In un rapporto lituano sulla cybersicurezza viene discussa la presenza nei telefoni Xiaomi di una funzione in grado di censurare alcune espressioni sensibili per la Cina
Il BSI, l’agenzia governativa tedesca che si occupa di sicurezza informatica, sta lanciando un’indagine sull’affidabilità di alcuni produttori cinesi di smartphone. La decisione è significativa anche perché arriva a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di un rapporto del Centro di cybersicurezza della Lituania, nel quale viene discussa la presenza di una funzione “censoria” in un telefono di marca Xiaomi. le vendite di xiaomi potrebero risentirne
Il caso Xiaomi
Si tratta, nello specifico, dello Xiaomi Mi 10T 5G, il cui software – come ricostruito dalle autorità lituane – possiede la capacità di rilevare e censurare alcune espressioni ritenute sensibili in Cina: ad esempio “Tibet libero”, “lunga vita all’indipendenza di Taiwan” o “movimento per la democrazia”. Questa capacità è stata disattivata nei modelli venduti nell’Unione europea, ma il Centro di cybersicurezza lituano ritiene che possa venire ripristinata da remoto in qualsiasi momento.
Il Ministero della Difesa della Lituania ha raccomandato alla popolazione di non acquistare smartphone cinesi e di liberarsi di quelli già in possesso “nel tempo più ragionevolmente breve possibile”. Oltre allo Xiaomi Mi 10T 5G, sono state rilevate delle falle di sicurezza anche nello smartphone P40 5G di Huawei, ma nessuna nell’8T 5G prodotto da OnePlus, un’altra azienda cinese.
I contrasti tra la Lituania e la Cina
Lo scontro sugli smartphone è solo l’ultimo di una serie di contrasti tra la Lituania e la Cina. In precedenza c’era stato il ritiro dell’ambasciatore cinese nel Paese dopo che Vilnius aveva autorizzato l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan – un’ambasciata, di fatto – utilizzando il nome dell’isola e non quello della città principale, Taipei, come è consuetudine. La Cina non considera Taiwan uno Stato indipendente ma lo rivendica come parte del proprio territorio; per evitare scontri diplomatici, allora, gli europei (ma non solo loro) preferiscono la formula più neutra di “ufficio di rappresentanza di Taipei”.
A maggio la Lituania ha abbandonato il gruppo “17+1” (o China-CEEC), ovvero l’iniziativa per la cooperazione economica tra la Cina e l’Europa centro-orientale. A febbraio, invece, ha vietato l’utilizzo di macchinari per il controllo dei bagagli negli aeroporti provenienti da un’azienda legata alla cinese Nuctech per ragioni di sicurezza nazionale.
La mossa della Germania
Nel caso in cui il BSI tedesco dovesse riscontrare la stessa funzione censoria nello smartphone Mi 10T 5G, le vendite di Xiaomi in Germania e in Europa potrebbero risentirne. Ad aprile la quota di Xiaomi nel mercato tedesco dei dispositivi mobili era del 5%, in crescita; sia Apple che Samsung, però, sono sopra il 34%, mentre Huawei è quasi al 14.
Il Global Times, tabloid in lingua inglese legato al Partito comunista cinese, ha scritto che “la mossa della Germania nell’esprimere sostegno alla Lituania, ‘l’avanguardia anti-Cina’ in Europa, è guidata più dalla politica che dalla tecnologia” e non avrà successo.
Il quotidiano sostiene che, dietro all’indagine tedesca su Xiaomi e gli altri produttori cinesi, ci sia la volontà di Berlino di “spostare” le pressioni che riceverebbe dagli altri membri dell’Unione europea in merito alla Cina, “mantenendo nel mentre la sua posizione di leader nel blocco”. Storicamente la Germania, con Angela Merkel, ha tenuto un approccio molto prudente – spesso definito pragmatico – nei confronti di Pechino, cercando di tenere separato il piano economico da quello politico.
In un rapporto lituano sulla cybersicurezza viene discussa la presenza nei telefoni Xiaomi di una funzione in grado di censurare alcune espressioni sensibili per la Cina