Vilnius, città del barocco e del neoclassico
Freddo pungente, pioggia gelata, cielo plumbeo: così mi accoglie Vilnius nel primo pomeriggio di un autunno “siberiano”. Il termometro dell’aeroporto segna +2. Nulla di così insolito, però, a queste latitudini. L’Hotel Gile, le cui stanze in puro stile Ikea lo fanno assomigliare più a un ostello scandinavo che a un albergo economico dell’ex Urss, dista circa quindici minuti a piedi dal centro della città, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità per i suoi “gioielli architettonici”. Quando un’orapiù tardi, intabarrato in giacca a vento e colbacco, entro nella Città Vecchia dalla Porta dell’Aurora e mi incammino lungo Ausros Vartu gatve, scorgo dinnanzi a me un autentico tripudio di architetture barocche e neoclassiche.
Freddo pungente, pioggia gelata, cielo plumbeo: così mi accoglie Vilnius nel primo pomeriggio di un autunno “siberiano”. Il termometro dell’aeroporto segna +2. Nulla di così insolito, però, a queste latitudini. L’Hotel Gile, le cui stanze in puro stile Ikea lo fanno assomigliare più a un ostello scandinavo che a un albergo economico dell’ex Urss, dista circa quindici minuti a piedi dal centro della città, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità per i suoi “gioielli architettonici”. Quando un’orapiù tardi, intabarrato in giacca a vento e colbacco, entro nella Città Vecchia dalla Porta dell’Aurora e mi incammino lungo Ausros Vartu gatve, scorgo dinnanzi a me un autentico tripudio di architetture barocche e neoclassiche.
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