Nelle ultime settimane sono aumentati gli episodi di violenza nelle città arabo-israeliane. Per la polizia diventa sempre più difficile farsi carico delle sparatorie e degli omicidi. Secondo molti attivisti, l’aumento è dovuto al gran numero di armi illegali
Non accenna a placarsi l’ondata di violenze nelle città arabo-israeliane, che nelle ultime settimane mostra segni di aumento. Nel solo mese di settembre sono state 16 le persone uccise in episodi di violenza legate a faide e criminalità, 96 dall’inizio dell’anno. Decine di persone si sono radunate sabato sera davanti alla casa del Ministro della Pubblica Sicurezza, Omer Bar-Lev, per protestare contro l’aumento degli omicidi e le continue violenze nelle comunità arabe israeliane.
Tra gli episodi di violenza che si sono verificati negli ultimi mesi vi è stato anche l’omicidio di un consigliere anziano del Ministro della Giustizia Gideon Sa’ar e una sparatoria nella casa di un alto comandante della polizia araba. “Se si va avanti così si potrebbe arrivare a una guerra civile, è questo che vuole il Governo?”, ha dichiarato il dott. Thabet Abu Ras, co-direttore delle iniziative del Fondo Abraham, un’organizzazione che mira a creare un cambiamento sociale nel campo delle relazioni arabo-ebraiche. “La polizia – ha spiegato il dottore in una dichiarazione – è l’unico organismo che potrebbe combattere i crimini violenti nelle comunità arabe, a condizione che abbia il sostegno dell’establishment politico”.
L’aumento delle armi illegali
Abu Ras ha poi aggiunto che è nell’interesse dello Stato combattere contro i criminali e i teppisti, perché siamo tutti colpiti. “Il problema principale sono le armi; – ha aggiunto – tutti stanno comprando armi in questi giorni. È diventato facile come acquistare un panino da McDonald’s”. Numerosi attivisti arabi hanno attribuito l’aumento degli omicidi al gran numero di armi illegali che sono arrivate nelle mani di individui e delle bande criminali. Secondo varie stime, ci sono decine di migliaia di fucili, pistole e bombe a mano nelle città, paesi e villaggi arabi in tutto il Paese. Sebbene la polizia ne abbia, nelle ultime settimane, sequestrato decine e arrestato diversi sospetti criminali, il numero degli omicidi risolti nel settore arabo rimane molto basso, principalmente a causa della mancanza di cooperazione verso gli agenti da parte dei componenti di quelle comunità.
Gli sforzi della polizia
Per molti arabi, come riportato ai giornali locali, nonostante la polizia dica di star facendo un grande sforzo per combattere i criminali, è evidente che non stiano facendo abbastanza, lamentando che gli agenti abbiano ammesso di aver perso il controllo della situazione. Effettivamente alti funzionari di polizia israeliana hanno ammesso che è diventato sempre più difficile farsi carico delle sparatorie e degli omicidi nella comunità araba, che sono aumentati nelle ultime settimane. “Abbiamo perso il controllo della strada nelle comunità arabe. Non esiste un piano ordinato per affrontare il crimine”, ha affermato un alto ufficiale di polizia, secondo quanto riportato da diversi giornali locali.
In risposta alle affermazioni secondo cui i cittadini arabi sarebbero riluttanti ad aiutare le autorità nella lotta ai crimini violenti, alcuni hanno affermato che questo dipende dalla paura di ritorsioni. “Diverse persone sono state accusate di aver aiutato la polizia – ha detto al Jerusalem Post Abdel Hakim Masarweh, residente a Kafr Kara – alcuni sono stati uccisi, altri sono stati costretti a nascondersi, insieme alle loro famiglie. La sensazione qui è che le autorità non ti proteggano abbastanza. “La gente ha perso fiducia nella polizia perché vede che non è seriamente intenzionata a combattere il crimine tra gli arabi – ha detto alla stampa Amal Mahajneh di Umm el-Fahm – molte persone hanno smesso di chiamare la polizia quando sentono degli spari vicino a casa loro. Viviamo in una giungla dove chiunque porti una pistola può fare quello che vuole. Dove sono i leader arabi alla Knesset? Cosa stanno facendo per aiutare la loro gente? Niente.”
L’arresto dei prigionieri palestinesi
Per molti arabi, la rapida cattura dei sei prigionieri palestinesi fuggiti dalla prigione di Gilboa all’inizio di questo mese ha dimostrato che le autorità, incluso lo Shin Bet, sono in grado di svolgere il proprio lavoro, a condizione che abbiano la volontà e le risorse per farlo.
“Le autorità hanno impiegato meno di due settimane per arrestare i sei prigionieri; – ha osservato Samir Ja’far di Haifa – se le autorità sono in grado di schierare migliaia di poliziotti e agenti di sicurezza e spendere milioni di shekel per catturare sei prigionieri, perché non possono fare lo stesso per fermare l’ondata di criminalità nel settore arabo? È forse perché alle autorità non interessa quando gli arabi uccidono gli arabi, ma sono pronte a fare uno sforzo enorme quando si tratta di questioni relative alla sicurezza?”. Mashhour Fawaz, importante esponente religioso islamico, ha affermato che la polizia ha mancato al proprio dovere di proteggere i cittadini arabi.
I recenti omicidi
Molti dei recenti omicidi hanno coinvolto criminali noti alla polizia. Ma non solo. In un ospedale di Afula è ricoverato in gravi condizioni un bambino di 6 anni che è stato gravemente ferito pochi giorni fa mentre viaggiava in macchina a Umm al-Fahm. Anche gli altri occupanti dell’auto sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco, ritenuti collegati a una lite tra due famiglie di quella città. La scorsa settimana un giovane è stato ucciso durante una festa di matrimonio a Taibeh. La sparatoria ha ferito altre cinque persone.
La polizia ha difficoltà a risolvere gli omicidi. Finora, solo il 21% di tutti gli omicidi avvenuti nelle comunità arabe quest’anno è stato risolto, rispetto a oltre il 50% di quelli avvenuti nelle comunità ebraiche. La maggior parte degli omicidi avviene nel distretto centrale, che comprende Taibeh, Tira, Kalansua, Lod e Ramle, nonché nel distretto costiero, che comprende l’area di Wadi Ara, Umm al-Fahm e Haifa.
La polizia ha recentemente cercato di agire contro le organizzazioni criminali arabe utilizzando metodi diversi, finora senza troppo successo. Pochi giorni fa, la polizia ha condotto un ampio raid a Deir al-Assad, Shfaram e Yirka, colpendo i residenti coinvolti in estorsioni e altri reati. Decine di migliaia di shekel sono stati confiscati, insieme alle armi, e sono stati arrestati 15 sospetti.
Nelle ultime settimane sono aumentati gli episodi di violenza nelle città arabo-israeliane. Per la polizia diventa sempre più difficile farsi carico delle sparatorie e degli omicidi. Secondo molti attivisti, l’aumento è dovuto al gran numero di armi illegali