
Anche la medicina tradizionale cinese finisce nel sogno globale di Xi Jinping, che la promuove a casa e all’estero, dove Pechino punta a equipararla a quella “occidentale”. Ma ora i controlli degli organismi di sicurezza denunciano problemi di qualità dei prodotti
Nel 1971 James «Scotty» Reston, giornalista del New York Times, visita la Cina con la moglie. A Pechino sta male e viene ricoverato. Viene sottoposto a un intervento chirurgico per appendicite all’“Ospedale Anti imperialista” di Pechino. Reston, che alla sua morte il New York Times definirà «un gigante del giornalismo», racconta la sua storia pechinese proprio sulle colonne del quotidiano americano in un articolo dal titolo «Now, about my operation in Peking». In quelle righe racconta dell’uso dell’agopuntura nel corso post operatorio.
Gli Stati Uniti scoprono l’agopuntura e la medicina tradizionale cinese. A proposito di quell’episodio si discute ancora oggi. Su Science based medicine l’oncologo americano David Gorski, nel gennaio 2017, ricorda quell’episodio in un lungo articolo nel quale critica la medicina tradizionale cinese (d’ora in avanti TCM) per l’assenza di basi scientifiche e perché inserita in un disegno previsto già da Mao di espansione globale della TCM a scapito della medicina occidentale.
I timori di Gorski sono suffragati da molti articoli sulla stampa americana proprio sull’uso da parte di Pechino della TCM come forma di soft power. E in effetti Pechino, specie sotto la presidenza Xi Jinping, sembra particolarmente impegnata a diffondere la TCM, il cui giro d’affari come vedremo non è da poco.
Come ricorda un articolo dell’Economist del settembre 2017, «la TCM ha anche beneficiato dell’attenzione prestata da Xi Jinping». Xi ha definito la TCM «la gemma della scienza tradizionale cinese» stabilendo una nuova età dell’oro della medicina tradizione, esortando «i praticanti a insistere perché la TCM entri sulla scena mondiale».
Dal 2012 «Pechino insiste affinché la medicina tradizionale sia elevata allo stesso livello di quello che la Cina definisce “medicina occidentale” (cioè la forma moderna). Da allora, il governo ha emesso un flusso di piani, politiche e istruzioni che hanno lo scopo di renderlo prontamente disponibile a tutti in Cina entro il 2020».
Intanto a fine dicembre 2016 è stata approvata una legge ad hoc, entrata in vigore nel luglio di quest’anno, per favorire la diffusione e la specializzazione nella TCM. Huang Wei, vice presidente dall’Assemblea nazionale del popolo ha specificato che la nuova legge «aumenterà l’influenza della TCM e darà una mano al soft power cinese». L’investimento previsto dalla Cina nel suo programma «Healthy China» è di oltre 260 milioni di dollari.
Con il nuovo provvedimento vengono favoriti i consultori tradizionali e per i medici è possibile ottenere una licenza anche senza avere superato gli esami riguardo la medicina «moderna», come era invece previsto in precedenza. I medici sono stati invitati a specializzarsi e da questo settembre la TCM è materia di insegnamento in alcune scuole primarie, per la prima volta (non senza polemiche e ironie sul web cinese).
Come riporta l’Economist, il numero di ospedali che offrono servizi di TCM in Cina è passato da circa 2.500 nel 2003 a 4.000 a fine 2015. Dal 2011 il numero di professionisti che hanno ottenuto una licenza è aumentato del 50% 452.000. Circa 60.000 medicinali TCM sono stati approvati dal China Food and Drugs Administration. Si tratta di circa un terzo del mercato farmaceutico cinese, il secondo più grande del mondo. Nel 2015 i pazienti hanno effettuato 910 milioni di visite presso ospedali e medici di TCM, che, secondo il governo, rappresentano il 16% della cure mediche complessive (erano il 14% nel 2011).
La medicina tradizionale cinese fa uso di erbe e sostanze animali (alcuni dei quali in via di estinzione, a questo proposito ci fu una polemica anni fa sulla questione della bile dell’orso) e solitamente viene concepita più come una forma di prevenzione che non di cura vera e propria. Ai cinesi – specie gli anziani – piace e permette inoltre di ottenere cure a un prezzo inferiore di quelle «occidentali». La base scientifica – però – della medicina tradizionale cinese è stata più volte messa in discussione.
Ci sono stati anche dei test effettuati da medici per ottenere o meno una base scientifica alla cura.
L’America National Institute of Health ha esaminato 70 casi di trattamenti con TCM. In 41 di loro, le prove erano troppo esigue per essere utili. In 29 casi gli studi hanno mostrato possibili benefici ma i problemi con le dimensioni del campione «e altri difetti resero inconcludenti le prove». Shu-Chuen Li dell’Università di Newcastle in Australia ha scoperto «che solo un quarto degli studi che ha esaminato hanno mostrato alcuni vantaggi, ma la maggior parte di questi era marginale».
Come specificato in precedenza e come ricorda lo stesso Economist, «un aspetto della TCM che può essere di aiuto è la sua attenzione alla prevenzione piuttosto che alla cura» come afferma Martin Taylor dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Pechino. I medici della TCM mirano a vedere i loro pazienti spesso, anche perché i rimedi che offrono dovrebbero essere adattati all’individuo e hanno bisogno di tempo per essere perfezionati».
Quindi: Pechino spinge affinché la TCM diventi «globale», vengono aperte clinche TCM ovunque, di recente una importante è stata aperta a Dubai, Pechino proietta la sua medicina tradizionale soprattutto in zone in via di sviluppo, come ad esempio l’Africa, grazie ai costi minori e tenta la carta del soft power e del fascino per erbe e tradizione sviluppatosi nel mondo occidentale.
Ma non tutto procede al meglio: se ancora è messa in discussione la base scientifica di certi trattamenti, se ancora viene messo in discussione il necessario uso di animali da proteggere, di certo è che il 10 novembre scorso la Food and Drugs Administration cinese ha lanciato un allarme riguardo questo nuovo «piano cinese» globale: molti dei prodotti pronti per il mercato non hanno superato gli standard di sicurezza nazionali. La lunga marcia della TCM, dunque, si scontra con limiti ormai storici della Cina, la garanzia della qualità, nonostante l’ampio impegno politico che pare reggere business e fascino della medicina tradizionale cinese.
@simopieranni
Anche la medicina tradizionale cinese finisce nel sogno globale di Xi Jinping, che la promuove a casa e all’estero, dove Pechino punta a equipararla a quella “occidentale”. Ma ora i controlli degli organismi di sicurezza denunciano problemi di qualità dei prodotti