sembrano coincidere e una collaborazione pare possibile – nasconde in realtà una grossa competizione sulle tecnologie per le energie pulite e sulle nuove industrie della sostenibilità. E infatti, fino ad ora è mancata ogni cooperazione concreta sul taglio delle emissioni di gas serra.
Un incontro Biden-Xi?
La visita di Sherman potrebbe servire a preparare il terreno, o almeno a tastarlo, in vista di un incontro tra Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping. Si vociferava – ma, appunto, si tratta solo di rumours – che i due potrebbero riunirsi al margine del prossimo vertice del G20, quello di ottobre a Roma. Non è impossibile, ma un’eventuale stretta di mano tra Biden e Xi non basterebbe a cancellare la sfiducia reciproca e le ambizioni contrastanti delle due potenze.
L’obiettivo strategico di Biden è lo stesso del suo predecessore Donald Trump, ma la tattica in politica estera è profondamente diversa: abbandonato l’unilateralismo, adesso Washington punta tutto sul coordinamento con i governi alleati, con il fine di creare un fronte ampio e compatto per meglio respingere le pratiche di Pechino e contenere la crescita del Paese.