Non appena si è diffusa sulle agenzie e sui social la notizia del volo di linea Malaysia Arilines Mh-17 precipitato al confine tra Ucraina e Russia, è cominciata la guerra d’informazione tra le due parti che si combattono, più la Russia.

Kiev e i comandanti filorussi continuano a rinfacciarsi la responsabilità dell’abbattimento, mentre Mosca non ha dubbi sul fatto che – comunque la si metta – la responsabilità dell’accaduto è tutta ucraina. Prima ancora di un’indagine indipendente e l’analisi delle scatole nere, la gran quantità di dati ed elementi disponibili in rete consente già una ricostruzione plausibile dell’accaduto, che individua delle responsabilità chiare.
Il colonnello Igor Girkin, detto Strelkov, comandante supremo delle forze separatiste nell’est dell’Ucraina, è uno che sa usare i social network. Quotidianamente pubblica sulla sua pagina Vkontakte e Twitter una sorta di bollettino dal fronte. Così il pomeriggio del disastro, esattamente alle 15.50 locali, Strelkov ha annunciato che i suoi uomini avevano abbattuto un Antonov 26 ucraino proprio nel punto in cui è precipitato il Boeing 777 della Malaysia. La notizia del volo MH17 precipitato è stata data per la prima volta alle 17.05 dall’agenzia stampa russa Interfax, mentre l’ora esatta del disastro è 15.21, mezz’ora prima del messaggio di Strelkov. Il post è rimasto in rete per alcune ore, prima di essere cancellato. Rimangono però le numerose copie e i retweet.
Le poche righe scritte da Strelkov sono molto importanti per una serie di fattori. Innanzitutto non c’è poi stata alcuna notizia relativa a un An-26 ucraino abbattuto in quelle ore e in quella porzione di cielo. Di per sé la coincidenza sarebbe già sospetta. L’An-26 è un aereo turboelica da trasporto, quindi con una velocità e una quota di crociera, grossomodo, analoghe a un aereo di linea; vola insomma a una quota di diverse migliaia di metri dal suolo e velocità inferiore a quella del suono. Il Boeing 777 della Malaysia volava a una quota di 10mila metri quando è stato colpito.
La tesi dei separatisti
Né l’An-26 né il Boeing avrebbero potuto essere abbattuti con un lanciarazzi tipo Rpg, come quelli nella disponibilità dei separatisti e sequestrati in gran numero dall’esercito di Kiev quando ha conquistato Slavjansk. Questo aspetto è interessante perché in un primo momento le fonti stampa dei separatisti hanno usato a loro discolpa il fatto di non disporre di sistemi missilistici terra-aria capaci di colpire a quella quota. Ma questo stride con il messaggio pubblicato su Vkontakte da Strelkov. L’argomentazione difensiva è durata poche ore. In rete hanno cominciato a moltiplicarsi foto e video di almeno un lanciarazzi Buk di fabbricazione russa nella disponibilità dei separatisti.

Il Buk è sistema missilistico terra-aria sofisticato, a guida radar, capace di colpire velivoli fino a 25mila metri di quota. Un video già geolocalizzato mostra il lanciamissili mentre viene trasportato a Snizhne, meno di dieci chilometri dal luogo dell’abbattimento, mentre altre foto non ancora geotaggate fanno vedere (presumibilmente) lo stesso Buk posizionato in una zona abitata. Sarebbe bastato probabilmente questo a non dar credito alla versione degli uomini di Strelkov, ma è bastato andare a ripescare in rete alcuni tweet del servizio stampa della Donetskaja Respublika per trovare una foto del 19 giugno di un sistema Buk in loro possesso. Anche questo tweet è stato subito cancellato dopo l’abbattimento del Boeing 777, ma la rete è piena di retweet salvati. E poi è spuntato anche questo video in cui l’ideologo russo ultranazionalista Sergej Kurginyan – che ha mostrato di avere stretti legami con i separatisti del Donbass – dice che “i nostri bravi tecnici stanno risistemando il lanciamissili Buk”.
La pistola fumante
In serata l’Sbu, i servizi segreti ucraini, hanno caricato su Youtube alcune intercettazioni telefoniche in cui i separatisti parlano dell’aereo abbattuto. Non è la prima volta che l’Sbu diffonde pubblicamente e tempestivamente intercettazioni di questo tipo, e a volte è lecito il sospetto che siano diffuse ad arte. In questo caso, però, l’imprevedibilità dell’evento e le inequivocabili ammissioni degli intercettati lasciano pochi dubbi. In una conversazione, Igor Bezler – un comandante separatista subordinato a Strelkov detto “Bez”, “Demonio” – parla con Vasilj Geranin, un ufficiale dei servizi segreti militari russi Gru. “Abbiamo appena abbattuto un aereo, circa mezz’ora fa”, dice Bezler. In un’altra conversazione un miliziano chiamato “Major” riferisce dal luogo dell’incidente: “È un aereo passeggeri, ci sono un sacco di morti”. Infine in una terza telefonata un combattente non identificato parla con Nikolaj Kozitsin, un altro ufficiale russo che sembra dare istruzioni. “Vuol dire che portavano spie, capisci? Che cazzo vengono a volare qui, c’è un guerra”, dice Kozitsin.
Con un quadro così, diventa estremamente plausibile l’ipotesi secondo cui i separatisti al comando di Igor Strelkov, che disponevano del sistema antiaereo Buk, abbiano abbattuto per errore il Boeing 777 della Malaysia scambiato per un aereo da trasporto ucraino. La tragedia costata la vita a 295 persone innocenti, di cui 80 bambini, potrebbe essere un punto di svolta nella guerra del Donbass: aprire la strada a una tregua duratura o inasprire ulteriormente il conflitto.
AGGIORNAMENTO DEL 22 LUGLIO 2014
Dopo qualche giorno Igor Bezler, nel goffo tentativo di fugare i sospetti sui separatisti, ha confermato l’autenticità delle intercettazioni telefoniche fatte dai servizi segreti ucraini Sbu. “Abbiamo veramente parlato dell’abbattimento, ma ci riferivamo a un altro aereo”, ha detto Bezler, aggiungendo che l’Sbu avrebbe manipolato le registrazioni. Nella sua imbarazzante ingenuità Bezler, oltre ad aver dato il marchio di autenticità alle registrazioni, ha anche implicitamente confermato i legami con i russi, dato che è stato intercettato mentre parlava con il colonnello russo Geranin del Gru, il servizio segreto militare di Mosca.
Non appena si è diffusa sulle agenzie e sui social la notizia del volo di linea Malaysia Arilines Mh-17 precipitato al confine tra Ucraina e Russia, è cominciata la guerra d’informazione tra le due parti che si combattono, più la Russia.