“Abbandoniamo la mentalità da Guerra Fredda, meglio la convivenza che porta vantaggi per tutti”: il leader cinese preoccupato per le interruzioni della supply chain globale e per l’aumento dei prezzi dell’energia
Coordinamento mondiale sulle politiche economiche da adottare, abbandono della mentalità da Guerra fredda, invito agli investimenti stranieri in Cina. Il Presidente Xi Jinping, per la terza volta ospite al World Economic Forum di Davos, seppur intervenuto da Pechino, delinea le sue speranze e preoccupazioni sullo stato dell’economia mondiale che va, evidentemente, di pari passo alla salute dei rapporti diplomatici con le altre nazioni, proponendo alcune iniziative e mettendo in guardia su una serie di rischi di breve, medio e lungo periodo.
Xi, primo Presidente cinese nella storia ad aver parlato al Wef nel 2017, ha messo in evidenza le problematiche esistenti alla catena di approvvigionamento, ovvero la supply chain e “l’industria globale che hanno subito interruzioni” sia a causa della pandemia che di crisi politiche in atto in alcune aree del mondo, dall’Afghanistan al Kazakistan. Ma non solo: le singole problematiche e le tensioni internazionali, aggiunge il Presidente, “provocano la crescita dei prezzi dei beni”, stesso discorso per l’energia.
“Questi rischi si aggravano e accrescono l’incertezza sulla ripresa economica. Il contesto globale di bassa inflazione — ricorda il leader cinese — è notevolmente cambiato e stanno emergendo i rischi di un’inflazione guidata da molteplici fattori. Se le principali economie dovessero frenare o fare cambi repentini nelle loro politiche monetarie, ci sarebbero gravi ricadute negative. Ciò — prosegue Xi — presenterebbe sfide alla stabilità economica e finanziaria globale e i Paesi in via di sviluppo ne sopporterebbero il peso maggiore”.
Per il Presidente della Repubblica popolare, “le economie più grandi dovrebbero guardare al mondo come una comunità, pensare in maniera più sistematica accrescendo la trasparenza e la condivisione delle informazioni, coordinare gli obiettivi, l’intensità e i tempi delle politiche fiscali e monetarie per evitare che ci sia una nuova crisi”. Paradossalmente, trasparenza e condivisione di informazioni è proprio la stessa richiesta che a Pechino arriva dagli Stati Uniti, che criticano il Partito comunista per l’atteggiamento messo in atto su svariati temi, tra gli ultimi quello del nucleare.
Che economia e politica estera siano direttamente collegate lo dimostra un passaggio importante di Xi, quando ha apertamente chiesto l’abbandono della mentalità da Guerra fredda. “Il protezionismo e l’unilateralismo non proteggono nessuno, danneggiano tutte le parti in causa. Persino peggiori sono le pratiche di egemonia e da bulli, che vanno controtendenza alla storia”.
Ma non manca una chiara ed evidente stoccata finale a Washington: “Costruendo sistemi paralleli, mettendo insieme piccoli cerchi esclusivi che polarizzano il mondo, esacerbando il concetto di sicurezza nazionale per frenare i progressi tecnologici di altri Paesi, e alimentando l’antagonismo ideologico, ciò indebolirà gravemente gli sforzi internazionali per affrontare le sfide comuni”.
Coordinamento mondiale sulle politiche economiche da adottare, abbandono della mentalità da Guerra fredda, invito agli investimenti stranieri in Cina. Il Presidente Xi Jinping, per la terza volta ospite al World Economic Forum di Davos, seppur intervenuto da Pechino, delinea le sue speranze e preoccupazioni sullo stato dell’economia mondiale che va, evidentemente, di pari passo alla salute dei rapporti diplomatici con le altre nazioni, proponendo alcune iniziative e mettendo in guardia su una serie di rischi di breve, medio e lungo periodo.
Xi, primo Presidente cinese nella storia ad aver parlato al Wef nel 2017, ha messo in evidenza le problematiche esistenti alla catena di approvvigionamento, ovvero la supply chain e “l’industria globale che hanno subito interruzioni” sia a causa della pandemia che di crisi politiche in atto in alcune aree del mondo, dall’Afghanistan al Kazakistan. Ma non solo: le singole problematiche e le tensioni internazionali, aggiunge il Presidente, “provocano la crescita dei prezzi dei beni”, stesso discorso per l’energia.